YOUTH CAMP
Solo insieme si può rivoluzionare la scuola. Unire forze e visioni è il modo migliore che abbiamo per costruire, giorno dopo giorno, una scuola che sia inclusiva, aperta, eterogenea, stimolante, accogliente, al passo con i tempi. Forse non raggiungeremo subito la meta, ma è importante gettare le fondamenta adesso. E gli studenti ci insegnano come farlo.
FUORI DALLA CLASSE 0.2 – AGORÀ
Tornati nella scuola Riccardo Massa, prima con i ragazzi delle medie e poi con quelli delle elementari, abbiamo provato a “mettere in pratica” la Scuola Sconfinata. Mentre nella prima fase del progetto ci siamo concentrati sull’analisi del significato di “spazio comune”, grazie al quale è stata scelta l’Agorà, ora il lavoro si sofferma sull’attivazione di questo ambiente con la programmazione di alcune attività ed eventi pensati dagli studenti per aprirsi al territorio.
Come progettarle?
Innanzitutto, serve rompere il ghiaccio. Si sceglie, così, di proporre il gioco “due verità e una bugia”: ognuno scrive tre cose di sé e le condivide con il gruppo, che deve indovinare quale delle tre affermazioni è falsa. Un modo divertente per scoprire qualcosa di più sui propri compagni.
Dopo questo momento di interazione, è più semplice tornare a ragionare sulle proposte di intervento emerse durante il primo incontro. Serve solo capire quali realizzare e in che ordine.
Per i ragazzi delle medie, in “pole position” spiccano le iniziative sportive, perché sono semplici da organizzare e realizzare; subito dopo ci sono i murales, un’espressione artistica che abbellisce e coinvolge tutti, e che permette di lasciare un piccolo contributo personale sui muri della scuola; infine, il cineforum, perché accende interesse e interazione. Trasversale a questi eventi, ci sarà un punto di ristoro: un elemento integrativo che aggiunge valore e attrattiva.
I bambini delle elementari della scuola Massa, invece, eleggono come proposte principali lo sport, la natura e il relax.
Poi arriva il momento di dare forma alle idee. Alle scuole medie ci si divide in gruppi tematici – contenuti, logistica, comunicazione, PR – e si guarda al primo evento, quello sportivo, chiamato “Generazione sport”. Si pensano varie attività, tra cui basket, badminton, ping-pong e palla a mano, che potranno essere svolte nell’Agorà, ma anche in palestra e nel campo da basket. Il gruppo di logistica elabora una strategia per l’organizzazione (orari, attrezzature, programma e calendario); mentre i gruppi “comunicazione” e “PR” valutano il target da raggiungere: sarà coinvolta la scuola media, ma anche quella elementare, assieme a professori e maestre. Non solo, vengono chiariti anche i canali con cui comunicare l’evento, il contenuto del messaggio e la sua forma, gli invitati, i collaboratori e la definizione di una scheda di gradimento. Insomma: nulla è lasciato al caso! Mentre gli alunni sono impegnati con la programmazione degli eventi, alle insegnanti si chiede di capire meglio la fattibilità di quanto deciso.
E alle elementari? I bambini della scuola primaria si concentrano sugli altri due obiettivi: natura e relax. Nel primo caso, vengono proposti vari correttivi, tra cui piantare erba e fiori, sistemare le panchine, aprire un mercatino per raccogliere fondi. Si tratta, in questo caso, di pratiche che miglioreranno non solo l’aspetto, ma anche la vivibilità del cortile. Per loro, certo, ma anche per i bambini che verranno.
Per creare un luogo dedicato al relax, invece, servono più strumenti (amache, sedie, divani, coperte, macchinette per il cibo e per le bevande, oggetti da cartoleria, etc.). Lo spazio che potrebbe essere adibito a questa attività è una delle casette di legno del cortile e i bambini immaginano già come potrebbe essere attrezzata. Il limite, soprattutto in questo caso, potrebbe essere il budget, quindi, durante il prossimo incontro, si capirà come reperire fondi ed eventuali sponsor per realizzare il loro desiderio.
Di sicuro, anche in questo caso, è importantissima la sinergia tra la scuola primaria e quella secondaria. Le attività sono di e per tutti, sono momenti pensati per divertirsi, crescere insieme, imparare e rilassarsi; per questo, il progetto va portato avanti con l’aiuto di ognuno.
DENTRO LA SCUOLA 0.2 – L’AULA
All’Istituto Carlo Porta, Scuola Sconfinata è tornata per aiutare i ragazzi a sviluppare le idee venute a galla durante la fase precedente. Quello che serve fare, ora, è raccogliere le proposte in un documento da consegnare ai “piani alti”, cioè alla Dirigenza, così che possa comprendere meglio il punto di vista di chi tocca con mano i problemi e le potenzialità dell’Istituto. Si vuole dimostrare che è possibile sperimentare un uso diverso degli spazi scolastici, a partire da semplicissimi allestimenti leggeri.
Domanda da un milione di dollari: come trasformare spazi di negazione in spazi di opportunità? Grazie a un giro di ricognizione, possiamo renderci conto anche noi di cosa parlano i ragazzi: i luoghi individuati sono i corridoi, i disimpegni di scale e ascensori, il cortile tra i due corpi dell’edificio. Poi ci accompagnano nella biblioteca, luogo che piace molto per via dei banchi colorati, della luce e del “panorama” che si scorge dalle finestre (gli alberi di nespolo del giardino danno un tocco romantico al cortile); il problema, in questo caso, è lo scarso uso che se ne fa.
Dopo aver visitato i diversi ambienti, si torna in classe per compararli a immagini di altri di luoghi d’aggregazione, così da trovare la chiave interpretativa giusta per ripensare gli spazi della scuola. Si cerca l’ispirazione, insomma.
I ragazzi si dividono in gruppi e collaborano per sviluppare proposte che animino la biblioteca, la mensa e l’area socializzazione. In particolare, per la prima si propone un uso più frequente. Inoltre, una buona idea sarebbe arredare allo stesso modo anche le aule (i colori vivaci alleggeriranno le lezioni e lo studio).
La mensa, invece, è un progetto più ostico da realizzare: possono sorgere problemi sulla sicurezza alimentare e sui permessi. Si valuterà come gestirlo.
Infine, l’area relax/socializzazione: sarebbe molto bello, per gli studenti, potersi trovare in un posto piacevole, dedicato al confronto e alla conoscenza reciproca; soprattutto, la creazione di questo spazio permetterebbe di “unire” i due plessi della scuola.
Non resta che rimboccarsi le maniche!
DENTRO SÉ STESSI 0.2 – GLI STEREOTIPI
La scuola di periferia Rosa Luxemburg, nel frattempo, si è attrezzata e ha scelto di raccontarsi attraverso una narrazione multimediale: la relazione tra centro e periferia verrà indagata con gli strumenti che la scuola stessa offre.
Come prima attività, però, è fondamentale conoscere e riconoscersi: ecco, allora, che ogni alunno sceglie un oggetto che lo rappresenta e lo mostra agli altri. Ora sì che c’è un clima adatto alla condivisione. Si riparte dal concetto di “scuola di periferia”, che era stato sviscerato durante il precedente incontro con Scuola Sconfinata.
Gli studenti, che vivono ogni giorno l’Istituto, conoscono le potenzialità dell’offerta formativa e delle attrezzature, e vogliono liberarlo da questo pregiudizio. Anzitutto, ricordando quali sono gli aspetti positivi: gli spazi e le attrezzature, le persone e le relazioni, la didattica e gli incontri, la modalità di lavoro e gli atteggiamenti. Nello specifico, però, su quali tra questi ci si può focalizzare nella narrazione multimediale che si vuole proporre? Dipende, certo, anche dal target e dal linguaggio che poi si sceglierà… Mentre i ragazzi fanno brainstorming, il focus della discussione si sposta dal piano della scuola a quello della città di Milano: la metropoli raccontata dalla tv o dai social è molto diversa da quella vissuta nelle zone distanti dal centro.
Per rappresentare la dicotomia tra centro e periferia, si parte dalle immagini iconiche della “Milano da cartolina” (l’Arco, il Duomo, i Navigli…) in contrasto con altri luoghi sì di Milano, ma che li toccano molto più da vicino (quantomeno in termini di distanza). La prima scelta è Baggio: benché sia un quartiere di periferia, viene comunque identificato come “città”. Grazie a questo esempio, i ragazzi riescono a definire persino visivamente come si articola il confronto e ci dicono: “Le periferie sono campi e palazzi popolari, non c’è niente, spesso c’è una sola linea dell’autobus. Invece, Baggio ha le strade, i palazzi più piccoli e storici, le comodità e i servizi, e i mezzi pubblici. Questo la rende città, una città vicina e vivibile”.
La seconda scelta è la casa di riposo per musicisti G. Verdi, non lontana dalla scuola che, secondo gli studenti, simboleggiando l’importanza della cultura, esprime bene la loro idea di Milano. Un luogo che, a un primo sguardo, può apparire distante dall’idea di musica a cui i ragazzi della classe sono abituati, che trova espressione nel rap e nel trap e che racconta soprattutto la vita di periferia. E invece questi giovani sanno riconoscersi nella musica in generale, nella cultura del territorio.
Grazie a questi due luoghi presi a modello, i ragazzi scelgono di raccontare la relazione tra centro e periferia attraverso tre tematizzazioni:
- la musica
- il punto di vista nella città
- il punto di vista nella scuola.
È il momento di dividersi in tre gruppi, così da organizzare e sviluppare il prodotto multimediale attraverso cui racconteranno di sé e dell’esperienza scolastica che stanno vivendo.
ATTORNO ALLA SCUOLA 0.2 – IL QUARTIERE
Che dire, infine, della possibilità di imparare grazie a una scuola diffusa? A una scuola che non rispetti i confini dell’edificio, ma riesca ad allargarsi a tutta la città?
Alle elementari Luigi Cadorna si cerca di rendere il quartiere un luogo di apprendimento. Su un cartellone si elencano cinque temi che condensano suggestioni e punti d’interesse scoperti nel quartiere durante l’uscita organizzata nella prima fase del progetto.
Da qui, ci si avventura in un’attività di immaginazione e di proiezione verso il futuro, anche se prossimo. Viene fatta loro questa domanda:
“Immagina di arrivare a scuola tra qualche mese e di trovare il cancello chiuso perché le lezioni si fanno nel quartiere: seguiamo la maestra e… dove andiamo a imparare?”
Vengono, allora, collocate su un cartellone le materie di insegnamento e i bambini indicano liberamente dove andare. Per ogni luogo si specifica anche “cosa fare”: sia la materia, sia il tipo di attività che, lontano dalle aule, permette di impararla. La mappa finale indica una preferenza per il parco, ma è difficile scegliere una sola attività. Nessun problema: basta realizzare un calendario con tutte le iniziative che, man mano, verranno svolte.
Poi si vota e si formano due “fazioni”: una più numerosa per elaborare il progetto dell’arte al parco e una più piccola interessata al progetto nei cortili, che si orienta sulle lingue straniere.
In gruppo, si elabora la prima proposta: una giornata di disegno dal vero al parco, dal titolo “Arte fantastica”. Non servirà molto: acquerelli, matite, qualche merendina per la pausa, alcuni fogli… e poco altro, per vivere una giornata formativa, insieme, all’aperto.
C’è un’altra proposta intitolata “Le lingue in cortile”. Il bello, in questo caso, è che i bambini interagiranno con altre persone e ci sarà uno scambio inusuale per quella che solitamente è l’esperienza vissuta a “scuola”, dove è netta la divisione dei ruoli: maestre e maestri che insegnano, alunni che imparano. L’idea, infatti, è che ci si diriga in cortile e si chieda a chiunque parli un altro idioma: “Ci potresti insegnare un po’ della tua lingua?”.
Il prossimo passo è organizzarsi e fare i “compiti”, tra cui avvisare i genitori e preparare gli allestimenti e il nécessaire.
Scuola Sconfinata – è evidente – non si ferma. Ragazzi e bambini, soprattutto, non si fermano: la volontà di un futuro educativo migliore è via via più forte. L’importante, ora, è che dall’esterno non venga alcun ostacolo.