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La mezza impresa di Jean-Luc Mélenchon. Per la costruzione di un’altra sinistra possibile


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L’Union Populaire di Jean-Luc Mélenchon (JLM) ha sorpreso i francesi, ha meravigliato gli europei, ha ricoperto d’invidia gli esponenti della frammentata sinistra italiana, ma forse non ha stupito chi questo leader eretico della sinistra troskista, dirigente socialista di lungo corso, lo conosce e lo segue da molti anni. Alla sua terza candidatura alle elezioni presidenziali, Mélenchon ancora una volta parte sfavorito nei sondaggi e poi si dimostra capace di costruire il proprio destino tramite una campagna elettorale che ha imparato a condurre da grande protagonista, attraverso la costruzione di una presenza scenica importante e con una capacità persuasiva non facilmente replicabile.

Come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri, JLM anche questa volta, dopo l’impresa del 2017 con la France insoumise, sfiora per un pugno di voti il secondo turno elettorale, lasciando Le Pen (figlia) a contendersi l’Eliseo contro il Presidente uscente, Emmanuel Macron.

Il giorno del ballottaggio, i suoi elettori si troveranno di fronte tre opzioni: non recarsi alle urne mostrandosi indifferenti all’esito del voto e respingendo allo stesso modo entrambi i candidati rimasti in lizza; onorare la tradizione repubblicana francese che presuppone l’unione di tutto il fronte democratico contro la candidata dell’estrema destra; oppure (ipotesi meno probabile), scommettere sulla sconfitta di Macron, preferendo alla stabilità istituzionale lo sparigliamento delle carte politiche, non senza rischi, in quest’ultimo caso, di addossarsi la responsabilità di un’ipotesi di governo finora, in Francia, inimmaginabile e da più parti scongiurata. Per allontanare questa possibilità, all’indomani del primo turno, lo stesso JLM ha ribadito con forza che “non un voto deve andare a Marine Le Pen”.

Quel che è certo è che Mélenchon ha condotto una campagna elettorale – per ragioni diverse – equidistante da entrambi le parti. Agli occhi del leader de L’Unione populaire, se Le Pen è l’erede del fascismo tinto di colori populisti, Macron rappresenta il candidato dell’establishment, fautore delle politiche neoliberiste fondate sul taglio della spesa pubblica e sulla teoria del trickle-down (cioè, “sgocciolamento” delle risorse economiche distribuite prevalentemente ai ceti produttivi con la relativa certezza di vederle arrivare anche tra gli strati sociali più sofferenti), che – secondo JLM – favorirebbero i piani alti della società a danno dei suoi piani più bassi.

Jean Luc Mélenchon
Jean-Luc Mélenchon
Dal lato della proposta, il programma elettorale di Mélenchon rivolge particolare attenzione alle politiche sociali, al salario minimo, alla riduzione della settimana lavorativa e all’età pensionabile, declina in modalità “inclusiva” e progressista i temi dell’immigrazione e dell’ecologia, mostrando particolare interesse nei confronti delle energie rinnovabili, contro il rischio del nucleare.

Programma elettorale de L’Unione populaire

Trattasi, sostanzialmente, di un programma che punta alla redistribuzione delle risorse e delle opportunità, proponendo la tassazione dei grandi capitali, in un momento storico di forte concentrazione delle ricchezze e di esplosione di vecchie e nuove forme di diseguaglianza sociale. Eventualmente, nel manifesto elettorale di Mélenchon, il nodo più delicato riguarda la politica estera, con una posizione radicalmente anti-atlantista, che lui ha sempre tenuto e che contribuisce a connotarlo dal lato politico, e ostinatamente euroscettica, per il superamento del patto di stabilità, a favore della rinegoziazione dei trattati internazionali e per la costruzione di un’Europa politica, oltre a quella già esistente, di natura meramente economica e finanziaria.

La peculiarità del programma elettorale de L’Unione populaire ha a che fare con il suo processo di approvazione. Esso è frutto di un lavoro di lungo periodo, concepito in direzione bottom-up, con l’apporto e il coinvolgimento di ampi strati della popolazione, chiamati a sperimentare nuove tecniche di partecipazione. Ne consegue un risultato elettorale che elegge la sinistra di JLM a forza egemone della sinistra francese, con il Partito socialista e il Partito comunista di fatto scomparsi dal sistema politico nazionale e con le frange più estreme della sinistra ridotte ai minimi termini.

Tra i principali elettori di Mélenchon ci sono i giovani, il ceto urbano e la popolazione di origine straniera. In particolare, è nelle banlieues che il capo della Francia indignata registra i suoi migliori risultati, in alcune circostanze con percentuali bulgare.

Un esempio per tutti, Seine-Saint-Denis, la periferia nord di Parigi, una delle zone più povere e popolose del Paese, dove il leader de L’Union populaire raccoglie il 49% dei suffragi. Il suo messaggio di lotta e di speranza è arrivato dritto al cuore delle classi popolari, stanche e arrabbiate di pagare i costi di una crisi interminabile e particolarmente ingiusta.

L'Union Populaire
L’Union Populaire

Da qui, la scommessa per i prossimi anni. Che farà JLM, quando nel 2027 avrà 75 anni? Che faranno i suoi per costruire un progetto politico indipendente dal suo fondatore? Sarà possibile continuare a scommettere sull’indignazione? Come capitalizzare il lavoro fatto in questi anni? Finora France insoumise si è dimostrata una forza politica fortemente accentrata attorno al leader, poco strutturata e con una bassa capacità di penetrazione territoriale.

Elezioni legislative di giugno

Il prossimo, difficilissimo, banco di prova sarà costituito dalle elezioni legislative di giugno, quando i francesi saranno chiamati a eleggere l’Assemblea parlamentare. Proprio per la sua organizzazione “leggera”, finora, quello è stato lo scoglio più duro per il partito della sinistra radicale francese, che se, da un lato, si dimostra particolarmente competitivo alle elezioni presidenziali, d’altro canto, appare ugualmente fragile in occasione delle elezioni politiche. A questo proposito, il compito più difficile per Mélenchon è costruire un soggetto politico capace di sopravvivere a se stesso e di orientare la performance elettorale verso l’organizzazione della sfida di governo.

Quanto all’esempio fuori dai confini francesi, l’insegnamento più importante di JLM è senz’altro il coraggio. Il coraggio di avanzare una proposta critica di rottura con le politiche neoliberiste attuate in Europa, allo scopo di costruire un soggetto nuovo e un progetto politico alternativo, che ancorché difficilmente replicabile all’esterno dimostra una sicura efficacia nei gangli del sistema politico della Quinta Repubblica francese.

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