“Le città stanno diventando triangoli d’oro inaccessibili”, afferma lo scrittore Andrew O’Hagan. Come cambiare le cose? Immaginando città aperte alle persone e alle loro differenze
Dal suo libro Caledonian Road emerge un’immagine poco lusinghiera di Londra, una metropoli che vive all’interno di una gigantesca bolla. Da luoghi di opportunità a fortezze per benestanti: perché le grandi città stanno diventando sempre più inaccessibili?
Tutte le grandi città europee hanno in comune due aspetti. Il primo è quello turistico. Le città sono visitate, ammirate, piene di edifici storici. Ci sono i centri della cultura e del patrimonio, e tutti le riconoscono come attraenti, positive, parte della vita commerciale.
Ciascuna di queste città ha però anche una seconda vita. Spesso, infatti, si trasformano in luoghi di disparità sociale, corruzione, e divisione tra ricchi e poveri. Più ancora delle aree rurali, sono le città a diventare un punto di ebollizione per la disuguaglianza politica ed economica.
Vivere in uno spazio urbano contemporaneo significa negoziare costantemente tra il fittizio e il reale. Quando visito Roma, sto visitando una concezione turistica della città eterna o riesco a capire come vivono veramente le persone?
Parla, immagino, delle persone comuni, della classe lavoratrice. Anche lei proviene da una famiglia con quel background. Quale rapporto mantiene con le sue origini e come le ha integrate nella sua vita a Londra?
Il cliché di chi appartiene alla classe operaia è quello di cercare di uscirne, allontanandosi dal piccolo villaggio per cercare fortuna in una grande città.
Tuttavia, le nostre origini ci accompagnano ovunque andiamo, e il legame con il luogo in cui siamo cresciuti si arricchisce con il passare degli anni. Non solo per la distanza fisica, ma anche per il lavoro mentale che richiede ricrearlo attraverso l’immaginazione.
Ho creato più volte immagini della mia città natale nei miei libri. In un certo senso, il mio rapporto con essa è diventato più profondo col tempo. L’ho lasciata fisicamente, ma nell’immaginazione ho costruito lì una casa più grande e duratura di quella in cui sono nato.
Cosa rivelano i 60 personaggi di Caledonian Road sulle nostre città? Come possiamo relazionarci a loro?
I 60 personaggi in Caledonian Road dimostrano la molteplicità della città moderna, la sua natura multiculturale. Ci sono personaggi neri che fanno parte di gang di strada, ma anche genitori neri, industriali bianchi e donne del Bangladesh che lavorano in fabbriche tessili nelle Midlands nel Regno Unito. Compaiono poi esponenti dell’aristocrazia inglese e della famiglia reale, insieme a figure del mondo della moda e della comunità cinematografica, tutte con base a Londra.
Quello che vediamo in questo romanzo è una convergenza di connessioni tra classi, etnie e generi diversi in tutta la città. Ci sono profonde connessioni, come se fossero tubature, tra questi esseri umani.
Quando leggiamo un libro, siamo spesso intrappolati all’interno di una famiglia o di un gruppo sociale unico. In questo lavoro, invece, ho cercato di creare un mondo in cui vediamo relazioni tra gruppi diversi, motivo per cui lo si può definire un romanzo sociale. Era questo lo scopo principale.
Uno dei problemi principali a Milano è l’accesso alla casa. Un amico, che ora si è trasferito a Barcellona, prima viveva a Londra. Quando sono andata a trovarlo, mi ha parlato dell’East London come di un enorme laboratorio di gentrificazione.
La gentrificazione è un enorme problema qui. Quando mi sono trasferito a Londra – ora ho cinquant’anni – avevo vent’anni e lavoravo come giovane redattore in una rivista, guadagnando circa 14.000 sterline: potevo vivere nel centro di Londra, pagare l’affitto, comprare cibo. Potevo uscire. Avevo una bella vita.
Tenendo conto dell’inflazione, un giovane medico o insegnante oggi non potrebbe permetterselo. Il centro delle nostre città sta diventando un rifugio per ricchi, un lussuoso triangolo d’oro dove si spende molto, il cibo è ottimo e ci si muove facilmente. Dove possono vivere coloro che hanno iniziato una carriera ma non guadagnano abbastanza? Questa è la vera domanda.
Nel suo libro c’è un personaggio che sembra aver trovato un modo per sfidare il sistema.
Milo, sì. Suggerisce che ci possa ancora essere speranza per un futuro migliore. Appartengo a una generazione passata, ma sono un vecchio sovversivo e un provocatore. Penso che i romanzieri dovrebbero esserlo. Amo Londra e gli spazi urbani, ma amo altrettanto la discontinuità, la novità, le domande inedite e le risposte innovative.
Penso che Milo rappresenti un nuovo idealismo, un nuovo modo etico di pensare al capitale, a Internet, alle criptovalute, al genere, all’amore, al sesso e alle relazioni umane. Sono convinto che la nuova generazione presenterà queste questioni in modo diverse – e giustamente! Abbiamo a lungo vissuto in società razziste, diseguali, non femministe, dominate da uomini bianchi di mezza età come me. Mi piacerebbe vedere un mondo in cui il nostro potere venisse scosso. Le nuove generazioni sono più ambiziose di noi nella loro ricerca di uguaglianza e giustizia salariale.
Pensa che questo sia ancora possibile con la rielezione di Donald Trump?
È deprimente pensare che ci siano intere parti della popolazione americana disposte a votare contro i propri interessi. Donne che votano per un uomo così? Non ci posso credere. Persone nere che votano per un uomo così? Un neofascista, un razzista, un misogino, un uomo accusato di aver violentato delle donne. Questo è l’uomo più potente del mondo occidentale, un criminale condannato. È tirannia in azione.
Trump è solo un Leviatano, un simbolo che rappresenta sentimenti negativi e di minaccia nella nostra società. Penso che sia importante, quando discutiamo delle nostre città e del nostro futuro, identificare le persone che stanno cercando di riportarci indietro nella storia. Donald Trump è uno di loro.
Dove abbiamo sbagliato? Cosa possiamo fare per costruire un immaginario più inclusivo?
La cultura trasformerà il mondo, ne sono convinto. Non è solo un ramo dell’industria dell’intrattenimento, ha uno scopo. Certamente, ci si può divertire all’opera, passare una serata piacevole a teatro, ballare sulla musica pop, ridere leggendo libri. Ma la cultura ha il potere di dire parole di verità e usare la bellezza per un mondo migliore.
Se la cultura fallisse, e la gente continuasse a eleggere Donald Trump, allora resterei a letto per il resto della mia vita. Ma finché sono sveglio e in giro, c’è ancora tanto lavoro da fare.
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