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Sessant’anni dal golpe brasiliano: alcune riflessioni


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Dalla democrazia populista alla dittatura militare

Domanda
Che tipo di governo è quello inaugurato dal golpe militare? Non ha più le caratteristiche del caciquismo o del peronismo, come li descrive Gino Germani. È una risposta alla crisi del modello di sviluppo proprio del ciclo post “grande crollo” e post Seconda guerra mondiale? Quale base sociale esprime?

Risposta
È ormai dato consolidato nel dibattito storiografico brasiliano che il golpe militare del 1964 inaugurò una lunga dittatura civile-militare (1964-1985).  I militari godettero, infatti, dell’appoggio di ampi settori del mondo imprenditoriale e finanziario, della Chiesa, dei Media e della società civile. Come esempio emblematico ricordiamo la Marcia per la Famiglia con Dio per la libertà (marzo 1964). Centinaia di migliaia di persone provenienti dai settori della classe media urbanizzata (piccoli impresari, casalinghe, liberi professionisti) sfilarono nelle grandi città di Rio a difesa dei valori tradizionali delle famiglia, della libertà e della proprietà privata, contro il progetto riformatore del presidente Goulart, nel nome del conservatorismo e dell’anticomunismo.

Quando cerchiamo di comprendere la natura qualitativa della dittatura militare brasiliana, occorre osservare che essa si colloca in una prospettiva di continuità e di rottura con le altre esperienze autoritarie e/o populiste caratterizzanti la storia del “gigante” sudamericano, in modo specifico l’Era Vargas (1930-1954).

Sotto il profilo della continuità, vi è senza dubbio un filo conduttore che lega l’autoritarismo del regime di Vargas a quello della dittatura civile-militare. Si può pensare a un processo autoritario (Era Vargas, dittatura civile-militare) che segna l’entrata del Brasile nella modernità novecentesca.

È durante l’Era Vargas che viene teorizzata dai militari sostenitori della “Rivoluzione del 1930” e la creazione dell’Estado Novo, la dottrina della sicurezza nazionale e il nuovo ruolo del militare-politico.

Estado Novo

Allo stesso modo, va rilevato che nell’Estado Novo vengono creati gli apparati di censura, di repressione, di controllo, di propaganda, e il modello sindacale corporativo, sul modello fascista, ai quali la dittatura si ispirerà nella costruzione del suo modello autoritario, senza considerare l’“anticomunismo”, che pur assumendo un carattere diverso nella Guerra Fredda, è uno degli elementi fondamentali sia nella giustificazione dell’autogolpe del 1937 sia nel golpe del 1964.

Secondo le teorie classiche del populismo, la dittatura militare chiude il ciclo del progetto di sviluppo nazionale pensato da Vargas per rompere la dipendenza e superare il ritardo, e ne inaugura uno nuovo.

Lo scienziato sociale O. Ianni in una opera classica degli anni Sessanta, tuttora fondamentale, sostiene che la “Rivoluzione” varguista del 1930 apre il terreno all’era della democrazia populista in Brasile.

A suo giudizio, l’“Era Vargas”, pur autoritaria nel periodo dell’Estado Novo, aveva inaugurato la politica delle masse, inquadrate nel modello economico-sociale nazionaldesenvolmimentista e sindacal-corporativo, il cui sbocco finale fu la Consolidação das Leis do Trabalho (1943) – un imponente codice che raccoglieva tutta la normativa in materia di diritti di lavoro elaborata durante l’“Era Vargas” e tuttora in vigore –, creando così le basi per l’instaurazione della democrazia popolare in Brasile.

Ianni sostiene che il decennio che va dal suicidio di Vargas sino al colpo di stato militare (1954-1964) è caratterizzato da un ciclo economico, che rompe con il modello agro-esportatore classico, con l’importazione di tecnologia, e la dipendenza dagli investimenti stranieri. L’industrializzazione sostenuta da un disegno politico nazionalpopulista diventa il nodo cruciale su cui si giocano le sorti della giovane e fragile democrazia brasiliana, nel quadro della guerra fredda e dell’imperialismo nord-americano in America Latina.

Continuità, rottura e lezioni per il presente

Domanda
Che tipo di area economica e politica individua nel sistema internazionale? Ovvero in quale posizione si colloca e come si schiera nella Guerra Fredda? Stiamo assistendo alla ripetizione dello stesso schema?

Risposta
La dittatura militare è il prodotto di fattori esterni e interni. Sin dall’entrata del Brasile a fianco degli Usa nella Seconda guerra mondiale è chiaro che il Paese farà parte dello schieramento dei paesi occidentali, a economia di mercato, sotto il controllo dell’Imperialismo nord-americano. D’altronde l’egemonia nord-americana in America Latina si va consolidando a partire dalla vittoria nella guerra ispano-americana del 1898.

Non vi è dubbio che i militari brasiliani perfezionino la dottrina della sicurezza nazionale combattendo a fianco dei soldati americani nella campagna di Italia, e successivamente nelle scuole di alta formazione militare negli Stati Uniti.

Ma vi sono anche fattori interni che possono aiutarci a comprendere la dittatura del 1964. Uno di questi, come abbiamo già detto, è la forza di un anticomunismo endogeno.

Vi è tuttavia una specificità del golpe del 1964 che merita di essere sottolineata. Mentre fino agli anni Sessanta i militari, protagonisti in tutti i momenti centrali della storia brasiliana, restituirono sempre il potere ai civili, il colpo di stato del 1964 è caratterizzato da una rottura qualitativa fondamentale.

I militari prendono il potere per non restituirlo ai civili.

Oltre a diverse teorie formulate dalla letteratura – Guerra fredda, ruolo degli Stati Uniti, apparato militare, attori politici garanti della borghesia industriale emergente, come abbiamo appena detto –, la dottrina della sicurezza nazionale ha un grande peso nella decisione di non restituire il potere alle istituzioni politiche e alla società civile. I militari sono convinti di essere un movimento nazionale per salvare il Brasile. Paese presentato ormai come una nazione sull’orlo della catastrofe economica e a rischio di rivoluzione comunista


Sono teorie che circolano già negli anni Cinquanta-Sessanta. Si pensi alle teoria della “dittatura provvisoria” degli economisti neoliberali E. Gudin e R. Campos, formatisi negli Usa, in accordo con la quale è possibile rendere compatibili la dittatura militare autoritaria, il totalitarismo e il neoliberalismo. Molti studiosi associano alla dittatura di Pinochet il primo esperimento di compatibilità tra autoritarismo politico e neoliberalismo economico, sottolineando anche l’appoggio di Milton Friedman e della Scuola di Chicago. Per la verità, già nella dittatura brasiliana individuiamo elementi di neoliberalismo associati a politiche autoritarie.

Vediamo come, anche oggi, l’estrema destra riproponga politiche autoritarie associate allo smantellamento dello Stato sociale, nell’onda del neoliberismo globalizzato.

E non sto parlando di pochi casi isolati: l’estrema destra è oggi in grande crescita nel mondo. Si vedano Bolsonaro, Milei, Trump, Meloni, ecc.

Il colpo di stato in Brasile nelle Edizioni della Libreria Feltrinelli

A partire dal 1967, Giangiacomo Feltrinelli decide di inaugurare delle nuove edizioni dedicate alla pubblicazione di testi e articoli “più militanti”.

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