Nel 1918 Oswald Spengler pubblica Il tramonto dell’occidente, testo in breve tempo divenuto un classico del pensiero politico di destra. L’edizione italiana arriva per Longanesi circa quarant’anni dopo. Nel 1978 viene però pubblicata una nuova edizione italiana, aperta da un testo introduttivo – rimosso poi da quelle successive – di Furio Jesi.
Intervistato nel 1978, Jesi è molto chiaro sulle intenzioni scientifiche, storiche e teoriche dell’Introduzione all’opera di Spengler:
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Jesi, germanista e studioso, ma anche pubblicista e militante della nuova sinistra, nell’Introduzione che qui riproponiamo integralmente, mette in luce diversi aspetti del mondo mentale della destra, proponendo una lucida decostruzione e un’attenta problematizzazione del testo di Spengler. Per Jesi la cultura di destra si è costituita su un linguaggio dall’accentuato carattere mitico: gesta eroiche, celebrazione della violenza, uno specifico rapporto con il potere e con la morte si traducono in parole, simboli e immagini che creano identità e comunità. Il risultato dello studio di Jesi è un testo che “mescola intuizioni di una desolata lucidità con vaticini tra roboanti e marziali” che ancora oggi, nell’orizzonte digitale post-coloniale, accanto a nostalgie conservatrici, populismi e complottismi, riesce a offrire uno strumento per interpretare le complesse dinamiche del presente.