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Tre iniziative che raccontano un vuoto politico


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Nell’ “ottobre caldo” della manovra finanziaria del governo Meloni, tre iniziative cresciute nello spazio tra movimentismo, sindacalismo e nuove piattaforme digital, hanno indicato altrettante tematiche politiche che ancora sfuggono all’agenda delle forze progressiste. Costituzione e lavoro, pacifismo, disuguaglianze e nuovi conflitti.

Le rivendicazioni del mondo del lavoro

Il primo spazio è quello rivendicato il 7 ottobre dai 200 mila lavoratori e cittadini di piazza San Giovanni, in rappresentanza della CGIL e di 100 sigle del terzo settore, dalle Acli alle Arci, insieme alle opposizioni. Il primo messaggio al governo è la difesa della Costituzione come punto di partenza per la difesa dei diritti fondamentali, del lavoro e contro l’evasione fiscale e i tagli alla sanità. Il secondo messaggio è per il futuro e riguarda le intenzioni di modifica sostanziale della Carta costituzionale.

Chi ricorda il famoso dibattito sul presidenzialismo nella campagna elettorale 2022? Un percorso che la stessa Giorgia Meloni ha confermato di voler intraprendere dopo l’approvazione della (turbolenta) manovra finanziaria, prevista entro fine anno.“La Costituzione va applicata” è il mantra del segretario generale Maurizio Landini, la costante contraddizione tra “diritti sulla carta” e “diritti reali” resta tuttavia senza soluzioni concrete.

“Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice”, affermava la senatrice a vita Liliana Segre il 13 ottobre 2022 in occasione della prima seduta del Senato della XIX legislatura, quella del governo di Giorgia Meloni.

L’attuazione dei “diritti reali” e in particolare quei diritti fondamentali oggi sotto attacco – la sanità pubblica, la dignità del lavoro, il diritto ad auto determinarsi – è lo spazio politico che i partiti oggi all’opposizione dovrebbero costruire per offrire una vera alternativa al disamore per la politica.

Tra pacifismo e vuoto di rappresentanza

Dall’astensionismo – dunque dalla crisi della democrazia parlamentare – e dall’articolo 11 della Carta costituzionale (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”), muove i primi passi il movimento di Michele Santoro e Raniero La Valle, presentato al Teatro Ghione a Roma il 29 settembre scorso. Un appello per la Pace, la Terra, la Dignità firmato dai volti noti della sinistra, da Fausto Bertinotti a Luigi De Magistris, in vista delle prossime elezioni europee del giugno 2024.

Santoro parla di vuoto di rappresentanza a sinistra. Alle ultime elezioni politiche del 2022, il tasso di astensione è arrivato al 37%. Si è parlato di “partito del non voto” come vero vincitore dello spazio politico. Accanto all’1% di schede bianche – vero segno di protesta politica – circa 17 milioni di elettori hanno deciso di non esprimere una preferenza per la rappresentanza parlamentare e per il governo del Paese (nel 2018 erano stati quasi 13 milioni).

Un allontanamento che sembra non avere colore politico, ma cova una certa sfiducia per la democrazia. Come ricucire questo divario tra politica e cittadini è una sfida imprescindibile per chi si candida a proporre un’alternativa alla destra al governo del Paese. La stessa sfiducia soffoca il pacifismo. Oggi rivendicare il pacifismo è complesso, come la realtà di un mondo globale e multipolare sconvolto dai conflitti e da un nuovo ordine mondiale, fuori dalla Guerra Fredda.

L’aggressività militare della Russia, quella economica della Cina e i fallimenti diplomatici – la guerra in Ucraina e il sanguinoso nuovo conflitto israelo-palestinese sono una prova di un vuoto di mediazione internazionale – e le guerre mosse dall’occidente – dall’Afghanistan all’Iraq – hanno gettato le basi per un mondo sempre più violento e insicuro. Rivendicare la pace è un atto politico ma anche un cammino faticoso, che non può prescindere dalla diplomazia e dal confronto.

La visione della piattaforma NOS

“Senza una visione, di cui la politica è priva da tempo, non sappiamo che mondo stiamo costruendo, non attraiamo i talenti più giusti e non misuriamo ciò che stiamo facendo. Vogliamo, insieme, scardinare questo modo di pensare al domani. Partendo da oggi”.

Il terzo spazio di rivendicazione, lanciato a Napoli dall’imprenditore Alessandro Tommasi, si chiama NOS ed è stato definito la “En marche italiana” dal giornale “Il Mattino”. Cambiamento tecnologico, cambiamento demografico, cambiamento climatico, il ruolo del Sud Italia: quattro temi a cui la politica non è ancora stata in grado di dare risposte sia teoriche sia concrete.

Due iniziative di questo neonata piattaforma politica colpiscono per la puntualità delle domande poste: le “Cartoline ai boomer” e la campagna “Io ti candido”, in stile “Scuola di politiche” cara a Enrico Letta. Tra le cartoline inviate da NOS alla politica: “Saluti da un’Italia in cui nascono 394 mila bambini all’anno, nel ‘70 ne nascevano 906 mila”; “Dal ‘90 a oggi abbiamo superato per nove volte il record mondiale di anno più caldo.

Proviamo insieme a invertire la rotta?”; “Ricordi che nel 1970 il debito pubblico era solo il 37% del Pil? Ora siamo al 142%. Come ci siamo arrivati?”. Nel dubbio, prendere appunti.

Una società sfiduciata

Il rapporto Censis 2022 sulla società italiana, descrive una comunità “post-populista” in cui i problemi materiali e i salari erosi dall’inflazione sono tra le prime preoccupazioni.

“Gli italiani ritengono particolarmente insopportabili, nell’attuale situazione, i seguenti fenomeni: l’87,8% l’eccessivo gap esistente tra le retribuzioni dei dipendenti e quelle dei manager; l’86,6% i bonus milionari di buonuscita per i manager, pagati per andarsene piuttosto che per lavorare; l’84,1% le tasse troppo ridotte pagate dai giganti del web; l’81,5% i facili, immeritati guadagni di influencer, personaggi senza un comprovato talento e competenze certe; l’80,8% le remunerazioni milionarie di azionisti e manager; il 79,7% l’incremento boom dei patrimoni dei super-ricchi”.

Le tre iniziative di questo “ottobre caldo” raccontano gli irrisolti della politica italiana promuovendo una visione di società più giusta ed equa. Resta in campo una domanda: sapranno dimostrare queste iniziative la giusta dose di coraggio nell’offrire  soluzioni concrete a una società sfiduciata, in cerca di un interprete che possa trasformare la rabbia in politiche coraggiose?

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