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Difendere il clima con le Assemblee cittadine


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Il 2024 si è aperto con la mobilitazione del settore agricolo contro le politiche ambientali mentre l’autoritarismo si espande in maniera preoccupante e le democrazie sembrano sempre più fragili. Abbiamo bisogno di strumenti che rendano la transizione ecologica un’occasione di giustizia sociale e di rivitalizzazione democratica.

In questo contributo discuteremo i potenziali e i limiti delle Assemblee Cittadine per il Clima.

Democrazie in via di estinzione?

Viviamo un periodo storico in cui l’autoritarismo si espande e si rafforza un po’ ovunque, mettendo sotto assedio la democrazia.

Nel 2022, il 72% della popolazione mondiale viveva in paesi autoritari, un numero in deciso aumento rispetto al 46% del 2012.

Le democrazie sono minacciate dall’esterno, pensiamo alle interferenze della Russia, e dall’interno, a partire dai nazional-populismi, dalla criminalità organizzata e da un’élite economica sempre più ricca e influente nei confronti di una classe politica che sembra invece poco capace di affrontare le grandi crisi contemporanee. La disillusione politica è in continuo aumento:

l’affluenza alle urne durante le elezioni italiane del 2022 si è attestata sul 64%, un record storico negativo e in calo del 9% rispetto al 2018.

La crisi di fiducia nelle istituzioni democratiche colpisce fortemente i partiti (con una fiducia al 14%), il Parlamento (23%) e lo Stato (36%) ma anche corpi intermedi come i sindacati (27%) e le organizzazioni non governative (33%). Fanno un po’ meglio le regioni (42%), l’Unione Europea (45%) e i comuni (48%), comunque con percentuali di fiducia inferiori al 50%.

Crisi climatica

A questo contesto bisogna aggiungere la crisi climatica. Le politiche di transizione ecologica attuate negli ultimi anni scontano vari problemi a partire da impostazioni verticali e non sempre eque. Riprendendo il grande ecologista Alexander Langer, è difficile pensare che la transizione ecologica possa accelerare se non è socialmente desiderabile.

Le mobilitazioni di queste settimane del settore agricolo formano parte del cosiddetto “greenlash”, un’offensiva contro le politiche ambientali cavalcata non solo dall’estrema destra populista ma anche dai partiti conservatori.

In alcune frange del “greenlash” si nota un’opposizione intransigente alla transizione ecologica. Tuttavia, altre posizioni contestano più che altro l’equità di tali politiche per cui un’impostazione maggiormente partecipativa e giusta potrebbe ammorbidirle e favorire così la transizione ecologica. Dato che le politiche climatiche dell’Unione Europea sono insufficienti rispetto agli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, non è desiderabile abbassare la loro ambizione.

L’esempio delle Assemblee Cittadine

La sfida congiunta è quella di rivitalizzare e rilegittimare la democrazia stessa nonché di rafforzare le sue politiche pubbliche, rendendole più ambiziose, partecipate e giuste. Innovazioni democratiche quali le Assemblee Cittadine hanno il potenziale di spingere in questa direzione.

La sperimentazione di queste istituzioni è avvenuta in modo particolare dal 2005, in paesi quali Canada, Irlanda, Belgio, Francia, Islanda, Mongolia, Scozia e Galles ed è oltretutto una delle richieste chiave del movimento climatico Extinction Rebellion.

L’Assemblea Cittadina viene formata tramite un campione estratto casualmente che rappresenta la diversità socio-demografica del territorio considerato (generalmente comune, regione o Stato). Il vantaggio dell’estrazione a sorte è inoltre quello di eliminare l’influenza degli interessi elettorali e quindi quella delle lobby economiche. Dopo una fase di formazioni con espertə, l’assemblea dibatte e produce raccomandazioni e proposte destinate ai decisori pubblici.

Una transizione giusta e democratica

Tra le esperienze più interessanti troviamo le Assemblee Cittadine dedicate ai cambiamenti climatici, che puntano a produrre raccomandazioni e proposte relative alla transizione a sistemi economici più sostenibili. Il Knowledge Network on Climate Assemblies (KNOCA) ne ha mappate oltre un centinaio, a livello nazionale, regionale e locale. In alcuni casi contano con l’appoggio del progetto Phoenix finanziato dall’Unione Europea.

L’ambizione delle Assemblee Cittadine per il Clima è quella di rendere la transizione ecologica più partecipativa, legittima, giusta e trasparente.

Le Assemblee possono anche arricchire il dibattito pubblico sulla transizione ecologica con una visione di lungo periodo e profondità d’analisi sui suoi benefici, contribuendo così ad accrescere la consapevolezza generale. Inoltre, possono contribuire ad individuare misure che riducono l’impatto sulle fasce di popolazione più vulnerabili e ridurre così certe resistenze nonché spingere la classe politica a adottare misure più ambiziose.

 

Non è tutto oro quello che luccica

La prima Assemblea Cittadina per il Clima in Italia si è riunita tra maggio e novembre 2023 a Bologna, mentre Firenze e Bolzano stanno muovendo i primi passi. L’assemblea di Milano è invece appena entrata in pieno regime dopo la fase di sperimentazione 2022-2023. In questo caso è previsto un sorteggio di 90 nuovi cittadini e cittadine ogni anno fino al 2030, con il fine di accompagnare la realizzazione del Piano Aria e Clima del Comune tramite raccomandazioni e proposte. Si tratta di un caso particolarmente interessante in quanto anche a Milano la transizione a un modello più sostenibile trova varie resistenze, anche all’interno della maggioranza del governo cittadino.

Sarà interessante valutare quanto l’Assemblea sarà in grado di incidere tanto sulle politiche pubbliche quanto sull’opinione pubblica su temi quali il consumo di suolo, il verde urbano, l’energia, la mobilità, gli stili di vita e così via.

Le Assemblee Cittadine hanno anche vari limiti. In generale, si tratta di organi consultivi le cui decisioni non sono vincolanti.

È importante che quanto meno le amministrazioni pubbliche siano obbligate a fornire una risposta ufficiale alle raccomandazioni e proposte sollevate dalle assemblee.

 Tuttavia, il caso francese mette in luce come la classe politica non sia sempre ben disposta ad accoglierle. Una possibile soluzione è quella di utilizzare il voto referendario per confermare o meno le proposte delle assemblee, come è effettivamente avvenuto in Irlanda per l’interruzione di gravidanza. Un altro punto importante è sicuramente quello di garantire la diversità sociale, in particolare la partecipazione di gruppi minoritari e storicamente sottorappresentati.

Le Assemblee Cittadine non sono la panacea per tutti i problemi del clima e della democrazia. È altrettanto importante lavorare sul rafforzamento delle istituzioni rappresentative, dei corpi intermedi, di altre forme di innovazione democratica (ad esempio i bilanci partecipativi) e garantire che attori della società civile come i movimenti, i comitati e le associazioni possano esprimere liberamente e senza rischi le loro rivendicazioni.

La criminalizzazione dei movimenti climatici in corso in Europa va purtroppo nella direzione opposta.

In conclusione, processi di innovazione democratica come le Assemblee Cittadine potrebbero agire in sinergia con i movimenti ecologisti nel favorire una transizione ecologica giusta e democratica. Il 2024 sarà il più grande anno elettorale di sempre dato che si voterà in 76 paesi per un totale di 2 miliardi di elettori ed elettrici. Nel contesto già descritto, le politiche climatiche rischiano di essere annacquate o smantellate. Tuttavia, l’unica via compatibile con un futuro migliore è quella di una transizione ecologica giusta e democratica.

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