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La sfida del populismo alle democrazie costituzionali non dovrà scoraggiare l’unità dell’Europa


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Ritorna il populismo in Europa

L’ascesa del populismo in Europa riflette un profondo cambiamento nel panorama politico, influenzato da fattori economici, sociali e culturali. I leader populisti sono riusciti a capitalizzare sul malcontento degli elettori, proponendo un’alternativa alle politiche tradizionali e promettendo di difendere gli interessi nazionali contro le influenze esterne. La loro crescita rappresenta una sfida significativa per l’Unione Europea e per le democrazie liberali del continente, richiedendo una riflessione critica sulle cause e sulle possibili risposte a questo fenomeno.

Le recenti elezioni europee e il voto in Francia hanno segnato un significativo cambiamento nel panorama politico europeo. Le Pen, tra altri europei politici o partiti adotta una retorica fortemente nazionalista, criticando l’immigrazione e l’Unione Europea e propone politiche di sovranità nazionale e si oppone alle élite politiche tradizionali, promettendo di difendere gli interessi dei francesi contro le influenze esterne.

La crescita del populismo, caratterizzato da una retorica anti-establishment, nazionalista e sovranista, ha messo in evidenza un malessere diffuso tra gli elettori. 

Importante sarebbe vedere le cause dell’ascesa del populismo e i motivi ache i attori nazionalisti hanno aumento i loro consensi: tra queste ricordiamo la crisi economica, la percezione di disuguaglianze economiche e la delusione verso le politiche economiche tradizionali hanno alimentato il risentimento degli elettori, l’immigrazione come gestione dei flussi migratori è un tema centrale per i populisti, che spesso promettono di ridurre l’immigrazione per proteggere i cittadini nazionali.

La crescente sfiducia verso le élite politiche e le istituzioni europee ha rafforzato il consenso per i movimenti populisti, visti come un’alternativa al sistema politico tradizionale. L’identità nazionale, intesa in termini di difensa nazionale contro le influenze esterne è un tema ricorrente nella retorica populista, che fa leva sui sentimenti di appartenenza e orgoglio nazionale.

I partiti populisti in Europa contraddicono i principi dello Stato costituzionale: accusano le istituzioni democratiche di usurpare il potere e le elite di promuovere un multiculturalismo incontrollato; ignorano le garanzie costituzionali che limitano il potere politico, minacciandone così l’esistenza. Tuttavia, è interessante notare che i populisti spesso partecipano alle elezioni senza mettere in discussione le procedure rappresentative. Semplificano spesso le strutture istituzionali, trascurando le istituzioni della democrazia diretta, che hanno lo scopo di rafforzare la sovranità popolare. Inoltre, raramente propongono di abolire il divieto dei mandati obbligatori, che crea una distanza tra elettori e politici e consente la libertà dell’opinione pubblica.

Il modello delle democrazie illiberali

Prima di esplorare le ragioni del loro successo, è importante comprendere le implicazioni di questa semplificazione. In uno Stato costituzionale, la legittimazione democratica del potere politico si coniuga con la sua limitazione giuridica per garantire la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Qualsiasi deviazione da questo equilibrio può causare il collasso dell’intera struttura. Il termine “democrazie illiberali” è spesso usato per descrivere regimi eletti a suffragio universale ma privi dei necessari controlli ed equilibri per proteggere i diritti dei cittadini. I regimi populisti, in particolare, sono in aumento negli ultimi anni sia in Europa che altrove.

La semplificazione populista danneggia i nostri diritti e le nostre libertà, riducendo le elezioni a strumenti utilizzati dai leader per ottenere legittimità e non a una vera rappresentazione della volontà popolare. Sembra che, una volta instaurati, i regimi illiberali tendano a stabilizzarsi. Non è un caso che l’affermazione che «la democrazia può fare a meno dei diritti di libertà» sia stata avanzata più volte dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, il leader populista più lucido. D’altro canto, la nozione stessa di “popolo” incorporata nell’ideologia populista ci appare come la controparte di quella che caratterizza lo Stato costituzionale. Essa riflette un ambiente comunicativo in cui il dibattito pubblico è strutturato in termini di situazioni individuali piuttosto che di principi, e la consapevolezza di un futuro comune è sostituita dalle percezioni.

Allo stesso modo, l’atteggiamento dei populisti nei confronti delle istituzioni differisce a seconda dei loro diritti di legittimazione. Pur interpretandolo in modo distorto, non mettono in discussione il sistema rappresentativo in quanto tale, limitandosi ad attaccare la “classe politica” per aver perso il contatto con il popolo e per appartenere ormai all’establishment. Bisogna indagare se l’accusa rivolta ai politici è solo quella di aver tradito la loro missione. L’accusa rivolta alle istituzioni non legittimate dal voto popolare è quella di usurpare poteri che non dovrebbero spettare loro in una democrazia. In una recente intervista, Jordan Bardella, membro di spicco del RN, ha rinnegato la volontà di abolire la riforma delle pensioni di Macron, nonostante il partito l’avesse criticata duramente in passato. Questo fatto [in]segna una significativa svolta nella posizione del partito, indicando un possibile adattamento alla realpolitik per attrarre un elettorato più ampio.

Allo stesso modo, nel tentativo di comprendere l’impatto di questo discorso sull’opinione pubblica, si è osservato che negli ultimi decenni, mentre l’elemento democratico delle democrazie costituzionali ha continuato a basarsi sull’elezione popolare dei rappresentanti, si è verificata una crescita impetuosa delle istituzioni non costituzionali-maggioritarie, con una corrispondente riduzione dello spazio riservato alla politica e al popolo.

Il virus populista

Altrettanto, i partiti populisti in Europa sono stati accusati di indebolire in vari modi i principi dello Stato costituzionale. Ad esempio, il partito al governo ungherese Fidesz ha approvato leggi che hanno centralizzato il potere e rafforzato il controllo del governo sui media, sulla magistratura e sui gruppi della società civile. I critici hanno sollevato preoccupazioni circa l’erosione delle istituzioni democratiche e la concentrazione del potere nelle mani di un unico partito.

Il Movimento Cinque Stelle italiano ha chiesto un referendum sull’uscita dall’eurozona, sollevando preoccupazioni sulla stabilità dell’Unione europea e sulle potenziali conseguenze economiche di tale mossa. Il partito Alternativa per la Germania (AfD) è stato accusato di promuovere una retorica anti-immigrazione che porta a crimini d’odio; come risultato degli ultimi elezioni estrema destra e arrivata seconda e aumentato sua presenza politica, con la approvazione dei suoi votari e questo e un momento critico no soltanto degli instituzionie europeei e le procedure democratiche, ma dello stesso cittadino europeo e il suo potere di cambiare il sistema politico man o nel favore del bene commune.

Le soluzioni per affrontare queste sfide potrebbero includere il rafforzamento del controllo indipendente, la promozione della trasparenza nel processo politico e l’incoraggiamento di una maggiore partecipazione dei cittadini. In particolare, per rafforzare il controllo indipendente delle istituzioni governative come i media e la magistratura, è necessario garantire l’imparzialità ed evitare interferenze politiche.

D’altro canto, la nozione stessa di “popolo” incorporata nell’ideologia populista ci appare come la controparte di quella che caratterizza lo Stato costituzionale, riflette un ambiente comunicativo in cui il dibattito pubblico è strutturato in termini di situazioni individuali piuttosto che di principi, e la consapevolezza di un futuro comune è sostituita dalle percezioni.

Allo stesso modo, l’atteggiamento dei populisti nei confronti delle istituzioni differisce a seconda dei loro diritti di legittimazione. Pur interpretandolo in modo distorto, non mettono in discussione il sistema rappresentativo in quanto tale, limitandosi ad attaccare la “classe politica” per aver perso il contatto con il popolo e ormai appartenente all’establishment.

In particolare, l’accusa rivolta ai politici è quella di aver tradito la loro missione mentre l’accusa rivolta alle istituzioni di garanzia e di non essere legittimate dal voto popolare e di usurpare, quindi, poteri che non dovrebbero spettare loro in una democrazia.

Nello stesso tempo in cui l’elemento democratico delle democrazie costituzionali ha continuato a basarsi sull’elezione popolare dei rappresentanti, si è verificata una crescita impetuosa delle istituzioni non costituzionali-maggioritarie, con una corrispondente riduzione dello spazio riservato alla politica e al popolo.

Queste instituzioni operano al di fuori del controllo elettorale democratico e della sovranità popolare, e costituiscono la burocrazia, composta da funzionari non eletti che gestiscono l’amministrazione dello Stato. Sono le banche centrali come la BCE, che operano indipendentemente dai governi eletti, oppure sono le autorità di regolamentazione, che stabiliscono regole in settori chiave, le corti costituzionali che interpretano le leggi, e le organizzazioni internazionali come l’ONU e il FMI, che influenzano le politiche senza un mandato elettorale diretto.

È notabile l’influenza crescente di queste istituzioni può ridurre lo spazio per la politica democratica e la sovranità popolare. Le decisioni tecnocratiche prese da esperti non eletti limitano il controllo diretto dei cittadini sui processi decisionali. Inoltre, l’autonomia di queste istituzioni riduce la capacità dei governi eletti di implementare politiche conformi alla volontà popolare, specialmente quando devono aderire a regolamenti internazionali. Questa dinamica solleva questioni cruciali sulla rappresentanza democratica e la tensione tra efficienza amministrativa e controllo democratico, e recentemente ha messo l’unita europea e i valori europei in dubbio.

Antidoti al populismo

Riguardo, invece, le decisioni che hanno portato alla proliferazione di istituzioni non rappresentative, si discute se tale scelta sia dipesa dalla convinzione che tali istituzioni sarebbero state meglio attrezzate degli organi politici per adottare misure a lungo termine, o invece, almeno in parte, dal timore di perdere consenso elettorale a breve termine.

La delega di ampi poteri da parte del governo a istituzioni non maggioritarie ha suscitato preoccupazioni sulla degenerazione oligarchica e sull’ascesa del populismo. Per affrontare questo problema, dovrebbe essere rafforzato il controllo indipendente delle istituzioni governative come i media e la magistratura per garantire l’imparzialità ed evitare interferenze politiche.

Inoltre, per rafforzare il controllo indipendente e promuovere una maggiore trasparenza, esistono altre potenziali soluzioni per affrontare le sfide poste dai partiti populisti in Europa: rimuovere l’alfabetizzazione mediatica, fornire informazioni imparziali, favorire il dialogo aperto, affrontare le lamentele sociali ed economiche e collaborare con altre regioni europee. Il dialogo collaborativo ci consente di imparare gli uni dagli altri e di sviluppare soluzioni inclusive e innovative. Di conseguenza, promuovere una maggiore trasparenza nel processo politico, ad esempio richiedendo ai politici di rivelare le loro fonti di finanziamento e i conflitti di interessi, potrebbe anche contribuire a ripristinare la fiducia nelle istituzioni democratiche.

Infine, incoraggiare una maggiore partecipazione dei cittadini al processo politico, ad esempio attraverso iniziative di democrazia diretta come i referendum cittadini o il bilancio partecipativo, potrebbe contribuire ad aumentare la responsabilità e promuovere una democrazia più inclusiva e rappresentativa.

Promemoria per il futuro

È tempo di agire per proteggere le nostre democrazie dalla minaccia del populismo particolarmente entro i prossimi 5 anni per le prossime elezioni europee.

Per salvaguardare le nostre democrazie e lo Stato costituzionale, dobbiamo lavorare insieme per attuare potenziali soluzioni, per il futuro migliore della nostra Europa. Ciò potrebbe garantire un futuro migliore per noi stessi e per le generazioni future; in risposta al populismo, dovremmo intraprendere azioni di riforma per promuovere la stabilità e l’efficacia democratica, tramite la partecipazione e la conoscenza delle istituzioni europee, il voto è il potere del popolo europeo e non può essere un voto di sfiducia causato dalle problematiche dei governi nazionali; in altre parole, il populismo deve essere visto come un’opportunità per riaffermare rinnovare la democrazia in tutta Europa.

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