Negli ultimi anni il tema ambientale è entrato come una priorità nel dibattito pubblico e nei programmi elettorali. L’attivismo di sigle quali Extinction Rebellion e Ultima Generazione, così come i recenti eventi di Lutzerath, stanno portando all’attenzione pubblica la crescente urgenza relativa alla crisi ecologica. Tuttavia, i temi ambientali vengono differentemente declinati dalle forze politiche e sociali.
Se, come sostiene il movimento ambientalista, per evitare la “fine del mondo” sarebbe necessario un ripensamento strutturale della produzione e dei consumi, il mondo politico, sindacale e dell’impresa, è di opinione diversa.
In questi ambienti infatti è diffusa l’idea della “modernizzazione ecologica”, declinazione verde del principio della modernizzazione, secondo la quale, a ogni problema tecnologico può conseguire una soluzione tecnologica. Più in generale, la modernizzazione ecologica considera lo sviluppo tecnologico e quello economico come necessari per un miglioramento delle performance ambientali della società.
In questi termini, la prospettiva è, da un lato, quella di “ecologizzare l’economia”, attraverso l’adozione di tecnologie produttive green; dall’altra, quella di “economizzare l’ecologia”, ovvero incorporare nei prezzi dei beni e dei servizi il loro costo ambientale.
Tralasciando i discorsi sulla concreta realizzabilità di un “capitalismo green” – e sulla sua eventuale desiderabilità – questa visione è comunque incorporata all’interno dei programmi e dei discorsi della maggior parte dei leader politici. Come scritto in un’altra occasione, oltre i proclami di ecologismo, a livello di politica istituzionale le posizioni dei partiti si pongono inevitabilmente nel perimetro della modernizzazione ecologica.
Sulla scorta di queste considerazioni, e delimitato il campo delle aspettative, è ora interessante addentrarsi nell’analisi dei programmi elettorali per le elezioni regionali in Lombardia, circa i temi ambientali.
I principali candidati sono Pierfrancesco Majorino per il “campo progressista” (Partito Democratico, Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle), Letizia Moratti per il Terzo Polo (Azione, Italia Viva) e il presidente uscente Attilio Fontana per la destra (FDI, FI, Lega).
Partendo dal presidente in carica, nel suo programma “L’orgoglio del fare”, al punto 5 si trova la sezione “Lombardia sostenibile”, in cui viene subito esplicitata l’intenzione di “rendere la Lombardia il paradigma di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, nella consapevolezza che la sostenibilità e la transizione ecologica sono oggi la nuova via della crescita”. Di seguito, si dice che la “sostenibilità che vogliamo costruire è insieme ambientale, economica e sociale” nonché “in grado di sviluppare modelli sostenibili trasversalmente a tutte le politiche regionali”. Gli obiettivi strategici sono quindi tre:
- l’efficientamento energetico, lo sviluppo sostenibile, la realizzazione di progetti per la transizione ecologica e la lotta all’inquinamento;
- il sostegno all’agricoltura;
- il consolidamento della struttura del territorio, considerando come “focus i temi della sicurezza, del consumo di suolo, della valorizzazione delle aree interne e delle strategie urbane sostenibili”.
Il primo punto è di particolare interesse, nella misura in cui si parla dell’innovazione della distribuzione energetica, della promozione e del sostegno alla realizzazione di comunità energetiche, lo sviluppo dell’economia circolare, l’adesione ai programmi internazionali per il contrasto ai cambiamenti climatici, la promozione dell’educazione ambientale e la cultura della sostenibilità.
Infine, si parla di azioni a tutela della “qualità dell’aria” e della lotta all’inquinamento diffuso; ciò è in particolar modo rilevante se si pensa come la pianura padana sia, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, una delle regioni più inquinate d’Europa, data la peculiare combinazione tra ristagno d’aria e la particolare densità abitativa e di attività produttive.
Nel programma del Terzo Polo invece, “Energia e ambiente” si colloca nella sezione 2. Articolato su 7 punti, i più rilevanti sono il 2.1 (Energia) e il 2.2 (Aria). In sostanziale continuità con il programma di Fontana, si parla di “sostenere e incentivare la formazione di nuove comunità energetiche” e di stimolare, più in generale, una maggiore produzione di energia elettrica nel territorio regionale, sia questa idroelettrica, geotermica, solare, eolica.
Circa la questione “aria”, invece, considerata l’emergenza inquinamento, gli obiettivi riguardano la piantumazione di alberi in zone urbane e periurbane, ma soprattutto il miglioramento tecnologico del trasporto pubblico, andando verso l’adozione di mezzi ibridi o elettrici e favorendo la sharing mobility.
Il programma del “campo progressista” pone invece il tema dell’ambiente nella terza sezione “Per una regione che corre, verso il futuro” e in particolare nei punti 3.4 (Piano del lavoro verde), 3.5 (Lotta all’inquinamento: un piano per la pianura padana). Qui, per il punto 3.4, la coalizione guidata da Piefrancesco Majorino propone un “Piano straordinario di riqualificazione energetica delle case popolari, con l’obiettivo di riqualificare 4000 abitazioni all’anno” riducendo così le utenze e supportando le condizioni di povertà energetica.
Inoltre, l’idea è quella di implementare un piano strategico trasversale per la creazione di 300 mila posti di lavoro verde (green jobs).
Per il punto 3.5 invece la proposta riguarda all’adozione di “una strategia integrata per contrastare l’inquinamento atmosferico e creare una coalizione per l’aria (sic) che coinvolga tutte le regioni della pianura padana […] con l’obiettivo strategico di migliorare la qualità dell’aria e ridurre la produzione di emissioni nocive da attività industriali ed agricole”.
Se quindi appare come tutti e tre i principali candidati dimostrino una crescente sensibilità ai temi ambientali, seguendo l’andamento del dibattito pubblico e le decisioni della Commissione europea, va altresì ricordato che le competenze in materia sono per lo più appannaggio statale.
Inoltre, la competizione politica a livello regionale si articola per lo più sul tema sanità, che oltre ad essere la più cospicua voce di spesa del bilancio, durante il periodo pandemico ha dimostrato tutti i limiti e le debolezze del cosiddetto “modello lombardo”, imperniato sulla espansione dell’attore privato e sulla centralizzazione dei servizi a livello ospedaliero.
Quindi, se da un lato Majorino, Fontana e Moratti propongono temi legati alla tutela dell’ambiente e strategie di contrasto al problema dell’inquinamento, e si incardinano in posizioni più o meno debolmente legate alla modernizzazione ecologica, dall’altro, l’implementazione concreta delle proposte, data la loro parziale rilevanza elettorale e l’assenza di istituzioni atte allo scopo, rischia di configurarsi come marginale.