Il 1973 è stato l’anno dell’annuncio del compromesso storico, delle conseguenze della guerra dello Yom-Kippur e del rialzo del prezzo del petrolio. Ecco un focus attraverso alcuni scritti di Luciano Barca.
Che Luciano Barca sia stato un testimone privilegiato della storia italiana nel secondo dopoguerra è ampiamente noto: il suo fondo personale, conservato presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e integralmente digitalizzato e presentato in percorsi tematici all’interno della piattaforma Archivi digitali, e le sue memorie, che dai documenti traggono origine stanno a certificare un ruolo di primo piano a fianco di tre segretari generali del PCI (Togliatti, Longo, Berlinguer).
Dal 1972 Barca esercita l’incarico di responsabile della politica economica, e in questa veste si fa portavoce della linea del PCI – in Parlamento e nelle sedi pubbliche – divulgando in accordo con la direzione del partito la strategia per affrontare la crisi petrolifera.
1973: la crisi annunciata
Il 1973 è anche l’anno della prima enunciazione del compromesso storico come via maestra per uscire dalle secche della crisi del Paese: crisi politica, economica, sociale. Da questo punto di vista l’accordo tra le forze democratiche – e in particolare con Aldo Moro che mostra sin da subito disponibilità a discutere la proposta – sembra un viatico per favorire l’uscita da una congiuntura che invece, per la concomitanza di altri fattori di potente instabilità, andrà incontro a un rapido peggioramento nel biennio 1974-75.
Il fondo Luciano Barca conserva una serie di documenti che ci consentono di ricostruire un quadro organico di interventi in merito alle conseguenze della guerra dello Yom-Kippur e del rialzo del prezzo del petrolio in un paese già fragile: il testo che forse riassume al meglio – perché le istanze del principale partito di opposizione vi trovano definizione compiuta – è il discorso pronunciato da Barca alla Camera dei deputati il 19 dicembre 1973, poi pubblicato con il titolo Il vero e il falso nella crisi del petrolio: le proposte dei comunisti.
Nell’articolato intervento, Barca ricusa le azioni attuate sino a qual momento per arginare il rialzo del prezzo dei combustibili – la più nota, entrata nella memoria collettiva, è il blocco domenicale della circolazione stradale – in favore di provvedimenti, scrive, «più adeguati alla gravità e alla portata del problema».
La posizione del PCI
La preoccupazione del PCI, afferma ancora Barca, riguarda la comunicazione del governo che
stigmatizza l’embargo dei paesi arabi ignorando l’embargo applicato in precedenza dagli Stati Uniti e dai loro alleati ai
paesi socialisti, e inoltre, aggiunge il relatore, il conflitto arabo-israeliano, se ha avuto una parte nell’esplosione della crisi energetica, in realtà ha solo accelerato un processo volto a riequilibrare in favore dei paesi del Terzo mondo quella dinamica colonialista e neocolonialista perseguita per svariati decenni.
Il petrolio arabo, infatti, come ricorda Barca in un’intervista comparsa sull’«Unità» nel mese precedente , appartiene solo per il 20% ai paesi produttori, e per il rimanente 80% a compagnie americane e multinazionali.
Prospettiva ribaltata
La narrazione prevalente in quel 1973 sugli organi di stampa e nella dialettica politica viene quindi ribaltata: con uno sguardo di lungo periodo si contestano le previsioni di esaurimento delle fonti di energia divulgate dai paesi occidentali. Se anche si trattasse di risorse limitate, sarebbe legittimo che i paesi produttori del Terzo mondo intervenissero sui prezzi bassissimi del greggio praticati fino a quel momento.
E dunque, afferma Barca, ciò che si sta manifestando è la crisi di un modello di sviluppo e di crescita proprio dei paesi capitalisti, con una premessa (la rapina delle risorse a prezzi bassissimi) e uno sbocco (lo spreco delle risorse e l’induzione di bisogni non necessari).
Sullo sfondo, ma con un ruolo decisivo, le multinazionali con le quali il governo italiano non riesce a instaurare – separatamente o a livello europeo – una trattativa degna di questo nome, né ha provveduto a
inviare propri rappresentanti presso i paesi arabi per monitorare il flusso degli approvvigionamenti del
greggio.
Una visione più ampia
Ma la crisi sarebbe stata affrontata con ben altra efficacia, ricorda ancora Barca, se si fossero accolte per tempo le proposte del PCI, presentate tra 1967 e 1971, per la differenziazione delle fonti di energia, con particolare attenzione allo sviluppo del nucleare e alla stipulazione di accordi diretti con i paesi produttori.
Alcuni temi sistematizzati nel discorso alla Camera dei deputati tornano in altri scritti coevi di Barca, anche alla luce degli avvenimenti di poco successivi. Emerge soprattutto la polemica contro l’egemonia statunitense nel sistema di influenza sugli altri paesi occidentali da Bretton Woods in avanti: preminenza storicamente consolidata attraverso il Piano Marshall e i patti militari che danno origine alla Nato.
In un certo senso, nella visione di Barca e del PCI, si tratta di una più ampia crisi degli equilibri politici scaturiti dalla Seconda guerra mondiale, aggravata dalla fine della convertibilità del dollaro nel 1971 e dalla guerra in Vietnam, conclusa con i trattati di pace del 1975.
Bilancio finale
Due anni dopo, in un dattiloscritto destinato all’attenzione di Berlinguer, Barca sistematizza le riflessioni dell’ultimo biennio con un’ampia rassegna che oltre a delineare le cause della crisi prova a indicare le possibili risposte attive in quel frangente: organizzare un fronte dei consumatori diretto dagli Stati Uniti da contrapporre ai produttori (strategia di Ford); organizzare gruppi di paesi consumatori senza gli Stati Uniti per contrattare condizioni più favorevoli (proposta Beniamino Andreatta); stabilire rapporti diretti con i paesi arabi (strategia francese); organizzare un consorzio di paesi del Terzo mondo con la finalità di contrattare il prezzo di tutte le materie prime (strategia algerina); attivare un nuovo piano Marshall triangolare mediante il quale i paesi produttori destinerebbero una quota dei ricavi della vendita al Quarto mondo che a sua volta si impegnerebbe ad acquistare beni dai paesi consumatori (piano Guido Carli, Governatore della Banca d’Italia fino all’agosto 1975).
La linea che Barca illustra al suo Segretario, tuttavia, elimina a priori tutte le possibili soluzioni impositive dei paesi consumatori su quelli produttori, in favore di una strategia di cooperazione con i paesi del Terzo e del Quarto mondo, passando attraverso un indispensabile ripensamento del meccanismo di accumulazione, produzione e consumo attuato in Occidente che si prefigga «un uso più rigoroso, non dissipatore delle risorse», in direzione, per dirla in altre parole, di una nuova sostenibilità condivisa.