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Nuovo Fronte Popolare: ultima chiamata contro il lepenismo 


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Li abbiamo visti protestare da Parigi a Marsiglia nelle mobilitazioni contro la riforma delle pensioni nel 2023, poi contro la nuova legge sull’immigrazione a inizio anno – definita “il bacio della morte” a Emmanuel Macron di Marine Le Pen, che ha votato insieme ai partiti della maggioranza un irrigidimento delle regole sull’immigrazione. Alcuni di loro hanno probabilmente partecipato alle proteste dei gilet gialli che hanno messo in difficoltà il primo quinquennato macroniano, altri hanno più recentemente manifestato solidarietà con Gaza assediata dai bombardamenti israeliani.  

Tutti hanno paura del Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, che si candida a governare la Francia forte del risultato inedito ottenuto alle elezioni europee del 9 giugno (il 31% con prevalenza nel 90% dei comuni francesi). Il Nuovo Fronte Popolare – formato da Partito Socialista, La France Insoumise, Europa Ecologia i Verdi, Partito Comunista Francese – si prepara alle elezioni legislative anticipate del 30 giugno e 7 luglio con una consapevolezza: cercare di conquistare quanti più voti possibili per limitare e ribaltare l’ascesa del Rassemblement National.

 

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Un brutto risveglio 

All’indomani del voto europeo, il governo francese guidato da Gabriel Attal – new entry dopo il rimpasto di marzo costato il posto di prima ministra a Elisabeth Borne – si è risvegliato dal suo sogno: il macronismo scontenta tutti, prima fra tutte quella classe media degli “arrabbiati” contro lo spettro dell’immigrazione, insieme alle rivendicazioni della classe operaia che costituisce ormai da anni il perno dell’elettorato RN. 

 Ascoltando gli umori di chi aveva già sperato nella Nupes (Nouvelle union populaire et écologiste) alle elezioni presidenziali e legislative nel 2022, si ha la percezione di un tradimento annunciato da parte delle forze centriste di governo: la seduzione dei discorsi nazionalisti, comunitari e xenofobi del RN avrebbe acquisito ancora più potere grazie alla tensione sociale creata dalle politiche macroniane (tagli alla sanità, età pensionabile elevata a 64 anni, tagli ai sussidi di disoccupazione), che hanno pescato negli immaginari dell’estrema destra (inasprimento delle politiche di asilo, una legge sull’immigrazione che ostacola i rinnovi dei contratti di lavoro e il ricongiungimento familiare degli immigrati).  

“Marine, non saremo mai amiche perché sono meticcia ed esco con Ali”(Marine, on ne sera jamais amies parce que je suis métisse et que je traine avec Ali), cantava la rapper Diam’s nel 2004 in “Marine”, un testo che parlava alla ex presidente del Front national, ora Rassemblement National, per denunciare la xenofobia del partito. 20 anni dopo la canzone è diventata l’inno dei giovani francesi su Tik Tok e persino i calciatori della nazionale hanno chiesto a chi è indeciso, astenuto o sfiduciato a non scegliere la Francia nazionalista e “bianca” del Rassemblement national e fare fronte comune.  



 

 

Tra storia e realtà 

Maggio 1936: in Francia la coalizione di socialisti, comunisti e radicali vince per la prima volta nella storia della Repubblica le elezioni legislative. Al grido “pane, pace, libertà” il Fronte popolare (Rassemblement Populaire o Front Populaire) conquista la maggioranza contro gli avversari del Fronte nazionale (Front National). Il Paese era agitato dalla minaccia antidemocratica di forze fasciste e revansciste, le stesse che avevano già scosso le fondamenta democratiche in Italia e Germania. L’esperimento delle sinistre unite durò fino al 1938, “anno funesto”, in cui la Francia di Daladier firmò insieme al Regno Unito di Chamberlain un patto con Mussolini e Hitler che prevedeva lo smantellamento della Cecoslovacchia.  

Giugno 2024: lo “spettro che si aggira per la Francia” ha motivato i partiti di sinistra ad annunciare, giovedì 13 giugno, la creazione del Nuovo Fronte Popolare, che comprende un «programma di rottura con la politica di Emmanuel Macron». Secondo i sondaggi, l’unione delle sinistre raccoglie il 25% delle intenzioni di voto, dieci punti dietro al Rassemblement National. Secondo i politologi Clara Egger e Raul Magni-Breton, le principali debolezze di questa alleanza anti-estrema destra risiedono nel metodo: una sovrapposizione di agende politiche senza un coinvolgimento diretto della base elettorale e dei cittadini, mancanza di nuovi diritti politici in contrapposizione all’utilizzo della “democrazia per decreto”. La ricetta proposta ricalca il precedente storico del Fronte Popolare del 1936: adattare la portata rivoluzionaria delle proposte delle sinistre unite, per riconoscere e dare spazio a nuove soggettività politiche. 

La ricetta del Nuovo Fronte 

L’analisi di Mediapart sulle candidature promosse dai partiti del Nuovo Fronte Popolare, dipinge una realtà che non va nella direzione del rinnovamento: solo La France Insoumise avrebbe proposto candidature dalla società civile, dai sindacati e dalle ong.  

Nel suo programma elettorale,  la coalizione delle sinistre si concentra su misure radicali contro l’emergenza sociale: costruire 200 mila edifici di edilizia popolare all’anno per cinque anni seguendo gli standard ecologici; abrogare la riforma delle pensioni con uscita dal mercato del lavoro a 64 anni; bloccare l’aumento del prezzo del gas a partire dal 1 luglio; aumentare i posti di lavoro negli ospedali, nei tribunali, nelle scuole; aumentare il sussidio di disoccupazione a 1600 euro al mese e indicizzare i salari all’inflazione; istituire moratorie sulla costruzione di nuove autostrade e stabilire la neutralità energetica (carbone) entro il 2050. 

Nel capitolo “abolire i privilegi dei miliardari” si affronta una delle questioni più sensibili per la classe media e industriale francese: le politiche redistributive con l’aumento della progressività delle tasse in base al reddito e la riforma della patrimoniale sull’eredità. Gli industriali temono di più queste riforme “radicali” rispetto alle proposte economiche “senza copertura” avanzate da Bardella e Le Pen.  

Sulla visione della pace e della politica estera, colpisce l’elemento di unità sul sostegno all’Ucraina – con finanziamenti e armi – considerando la posizione non sempre netta del leader degli Insoumis Jean Luc-Mélénchon sulla guerra. Nessuna divisione sul contrasto all’immaginario culturale e xenofobo della destra estrema: “non sono tollerabili parole e azioni razziste, antisemite e islamofobe che si diffondono nella società e conoscono un’esplosione preoccupante”. 

 Foto: profilo Instagram di Nouveau Front Populaire

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