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Cos’è la destra, cos’è la sinistra
La linea incerta della difesa europea


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Il progetto europeo si è sviluppato come la creazione di un mercato comune a partire dal fallimento di stabilire la Comunità europea di difesa nel 1954. Da quella data, i tentativi di creare una maggiore integrazione tra le politiche estere e di difesa dei vari Stati membri sono ripetutamente falliti.

In particolare, la guerra in Iraq del 2003 ha rivelato in modo plateale l’incapacità degli Stati europei di creare una linea comune di politica estera. La situazione sembra essere cambiata in tempi recenti. Già a partire dal 2016, le ripetute minacce dell’ex presidente Trump di smantellare la NATO, unite al conflitto ucraino alle porte dell’Europa, hanno reso necessaria la riapertura del dialogo sulla Difesa Comune Europea.

Tuttavia, se da una parte si registra un crescente consenso sul concetto di difesa comune, l’implementazione pone alcuni problemi: il budget da destinare alla difesa dovrebbe crescere, la frammentazione dell’industria della difesa dovrebbe essere superata, e gli Stati Membri dovrebbero trovare una linea comune su una politica estera europea.

Più difesa comune ma con quale obiettivo?

La difesa e la politica estera sono tradizionalmente una delle materie più delicate per lo Stato nazionale, e la difesa stessa dei confini è al centro del concetto di sovranità nazionale.

In questo senso, sarebbe impensabile un’attribuzione di poteri in materia di difesa all’Unione europea se una scelta simile non godesse di un ampio sostegno popolare. Il sondaggio SOLID (ERC n. 810356) condotto nel 2022 su un campione di circa 32000 residenti provenienti da 15 Paesi UE più il Regno Unito, mostra come circa il 49% dei rispondenti vogliano per la UE “un ruolo più attivo” nella difesa internazionale e nella diplomazia. Un numero piuttosto rilevante del campione, 30%, si dichiara soddisfatto con quanto la UE sta già facendo, mentre un segmento più esiguo, 15%, vorrebbe che la UE facesse meno. Per i sostenitori di una UE ‘geopolitica’ il dato apparirebbe abbastanza incoraggiante.

Resta però un dubbio di fondo su quale debba essere l’indirizzo di un’Europa più attiva in politica estera: una potenza ‘pacifista’ oppure un continente con a disposizione un esercito comune?

La difesa vista dai partiti europei

PSE: Rafforzare la difesa e la politica estera

Nel programma del Partito Socialista Europeo (PES), risalta l’obiettivo di rafforzare la sicurezza e la difesa europea. Questo, secondo il PES, deve essere fatto attraverso una Politica di Sicurezza e Difesa Comune che sia complementare alla NATO; inoltre, si propone di rafforzare l’industria europea di difesa attraverso appalti congiunti tra Stati. In termini di politica estera, si propone un rafforzamento del ruolo politico e diplomatico dell’Ue attraverso un Servizio di Azione Esterna che difenda gli interessi e i valori europei. Infine, il PES propone che l’Ue faciliti la riapertura dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, promuovendo una soluzione a due Stati.

The Left: Contro l’aggressività delle armi

Lo slogan usato dalla Sinistra europea è: “La nostra vittoria è la pace!”. A conti fatti, la Sinistra europea non sta né con Mosca, colpevole dell’invasione in Ucraina, né con Washington, colpevole del sostegno finanziario a Israele: sia gli Stati Uniti che la Russia dovrebbero essere sanzionati dall’Ue per la loro aggressività in politica estera. Allo stesso tempo, la Sinistra europea chiede che l’Ue si chiami fuori dalla nuova “corsa agli armamenti” e dalla continua espansione NATO, oltre che l’impegno per la “denuclearizzazione” (in termini di armi nucleari) del continente.

Verdi: condizioni per l’ambiente

La posizione dei Verdi europei è più sfumata. Da un lato, i Verdi invocano il multilateralismo e la cooperazione, attraverso un rafforzamento delle organizzazioni internazionali esistenti (come l’Onu). Tuttavia, i Verdi hanno un atteggiamento cauto nei confronti di organizzazioni come la NATO, con cui occorre rafforzare la cooperazione pur seguendo una chiara divisione di competenze. Tuttavia, i Verdi pongono delle condizioni interessanti. La prima è che a qualsiasi euro speso per gli armamenti debba corrispondere un euro speso per la difesa del clima. La seconda condizione è che un possibile intervento militare Ue sia da considerarsi solo come extrema ratio, esaurite le alternative disponibili.

ALDE: Difesa, Diplomazia, Sviluppo

Passando al centro dello schieramento politico, il manifesto di ALDE (liberali europei) si apre proprio con il capitolo sicurezza comune, segnalando così la sua importanza per i liberali.

La proposta è semplice: evitando sovrapposizioni con la NATO, l’Unione deve investire massicciamente in capacità pan-Europee di difesa in tutti i settori militari chiave, aumentando le sinergie e pianificando entro il 2040 la creazione di una ‘Unione Europea della Difesa’.

Come bussola concettuale dell’operazione, ALDE propone le le ‘3D’: Defence, Diplomacy e Development -Difesa, Diplomazia e Sviluppo. A concludere il pacchetto di proposte dei liberali troviamo un fondo da 100 miliardi per investimenti militari comuni, il rafforzamento della Pesco, l’ottenimento di un seggio permanente Europeo al consiglio di sicurezza Onu, e il passaggio alla maggioranza qualificata nelle decisioni in politica estera, abbandonando così l’unanimità.

PPE: A difesa dell’Ucraina

Con altrettanta enfasi sulla dimensione della difesa comune, sebbene con differenze significative di contenuto, è il manifesto dei Popolari Europei (PPE), la formazione di centro-destra. In coerenza con la propria Spitzenkandidat, la difesa dell’Ucraina è il punto centrale del capitolo politica estera, da cui deriva una serie precisa di priorità: aumentare le capacità europee di deterrenza e difesa (sempre in coerenza con la cornice NATO) e attuare una strategia massiccia di sinergie, coordinamenti e appalti militari comuni. Obiettivo di lungo termine è la creazione di una vera Unione Europea della Difesa, dotata di forze militari integrate e truppe pronte a dispiegamenti rapidi, con la possibilità per gli Stati Membri contrari di scegliere per l’opt out, contribuendo solo fiscalmente (e senza invio di truppe) alla difesa comune.

Tra le proposte dei Popolari troviamo anche la creazione di uno scudo nucleare europeo e di una ‘cyberbrigata’ contro attacchi informatici.

ECR: Lo scetticismo verso la difesa comune

Diverso è il discorso per l’ultimo manifesto a nostra disposizione, dei Conservatori e Riformisti (ECR). Data la compresenza ambigua di diversi orientamenti di politica estera nel gruppo (pensiamo solo alla distanza che intercorre tra polacchi e ungheresi), lo scarno manifesto è povero di indicazioni in questo senso. La primazia per la sicurezza europea esterna è consegnata alla NATO, mentre internamente viene ribadito come debbano essere gli Stati nazionali a farsi carico singolarmente della propria difesa. Se il sostegno all’Ucraina viene comunque affermato, forte scetticismo viene espresso dunque verso i disegni di una difesa comune europea.

 

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