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Cosa pensano gli europei del cambiamento climatico?


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“Eco-social cleavage”

Negli ultimi anni, le politiche verdi per ridurre l’inquinamento e mitigare le conseguenze del cambiamento climatico hanno occupato un posto di primo piano nei dibattiti pubblici europei.

Un fiorente flusso di ricerche ha evidenziato che, anche se in misura diversa nei vari Paesi, negli Stati sociali avanzati è probabile che emerga un “eco-social cleavage”, ossia una divergenza tra cittadini che sostengono politiche sociali e/o verdi.

Un’indagine inedita del progetto SOLID, condotta in 15 Paesi europei[1], dimostra che, mentre le tradizionali politiche di protezione sociale redistributiva trovano sostegno tra le “vecchie” classi medie e i lavoratori del settore produttivo, l’investimento sociale piace soprattutto alle (giovani) classi medie con un alto livello di istruzione e simpatizzanti dei valori post-materialisti.

Ancora: più alto è il livello di istruzione, maggiore è il sostegno alle priorità politiche dell’UE in materia di investimenti verdi e sociali, mentre è vero il contrario per quanto riguarda le politiche di protezione sociale, trovano sostegno soprattutto tra individui con un background educativo inferiore.

Analisi demografica

È interessante notare come gli anziani tendano a sostenere meno le politiche di protezione sociale, mentre i giovani (18-24) siano i più favorevoli agli investimenti sociali e agli obiettivi verdi.

Le persone che risiedono in città più grandi e/o in aree rurali sono solo leggermente più favorevoli alle politiche verdi rispetto a chi vive in città di piccole o medie dimensioni, mentre il contrario è vero per le politiche di protezione sociale.

Nel complesso, questi risultati preliminari suggeriscono che i gruppi elettorali favorevoli alle politiche verdi e alle politiche di protezione sociale tendono a divergere, mentre può esistere un certo grado di sovrapposizione per quanto riguarda gli investimenti sociali e gli obiettivi verdi.

Status occupazionale

Anche lo status occupazionale influisce sulle preferenze verso le politiche sociali e verdi. I disoccupati sono più favorevoli alla protezione sociale e, allo stesso tempo, dichiarano un minore sostegno alle politiche di transizione verde e agli investimenti sociali.

Al contrario, i pensionati e i lavoratori autonomi sono orientati a sostenere gli investimenti in capitale umano e le politiche verdi molto più delle politiche di compensazione.

Sia i lavoratori della produzione che quelli dei servizi di livello inferiore preferiscono il welfare alle politiche verdi. Più precisamente, questi ultimi tendono ad essere più favorevoli alle politiche di investimento sociale, mentre i lavoratori manuali prediligono i sussidi di protezione sociale.

Al contrario, coloro che lavorano nei servizi ad alta intensità di competenze sembrano preferire le politiche di investimento sociale più verdi rispetto alla protezione sociale. I lavoratori dei servizi di livello inferiore (cioè quelli impiegati in lavori di servizio ad alta intensità di manodopera, come la ristorazione e il lavoro di cura) darebbero priorità agli investimenti sociali rispetto agli obiettivi verdi dell’UE.

Infine, gli intervistati che temono di perdere il posto di lavoro a causa dell’automazione o della concorrenza globale preferiscono che l’UE dia priorità agli obiettivi di politica sociale (in particolare alla protezione, ma anche agli investimenti) piuttosto che a quelli di politica verde, poiché plausibilmente più interessati a una garanzia di protezione del reddito in caso di disoccupazione.

Fattori principali di influenza

Dunque, il livello di istruzione, l’occupazione e il timore di perdere il lavoro a causa della globalizzazione sono i fattori che spiegano maggiormente le preferenze per le politiche verdi, di investimento sociale e di protezione sociale.

Gli intervistati con un livello di istruzione più elevato, che sono occupati e che non temono di perdere il lavoro a causa della globalizzazione sono inclini alle politiche verdi e di investimento sociale; mentre le persone poco qualificate, i disoccupati e coloro che sentono a rischio il proprio lavoro a causa della globalizzazione o del progresso tecnologico sono più orientati sulle politiche di protezione sociale.

Sebbene la dimensione dell’effetto sia inferiore, i nostri dati evidenziano anche come i lavoratori della produzione preferiscano le politiche di protezione sociale e siano piuttosto sospettosi di investire nella transizione verde e nelle politiche di investimento sociale che rafforzano il capitale umano. Nel complesso, questi risultati suggeriscono che, mentre esiste un trade-off tra protezione sociale e politiche verdi, ciò non è vero per le politiche di investimento sociale.

I dati più interessanti del sondaggio hanno evidenziato che le questioni ambientali sono percepite come un problema più a livello di Ue che per il proprio Paese. È così in tutti i Paesi del campione, ma il gap tra rilevanza del problema ambientale a livello europeo e a livello nazionale è minore negli stati del Nord Europa, dove storicamente più sensibili verso le tematiche ambientali rispetto a quelli del Sud e dell’Est.

Salience of the environmental issue compared to other issues

Note: values denote the share of respondents who selected different issues as one of the two most important problems (the sum is higher than 100 percent)

Note: values denote the share of respondents who selected different issues as one of the two most important problems (the sum is higher than 100 percent)

Note: North (Austria, Finland, France, Germany, Ireland, Netherlands, Sweden), South (Greece, Italy, Portugal, Spain), Other (Hungary, Poland, Ireland, Latvia, Romania); UK is excluded

 

I grafici in basso mostrano come, sull’intero campione, la percentuale di coloro che chiedono un ruolo più attivo dell’Europa in termini di policy di protezione ambientale si aggira attorno al 70%. Percentuale di poco superiore rispetto a quella di chi vorrebbe un coinvolgimento più incisivo dell’Ue su welfare, salute e immigrazione.

Mentre la percentuale di chi si dice a favore di un maggiore intervento europeo su difesa e politica fiscale è nettamente inferiore (su politiche fiscali è inferiore al 50%). Ancora, la percentuale di chi vuole maggior intervento UE sui temi ambientali negli stati del Sud Europa sale a quasi l’80%.

La solidarietà europea è al centro della nostra indagine.

L’esistenza di un meccanismo di aiuti finanziari da parte dell’UE destinato agli Stati colpiti da disastri ambientali catalizza la disponibilità alla solidarietà europea, soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19.

La disponibilità dei cittadini verso meccanismi simili rimane tendenzialmente alta anche se gli aiuti dovessero andare a Stati più genericamente colpiti dalle conseguenze del climate change. Nel dettaglio, i livelli di solidarietà europea sono più alti nel Sud e Est Europa rispetto che al Nord. Meno alta, poi, la percentuale di favorevoli a tali meccanismi – che si attesta però comunque su livelli alti – nel caso venga previsto un aumento dell’1% delle tasse sul reddito per finanziarli.

Support for European solidarity under different triggering scenarios

 

Mitigazione delle conseguenze della transizione verde: aiuti a lavoratori e imprese

Gli europei tendono a essere ecumenici quando si tratta di ipotizzare aiuti finanziari diretti a imprese o lavoratori. Su una scala 0-10 dove 0 equivale a completamente in disaccordo e 10 completamente d’accordo a:

  • aiuti finanziari a imprese direttamente colpite dalla transizione ad un’economia verde
  • aiuti finanziari a lavoratori direttamente colpiti dalla transizione ad un’economia verde

c’è un tendenziale accordo a sostenere sia imprese che lavoratori.


[1] Solid General Survey | Austria, France, Finland, Germany, Greece, Hungary, Poland, Ireland, Italy, Latvia, Netherlands, Portugal, Romania, Spain, Sweden, con un campione di 2.000 cittadini per Paese.

 

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