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Tre parole chiave della diplomazia cinese 

“Futuro condiviso”, “cooperazione”, “governance globale”: la visione di Xi analizzata attraverso il linguaggio


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Le storiche formule linguistiche del PCC

L’uso ricorrente di formule linguistiche fisse, spesso identificate come “parole chiave” (guanjianci 关键词), è una caratteristica distintiva del linguaggio del Partito comunista cinese (PCC). Prodotti di quel “linguaggio formalizzato”, come lo definiva Schoenhals, perfezionatosi in epoca maoista, sono utili a condensare concetti complessi in espressioni concise e di semplice memorizzazione, diventando così agili contenitori a cui ricorrere per riferirsi a principi ideologici, obiettivi e programmi politici.

Tra le parole chiave più celebri del periodo post-maoista troviamo quelle che hanno contraddistinto le “generazioni” dei leader del PCC, come il “socialismo con caratteristiche cinesi” di Deng Xiaoping, le “tre rappresentatività” di Jiang Zemin, la “visione scientifica dello sviluppo” e la “società armoniosa” di Hu Jintao, fino al “sogno cinese”, poi inglobato nel “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”. Nel corso dei decenni, sono state coniate nuove formule, altre sono cadute in disuso e altre sono state rinnovate, adattandosi al mutato contesto e a nuove esigenze politiche e ideologiche.

A essere rimasta invariata è la posizione di rilievo che occupano nel discorso ufficiale, nell’ambito del quale continuano a trovare diffusione attraverso un apparato mediatico sempre più diversificato. Il loro significato, però, non sempre è di immediata comprensione e questo comporta che siano spesso percepite, soprattutto dall’esterno, come espressioni vuote, mera propaganda. Eppure, come sottolineava Qian Gang alla vigilia del 18° Congresso nazionale del PCC nel 2012, “capire quello che il PCC sta dicendo – il lessico che utilizza e perché – è fondamentale” se vogliamo dare un senso al mondo della politica cinese. L’apparato di comunicazione dello Stato-Partito ci viene in soccorso, producendo risorse di vario tipo che offrono spiegazioni e approfondimenti sul significato, la storia e le implicazioni delle sue formule fisse, non solo in cinese ma anche in altre lingue, con una esplicita attenzione al pubblico internazionale. Un progetto di rilievo è Keywords to Understand China, che mette a disposizione una piattaforma-glossario online e una serie di volumi tematici multilingui, strumenti fondamentali per chi studia la politica cinese contemporanea. Il progetto rende infatti accessibile il linguaggio che il PCC utilizza per rappresentare sé stesso, definendo e sistematizzando le parole e le formule che questo considera corrette per parlare della Cina di oggi, dentro e fuori i confini nazionali.

Le parole chiave della Cina odierna

Quali sono, dunque, le parole chiave che riassumono la visione della Cina odierna delle relazioni internazionali? Una Cina che, ricordano Caffarena e Dossi, si presenta come promotrice del “vero multilateralismo” (zhenzheng duobianzhuyi 真正多边主义), che “rispetta le ‘regole’ intese nel senso di ‘norme fondamentali delle relazioni internazionali’ racchiuse nella Carta delle Nazioni Unite”. Di seguito sono presentate tre formule del discorso ufficiale che sintetizzano la visione cinese in questo campo nell’era di Xi.

Comunità dal futuro condiviso (mingyun gongtongti 命运共同体)

La formula “comunità dal futuro condiviso” (inizialmente tradotta come “comunità dal destino condiviso”) fu utilizzata per la prima nel rapporto al 18° Congresso del PCC presentato da Hu Jintao, in riferimento alla questione di Taiwan. Nel marzo 2013, Xi Jinping la impiegò durante un discorso al Moscow State Institute of International Relations, ampliandone la portata e gettando le basi per farne il nucleo centrale della politica estera cinese. Negli anni successivi, è stata utilizzata in modo sempre più frequente nella variante “comunità dal futuro condiviso per l’umanità” (renlei mingyun gongtongti 人类命运共同体). Secondo l’interpretazione ufficiale, la visione riassunta in questa formula promuove la costruzione di un mondo pacifico e armonioso, caratterizzato da sicurezza e prosperità condivise, attraverso un dialogo in cui tutti i paesi interagiscono come partner eguali e in cui gli interessi nazionali di ciascun paese devono essere perseguiti tenendo conto anche di quelli degli altri paesi. La costruzione di una comunità dal futuro condiviso non prevederebbe la sostituzione di un sistema con un altro, promuovendo invece una coesistenza definita “reciprocamente vantaggiosa”, in cui benefici e responsabilità sono condivisi tra i diversi paesi.

Un nuovo tipo di relazioni internazionali (xinxing guoji guanxi 新型国际关系)

Anche questa formula fu proposta da Xi Jinping nel suo discorso a Mosca del marzo 2013, quando sottolineò la necessità di sviluppare “un nuovo tipo di relazioni internazionali caratterizzate da cooperazione e mutuo beneficio”. Nel rapporto al 19° Congresso del PCC (2017), Xi affermò che la Cina era determinata a realizzare “un nuovo tipo di relazioni internazionali contraddistinte da rispetto reciproco, equità, giustizia e cooperazione win-win”. Il concetto è presentato come parte integrante del pensiero di Xi in materia di affari esteri.

Visione di governance globale (quanqiu zhiliguan全球治理观)

Formula presentata in occasione del 19° Congresso del PCC, ufficialmente, la visione cinese di governance globale pone al centro aspetti come la consultazione, la cooperazione e la condivisione reciproca tra i paesi. In linea con gli obiettivi della costruzione della “comunità dal futuro condiviso”, è presentata come una visione che promuove relazioni internazionali fondate sulla partecipazione equa e condivisa di tutti i paesi, indipendentemente delle loro dimensioni, forza, ricchezza o livello di sviluppo. In tale contesto, la Cina dichiara di supportare il ruolo attivo delle Nazioni Unite negli affari internazionali e si oppone all’unilateralismo in favore del multilateralismo, rifiutando il dominio da parte di un gruppo ristretto di paesi o di un singolo paese nelle decisioni a livello internazionale. Secondo le fonti ufficiali, la Cina auspica una riforma del sistema di governance globale, considerata una responsabilità condivisa dall’intera comunità internazionale.

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