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Testimonianze degli algerini


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PRIMA TESTIMONIANZA

Racconto di una donna algerina di 51 anni che ha manifestato il 17 ottobre con sua figlia e uno dei suoi figli.

(«L’express», 26 ottobre 1961, n. 541)

Un poliziotto ha puntato la pistola contro mia figlia.

Lei è intervenuta. Un altro poliziotto le ha dato uno schiaffo e l’ha gettata a terra, l’ha colpita con un calcio e con il manganello. Poi hanno gettato lei e sua figlia dentro un’auto.

Là, i poliziotti mi hanno torto il braccio, guarda … e uno mi gridava: “Troia! Ti ammazzeremo, ti svuoteremo come un coniglio! Di’ “Algeria francese!”, troia!” Mi ha detto delle cose che non posso ripetere. Allora io ho gridato: “Viva l’Algeria indipendente! Viva i miei fratelli!” E ho detto al poliziotto: “Tu mi puoi ammazzare se vuoi, ma io non dirò mai altre cose”.

L’hanno sbattuta al Commissariato di Val-de-Grâce. Sotto i suoi occhi sua figlia ha ricevuto una gragnuola di calci al ventre. Nella notte l’hanno buttata sul marciapiede. Lei ha reclamato sua figlia. I poliziotti hanno alzato i loro manganelli.

Barcollando, trascinandosi… si domanda ancora come ha potuto rientrare a casa.

E vostra figlia?

Non è tornata. Sono tre giorni e non è tornata.

SECONDA TESTIMONIANZA

Testimonianza di un manifestante algerino.

tratta da l’«Humanité».

Mercoledì 18, la sera delle manifestazioni a Nanterre. Erano le 11 di sera vicino al Pont du Chateau. Una trentina di algerini vengono presi, riempiti di colpi e gettati nella Senna dall’alto del ponte dai poliziotti. Una quindicina sono andati giù. Altri hanno provato a riguadagnare la riva ma gli agenti gli tiravano addosso. Quanti sono potuti uscirne? Impossibile da dire. Siamo rimasti in acqua per tre ore. Infine, una chiatta da trasporto fluviale ci ha ripescato.

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