Con un’introduzione di
Mariamargherita Scotti
Conservato nell’archivio personale di Pietro Secchia, militante antifascista e dirigente del PCI, il volume raccoglie un lungo dattiloscritto inedito sul tema del confino e del carcere in epoca fascista. Il testo, incluso nel 1965 in un volume mai uscito intitolato Fucine e scuole di Resistenza, può essere letto come il contributo originale e critico che Secchia desiderava portare alle celebrazioni del ventennale della Liberazione. Scopo del libro, a cavallo tra autobiografia e biografie, tra storia individuale e collettiva, era «ricordare i molti antifascisti che furono partigiani, soldati combattenti, non per diciotto mesi, ma per diciotto, venti anni», nella convinzione che «non si [potesse] fare la storia della Resistenza senza guardarli in volto, senza chiederci chi erano, da dove venivano e dove volevano andare»: un romanzo generazionale che ci restituisce oggi questo frammento, intenso e pungente, che vale la pena riscoprire oggi per trasmettere alle generazioni future la conoscenza del contributo che uomini e donne dell’antifascismo fornirono, spesso con un pesante sacrificio personale, alla costruzione della Repubblica.