“In Italia, le idee nuove, i pensieri più chiaroveggenti maturano, di preferenza, nelle carceri. Era così nei secoli del passato, dal basso Medioevo fino agli ultimi giorni della dominazione borbonica e austriaca, è così nel secolo che viviamo, dacché il fascismo marciò su Roma. È l’onore dei nostri pensatori di aver sempre pagato di persona, al fianco di migliaia di modesti anonimi avversari della tirannide.”
Sono le parole di esordio di questo testo, a un tempo civile e militante, di Leo Valiani.
Primavera 1944. Ancora la Liberazione non è avvenuta e il problema da mettere all’ordine del giorno è: come si farà la libertà? Il giorno dopo, al bivio delle scelte, quale la strada per pensarla, fondarla, praticarla e fornirla di gambe perché cammini?
