“Il sindacato fascista è l’organizzazione di combattimento del regime attraverso alla quale il fascismo cerca di impedire ogni possibile approfondimento della coscienza classista del proletariato, ogni possibile superamento delle infinite barriere che esso stesso ha artificialmente create tra categoria e categoria, tra provincia e provincia”.
Eugenio Curiel
Nel ventennio fascista, il regime tentò di inquadrare la classe operaia all’interno di un sistema sindacale apparentemente nuovo, ma fortemente controllato. Masse operaie e sindacato fascista analizza le contraddizioni di questo progetto, mostrando come la politica corporativa cercò di disciplinare il lavoro attraverso strumenti di mediazione e repressione, senza però riuscire a soffocare del tutto il conflitto sociale.
Attraverso un’attenta ricostruzione storica, basata su documenti d’archivio e fonti dell’epoca, Eugenio Curiel esamina il ruolo delle organizzazioni sindacali fasciste, le strategie del regime per garantire l’obbedienza operaia e le forme di resistenza – spesso sotterranee – che si svilupparono nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro.
Lontano da letture schematiche, il breve testo indaga la complessa relazione tra consenso e coercizione, tra le promesse del corporativismo e la dura realtà delle condizioni operaie, offrendo una prospettiva essenziale per comprendere il rapporto tra Stato e lavoro nell’Italia fascista.