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Gli anni Settanta in Israele e la Guerra del Kippur


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La Guerra del Kippur è stato un evento profondamente trasformativo per lo Stato di Israele e per l’intera regione, da un punto di vista militare, sul piano delle dinamiche elettorali e della politica interna, del rapporto con gli Stati Uniti, dell’avanzamento del processo di pace, e della nascita di spinte di mobilitazione politica dal basso.


Gli anni Settanta in Israele

Sia da destra che da sinistra, negli anni Settanta, organizzazioni e associazioni di tipo e orientamento politico diverso e opposto cominciarono a competere per visibilità, risorse ed opportunità politiche, per trasformare la realtà politica del paese, e per promuovere (e eventualmente realizzare) la propria visione dello Stato, ciascun campo secondo il proprio sistema di valori.

In questo senso, le dinamiche scaturite dal basso (o accelerate) dalla Guerra del Kippur rendono questo decennio uno dei più interessanti del conflitto israelo-palestinese. Nel contesto delle trasformazioni economiche e politiche degli anni Settanta, queste spinte dal basso, e la loro competizione all’interno di una sfera pubblica sempre più divisa, sono l’oggetto di questo breve intervento.

 

Meir Kahane e il Kach

Nel 1971 immigrò in Israele dagli Stati Uniti Meir Kahane, rabbino e attivista di Brooklyn, fondatore della Jewish Defence League (JDL, 1968), una organizzazione nazionalista e oltranzista ebraica, radicale e munita di un immaginario razzista e violento, che si fondava sull’idea che gli ebrei avessero il diritto di difendersi con qualsiasi mezzo da chi venisse percepito come un pericolo alla loro esistenza, negli USA, in Israele o altrove.

Questi stessi principi entrarono nella piattaforma del partito che Meir Kahane costituì in Israele nello stesso 1971, il Kach. Nonostante che alle elezioni del 1973 il Kach non fosse riuscito a superare la soglia di sbarramento per l’ingresso alla Knesset (1 per cento), ottenne comunque 12.811 voti.

A questo primo appuntamento elettorale dopo la Guerra del Kippur il voto di destra continuò a venire raccolto dal partito Likud, che ancora non riuscì a ottenere la maggioranza per formare un governo, ma che cominciò a erodere l’elettorato del partito laburista. Storicamente alla guida del paese dal 1948, questo sarebbe poi risultato sconfitto alle elezioni successive del 1977.

 

Il blocco dei fedeli: Gush Emunim

Allo stesso tempo, alcune delle istanze e della visione politica del Kach apparvero nella piattaforma di un altro gruppo, che da destra promuoveva attivamente l’insediamento e la colonizzazione dei Territori palestinesi occupati nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni; con il nome Gush Emunim (Blocco dei Fedeli), nel 1974 si costituì quindi un’organizzazione religiosa ortodossa che guardava alla costruzione di insediamenti oltre la Linea Verde come a uno strumento di redenzione collettiva dopo l’incerto risultato della Guerra del Kippur.

Secondo questa impostazione, dopo la non vittoria del 1973 si apriva uno spazio politico in cui poter negoziare con un governo debole e con uno Stato che appariva al Gush Emunim parzialmente delegittimato dal risultato militare, così da portare avanti l’insediamento nei Territori palestinesi che andava ben oltre la politica che il governo era disponibile a realizzare.

L’episodio di Sebastia – in cui il primo ministro Itzhak Rabin inviò per sette volte l’esercito a smantellare l’insediamento costruito da Gush Emunim, solo per cedere infine e permettere a venticinque famiglie di insediarsi nel campo militare di Kadum a sud-ovest di Nablus – rappresentò un punto di svolta nel rapporto tra questi attivisti di destra e il governo.

Esso aprì la Cisgiordania settentrionale agli insediamenti ebraici, rendendo allo stesso tempo consapevoli i membri del Gush Emunim della debolezza del governo da un lato, e dell’importanza di mantenere una sponda con i partiti che avrebbero potuto favorire i loro progetti; tra di essi il principale partito religioso, il National Religious Party, il Likud di Menachem Begin e persino alcuni esponenti del partito laburista che rappresentavano correnti diverse da quelle al governo.

 

Peace Now e gli Accordi di Camp David

La seconda metà degli anni Settanta ha portato altri esempi di trasformazione sociale e politica altrettanto rilevanti. Forte della non sconfitta del 1973, nel 1977 il presidente egiziano Anwar Sadat aveva visitato Israele, proponendo in parlamento un piano di pace che si concretizzò negli Accordi di Camp David (1978) tra Israele e l’Egitto, che avrebbe portato nel 1982 alla restituzione e all’evacuazione del Sinai da parte di Israele.

Nello stesso 1978, in un momento di stallo dei negoziati tra Begin e Sadat, dal basso e da sinistra si costituì un movimento per la pace che prese il nome di Shalom Achshav (Peace Now). Esso dette un impulso fondamentale verso la firma di quel trattato, promuovendo un’agenda per la risoluzione territoriale del conflitto che implicava cessioni territoriali (per esempio del Sinai) e una definizione dei confini dello Stato di Israele all’interno della Linea Verde, il confine emerso dalla Guerra del 1948 e l’unico riconosciuto dalla comunità
internazionale.

 

One Space…

Nel 2002 lo storico israeliano Michael Feige – drammaticamente scomparso l’8 giugno 2016 in un attacco terroristico palestinese a Tel Aviv – aveva pubblicato un volume fondamentale, apparso ad oggi solo in ebraico, intitolato One Space, Two Places: Gush Emunim, Peace Now and the Construction of Israeli Space (Magnes Press, Jerusalem).

Qui Feige metteva a confronto le ideologie e le modalità di azione politica alla base della cultura politica di questi due movimenti che danno il titolo al volume, che nel corso degli anni Settanta avevano cominciato ad articolare in modo diametralmente opposto il loro messaggio politico, la loro concezione dei confini (territoriali e morali) dello Stato, e i presupposti alla base dell’identità israeliana e quindi dello Stato.

 

Two Places

Gush Emunim sosteneva e promuoveva l’idea di una comunità di credenti unita dalla promessa biblica della Terra di Israele (Eretz Israel), che quindi rispondeva a codici culturali e politici che sostenevano l’insediamento nei Territori occupati palestinesi in una concezione della storia e della geografia di matrice biblica. Peace Now guardava allo Stato di Israele (Medinat Israel) come a un progetto politico che era da realizzarsi in un tempo storico, e soprattutto nel presente, all’interno della Linea Verde.

Si tratta in ultima analisi di due visioni contrapposte di quale dovessero essere la natura e il futuro dello Stato di Israele, se un progetto di tipo religioso (Eretz Israel) o di tipo politico laico (Medinat Israel), come ben descritto da Raffaella A. Del Sarto in un articolo del 2007.

Nel 1994 lo Stato di Israele ha dichiarato illegale il partito Kach per la sua piattaforma razzista; ed un destino simile è toccato al Gush Emunim, disciolto per attività terroristiche nel 1984; Peace Now continua a esistere, nonostante che abbia optato negli anni per una piattaforma quanto più inclusiva possibile che ne ha stemperato il radicalismo a favore di un maggior numero di partecipanti possibile.

 

Una nuova struttura

In entrambi i casi, la competizione nella sfera pubblica per la realizzazione dell’uno o dell’altro progetto è passata attraverso la mobilitazione della società civile, termine da intendersi qui non in senso valoriale, ma come una modalità di organizzazione politica in cui gruppi di cittadini condividono una serie di valori sulla cui base negoziano con lo Stato per la trasformazione della realtà politica.

I semi che questi due campi politici hanno seminato negli anni Settanta sono germogliati nei decenni successivi, con la fondazione e la crescita alterna di altre organizzazioni, associazioni e successivamente organizzazioni non governative che fanno risalire la propria mobilitazione nella sfera pubblica all’una o all’altra visione politica dell’identità e della società israeliana, e quindi dello Stato.

Si tratta degli stessi campi che continuano a fronteggiarsi oggi in Israele sulla questione della riforma giudiziaria, dove i sostenitori della Medinat Israel continuano ad opporsi a quelli di Eretz Israel oggi al governo.

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