Le vicende umane e intellettuali di cinque pensatori e pensatrici del Novecento – Jürgen Habermas, Agnes Heller, Albert Hirschman, Tony Judt, Simone Veil – che hanno sfidato le ingiustizie del loro tempo ispirando un impegno per un futuro di pace. Il podcast racconta biografie di impegno politico e civile di uomini e donne le cui vite e opere sono l’invito a responsabilizzarsi per un orizzonte comune di giustizia, solidarietà, democrazia: pilastri di valore che hanno ispirato la nascita dell’Unione Europea.
Ognuna di queste figure ha avuto molte vite, tutte sono state in fuga, molte hanno trovato vari luoghi dove provare a ricominciare. Ognuno di loro nasce dentro la crisi dell’Europa tra le due guerre, nel tempo dei nazionalismi e di un continente che avverte profondamente la propria decadenza. Europa per ciascuna di queste figure è una sfida a pensare come si ripara un guaio, come si rimettono insieme i pezzi di un sistema. Nessuno di loro, anche quando abbandona l’Europa, ritiene che quello non sia più «affare suo». Quel luogo diventa l’opportunità per provare a riparare il «guasto».
Europa, una storia alla volta è un podcast a cura di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli per Intesa Sanpaolo On Air. Con la voce di Ilaria Gaspari.
Jürgen Habermas
Un intellettuale pubblico globale: Jürgen Habermas, probabilmente il più importante filosofo del Novecento ancora in attività, nella sua lunga carriera ha preso in carico interrogativi cruciali, dalla ricostruzione tedesca dopo il nazismo, alla riflessione sull’Europa unita, fino al nuovo ordine mondiale. La sua filosofia, lunga quasi un secolo, è il tentativo di restare sempre in dialogo con i cambiamenti del mondo.
Nell’episodio ci racconta la sua vita e le sue opere Marina Calloni, filosofa politica e sociale attualmente professoressa ordinaria al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Calloni ha conosciuto Habermas durante i suoi studi come borsista presso la J. W. Goethe-Universität di Francoforte. Un’esperienza che le ha permesso di approfondire la teoria critica e di instaurare un rapporto diretto che la ha accompagnata lungo tutto il suo percorso accademico.
Ágnes Heller
La scelta di essere una persona giusta: Ágnes Heller, filosofa nata a Budapest nel 1929 da una famiglia ebrea di origini austriache, ci consegna un pensiero che è etica di vita. Impegno a esserci con la propria voce, prendendo posizione. Heller ha fatto l’esperienza drammatica del ghetto di Budapest, ha subito la repressione del regime sovietico, ha criticato la svolta illiberale di Victor Orban e ci ha insegnato che il male non può mai essere tollerato.
Ce ne parla in questo episodio Laura Boella, filosofa e docente di Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Milano, che si è dedicata allo studio del pensiero femminile del Novecento approfondendo le figure di Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein e María Zambrano. Ha conosciuto Ágnes Heller durante i suoi studi universitari. Un incontro che ha contribuito alla diffusione del pensiero della “Scuola di Budapest” in Italia.
Albert Hirschman
Un economista eretico, un pensatore irregolare: Albert Hirschman ha attraversato il Novecento vivendolo fino in fondo e senza mai smettere di varcare confini, quelli fisici – dall’Europa, agli Stati Uniti, all’America Latina – e quelli disciplinari. Perché ogni sapere è corpo a corpo con la vita, che sempre ci costringe a un margine di incertezza e a un esercizio di auto-sovversione. Per questo il suo itinerario intellettuale è antidoto al pensiero pigro.
Ne ripercorre il pensiero Gabriele Pasqui – professore ordinario di Politiche Urbane presso il Politecnico di Milano – che ha approfondito il pensiero di Hirschman nel libro “Gli irregolari. Suggestioni da Ivan Illich, Albert Hirschman e Charles Lindblom per la pianificazione a venire”, dove esamina le opere di questi tre scienziati sociali per offrire strumenti utili alla costruzione di programmi e piani territoriali.
Tony Judt
Un inglese cosmopolita con radici salde nel continente europeo, uno degli storici più brillanti della sua generazione: Tony Judt è unanimemente riconosciuto come uno dei più importanti studiosi della storia del XX secolo. Un interprete attento delle socialdemocrazie, capace di prevedere l’arretramento delle conquiste sociali. L’ineguaglianza, non ha mai smesso di ricordarci Tony Judt, corrompe la società dall’interno, fino a mettere in scacco le democrazie.
Ci racconta la figura di Judt Mario Ricciardi, professore ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Milano e docente di Legal Methodology alla LUISS Guido Carli di Roma. Il suo interesse per il lavoro di Tony Judt è alimentato da una passione comune: il pensiero di Isaiah Berlin. L’incontro tra Ricciardi e Judt avviene in occasione dei “Kandersteg Seminars” promossi dal Remarque Institute per favorire la comprensione della storia e della cultura europea.
Simone Veil
Ha incarnato la libertà, in ogni sua dimensione: Simone Veil, sopravvissuta alla deportazione ad Auschwitz, è stata il primo presidente del Parlamento europeo e la prima donna a rivestire quest’incarico. Una femminista appassionata e austera, che ha costruito una carriera eccezionalmente impegnativa in un mondo ancora largamente maschile. Instancabile nelle sue battaglie, ha sempre lottato per i diritti delle donne, per la democrazie, per l’Europa.
Alessandra Bitumi, docente e studiosa di storia internazionale e delle relazioni transatlantiche, ha approfondito la figura di Simone Veil nel corso delle sue ricerche sulla storia del progetto di integrazione europea, proprio per la rilevanza di Veil nell’incarnare i valori della pace, della democrazia, del dialogo e della cooperazione tra i popoli europei.