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Democrazia cristiana verso il compromesso storico


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24 luglio 1974: quando la Grecia riscoprì la democrazia
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Le elezioni del 1968

L’esperienza del centro-sinistra di Aldo Moro, partita con grandi ambizioni, si concluse con le elezioni del 1968 che mostrarono il restringimento dell’area di governo, dal 59,6% del 1963 al 55,2%. In realtà i consensi per la Dc e per il Pci erano aumentati, ma significativo fu l’arretramento del Psu, nato dalla convergenza di Psi e Psdi, che perse oltre il 5% rispetto alla somma dei voti dei due partiti cinque anni prima; il Psiup ottenne il 4,4% dei voti. Convinzione era che il centro-sinistra fosse riuscito a raggiungere pochi degli obiettivi che si era prefissato, forse perché l’apertura della Dc ai socialisti era arrivata tardi, quando già si avvertivano i primi segni del rallentamento economico, ma soprattutto per l’avversione alle riforme di una parte delle forze politiche ed economiche italiane.

Le elezioni del 1968 si intrecciarono con la contestazione giovanile, fenomeno con dimensione mondiale, ma che in Italia era connessa con le disillusioni indotte dal fallimento del riformismo. Venne poi l’autunno caldo e, durante il governo (anch’esso di centrosinistra) guidato da Mariano Rumor, fu approvata – nel febbraio del 1969 – la legge di riforma pensionistica, che istituì pensioni sociali per chi era privo di contributi, e stabilì che il rapporto tra pensione e ultimi stipendi sarebbe salito all‘80%. Nel maggio del 1970, a coronamento delle lotte, e grazie all’impegno del socialista Giacomo Brodolini e del democristiano Carlo Donat-Cattin, venne approvato lo Statuto dei lavoratori, con lo scopo di tutelare i diritti costituzionali dei lavoratori. 

Dopo lungo travaglio, il 1° dicembre 1970 venne infatti approvata la legge Fortuna-Baslini sul divorzio, grazie ad una maggioranza parlamentare composta dai partiti laici e con l’opposizione di Dc e del Msi: furono proprio questi partiti, insieme alla Chiesa, a chiedere il referendum abrogativo e a organizzare una battaglia per difendere il principio dell’indissolubilità del matrimonio.

La strategia della tensione

Nel dicembre del 1969 una bomba era scoppiata a Milano, dando avvio alla “strategia della tensione”. Il disegno eversivo, che aveva avuto le prime evidenza già con il caso De Lorenzo, prosegui poi con l’attentato a Peteano nel 1972, la bomba alla questura di Milano un anno dopo, le stragi a Piazza della Loggia e del treno Italicus nel 1974, e il 2 agosto 1980 con gli 80 morti alla stazione di Bologna.  È evidente come questa strategia stragista fosse stata propiziata dalla amministrazione di Richard Nixon e che vedesse coinvolta la Loggia P2 di Licio Gelli, con l’obiettivo di creare un caos che legittimasse la richiesta di ordine.

Moro nel suo Memoriale (redatto mentre era in prigionia) scrisse che quello che seguì l’attentato del ‘69 fu “un periodo di autentica ed alta pericolosità, con il rischio di una deviazione costituzionale che la vigilanza delle masse popolari fortunatamente non permise”. Il leader Dc ipotizzava che il piano fosse stato delineato dai servizi segreti occidentali (con basi operative in Grecia e la Spagna), con l’appoggio dei Servizi italiani. Moro fa anche riferimento alle diverse sensibilità nella Dc rispetto alle reazioni per porre fine alla violenza, fugando sospetti su responsabilità di Colombo, Fanfani, Forlani e Rumor; articolato il giudizio su Andreotti, visti i suoi rapporti con gli americani e con i servizi segreti militari.

La battaglia contro il divorzio

Fino al referendum del 1974 la società italiana – nonostante le aperture di Berlinguer al Compromesso storico – risultò divista tra fronte laico e clericale. Fanfani, segretario della Dc, impegnò il partito contro il divorzio, travolgendo le posizioni più caute di Moro e in generale della sinistra democristiana. Al fianco della Dc si schierò Comunione e liberazione che, fondata nel 1969 da don Luigi Giussani, vantò da subito solidi legami con la corrente di Andreotti.  Non tutto il mondo cattolico partecipò però alla “crociata” perché alcuni intellettuali cattolici si dichiararono a favore della legge del 1970 “in nome della laicità dello Stato” (tra questi Scoppola, Bedeschi, Alberigo, Brezzi, La Valle etc). Contro l’abrogazione della legge si schierarono anche molti credenti che dal Concilio in poi avevano assunto posizioni critiche nei confronti dell’Istituzione ecclesiastica: tra questi i Cristiani per il socialismo e le riviste Il Regno, Il Tetto e Testimonianze.  

Le amministrative 1975

Il risultato del voto (19.138.300 italiani si dichiararono a favore del mantenimento della legge e 13.157.558 contro) mise in evidenza che molti elettori democristiani non avessero seguito le indicazioni del partito e che nella società italiana era in corso un processo di allontanamento dai precetti della Chiesa. Era dunque chiaro che la Dc non era più unico perno degli equilibri politici, e ciò risultò palese anche in occasione delle elezioni amministrative del giugno 1975, quando le coalizioni di sinistra conquistarono importanti comuni (Milano, Torino, Venezia, Firenze e Napoli).  Il Pci si attestò al 33,4%, mentre la Dc perdeva il 2,6%, scendendo al 35,3%. I ceti medi, alcuni settori del mondo cattolico e i giovani (per la prima volta nel 1975 votarono i diciottenni) avevano indirizzato il loro consenso lontano dal partito cattolico, e dunque era necessario una profonda riconsiderazione della sua missione: così nel consiglio nazionale del 15 luglio del 1975 fu eletto segretario Benigno Zaccagnini, voluto risolutamente da Moro. Le elezioni politiche del 1976 sono note per il consiglio di Montanelli di “votare la Dc turandosi il naso”. Il Pci infatti aveva il dichiarato obiettivo, sull’onda dei successi ottenuti negli anni precedenti, di diventare il primo partito italiano. Il proposito non venne raggiunto perché il partito cattolico ottenne il 38,7% dei voti mentre il Pci il 34,4. La polarizzazione del voto svantaggiò i partiti minori, soprattutto il Psi che non raggiunse il 10%: da qui la decisione di sostituire il segretario Francesco De Martino con il rampante e giovane Bettino Craxi.

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