I Neet sono i giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione. In Italia sono quasi uno su tre: con quasi il 40% dei giovani inattivi tra i 20 e i 34 anni, il Bel Paese ha la percentuale di Neet più alta dell’Unione europea. Ed è evidente che la pandemia da Covid-19 scoppiata nel 2020 e le successive misure di contenimento abbiano contribuito ad acuire una già profonda crisi sociale ed economica che ha avuto ripercussioni importanti soprattutto sulle dimensioni del disagio giovanile, dell’insicurezza nello studio e nel lavoro e, persino, della salute mentale.
I giovani che provano a entrare nel mercato del lavoro, divisi tra un’eterna iper-specializzazione per il proprio domani e l’esigenza di sopravvivere nell’oggi, hanno un livello di istruzione maggiore di quello delle passate generazioni, ma le difficoltà per rendersi autonomi, aumentate nel corso degli ultimi anni, li obbligano a reagire adattando le proprie aspirazioni e diversificando le strategie di transizione dal mondo dell’istruzione all’età adulta.
Studiare la disoccupazione significa porsi delle domande su un fenomeno che è impossibile scindere dalle trasformazioni economiche e sociali del nostro Paese. Questo volume mira a fotografare la condizione dei giovani nel mercato del lavoro e descrive possibili traiettorie di ricomposizione delle fratture che coinvolgono i giovani.