Progetto

URBANA 4.2
Le forme della povertà

Il 17 ottobre 2023, presso la Sala Della Peruta di Fondazione Feltrinelli in Viale Pasubio 5 a Milano, si è svolto un workshop dedicato alla Povertà Economica, organizzato da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Città e Trasformazioni urbane, insieme al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.L’iniziativa Urbana 4.2. – La povertà economica si inserisce nel ciclo di incontri Urbana 4 – Le forme della povertà. Il primo incontro ha approfondito il tema attraverso la lente interpretativa della povertà abitativa mentre il secondo incontro, svolto in occasione della settimana della sociologia promossa dall’Associazione Italiana Sociologia (AIS), ha affrontato il tema della povertà economica. A chiusura del progetto Urbana 4, si terrà il terzo ed ultimo incontro che si focalizzerà sul tema della povertà culturale.

La discussione ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo della ricerca, attori del settore privato e del terzo settore e istituzioni locali.

I curatori:

  • Giampaolo Nuvolati, Università degli Studi di Milano Bicocca;
  • Alessandra Terenzi, Università degli Studi di Milano Bicocca;

I partecipanti: 

  • Marco Alberio, Università di Bologna;
  • David Benassi, Università degli Studi di Milano Bicocca;
  • Ilaria Beretta, Università Cattolica del Sacro Cuore;
  • Monica Bernardi, Università degli Studi di Milano Bicocca;
  • Valentina Cappelletti, Camera del Lavoro Milano;
  • Carlo Colloca, Università di Catania;
  • Roberto Cornelli, Università degli Studi Milano-Bicocca;
  • Don Giorgio De Checchi, Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie – progetto ‘Liberi di Scegliere’;
  • Marco Grasso, Università degli Studi Milano-Bicocca;
  • Matteo Leonardi, direttore e fondatore di Ecco Think Tank Italiana;
  • Giampaolo Nuvolati, Università degli Studi di Milano Bicocca;
  • Alessandra Terenzi, Università degli Studi di Milano Bicocca;

Il seguente testo, insieme agli estratti audio di alcuni interventi, rappresentano una sintesi delle principali riflessioni emerse nell’ambito di un dibattito multidisciplinare concernente le tematiche connesse all’abitare.

 

Giampaolo Nuvolati, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale, Università degli Studi di Milano Bicocca

Il fenomeno della povertà si manifesta attraverso forme plurime e diversificate, specialmente all’interno dei grandi centri urbani. Si parla infatti di povertà riferendosi a condizioni di privazione di un patrimonio materiale che possono affliggere un individuo, strettamente connesse a livelli di reddito insufficienti o non adeguati per assicurargli una dignitosa autonomia economica, piuttosto che alla privazione di un patrimonio immateriale legato a situazioni di fragilità, esclusione sociale e mancanza di un senso di appartenenza ad una comunità di riferimento. Le possibili forme di povertà riguardano altresì circostanze caratterizzate da un basso livello di alfabetizzazione/istruzione, precarietà lavorativa e abitativa, mancato accesso ad una alimentazione sicura, regolare e sana, nonché, più in generale, l’impossibilità da parte di famiglie o singoli individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici, circostanza in crescita e al centro del dibattito attuale.

Risulta dunque sempre più appropriato concepire la povertà come fenomeno multi-dimensionale, in grado di annoverare più cause e fattori che, più nel dettaglio, intercettano sia le difficoltà reali per la soddisfazione dei bisogni base degli individui e dei nuclei familiari, sia le svariate forme di segregazione, disuguaglianza e discriminazione. A questi si aggiungono i limiti della politica nell’affrontare l’isolamento spaziale e relazionale che può caratterizzare interi quartieri e gruppi di persone e, più in generale, nell’offrire risposte adeguate, ossia politiche pubbliche lungimiranti e portatrici di soluzioni strutturali.

Il progetto mira a costruire delle occasioni di confronto tra voci e testimonianze di attori provenienti da settori differenti e da ambiti interdisciplinari, così da promuovere uno scambio costruttivo tra ricerca e azione rispetto al fenomeno della povertà. 

Alessandra Terenzi, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale, Università degli Studi di Milano Bicocca

Le forme della povertà: la povertà economica

Con l’avvicinarsi del termine di quello che doveva essere un decennio di trasformazione per lo sviluppo, emergono timori che gli anni 2020 possano essere ricordati come un decennio di opportunità sprecate. Secondo Indermit Gill, capo economista e vicepresidente senior del Gruppo della Banca Mondiale, senza un’importante correzione di rotta, la crescita a breve termine rimarrà debole, lasciando molti paesi in via di sviluppo, soprattutto i più poveri, intrappolati in una trappola di livelli di debito paralizzanti (Gill I. 2024).

Secondo il Poverty Watch Report 2023 la quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale in Italia è pari al 24,4%, dato che posiziona l’Italia al ventiduesimo posto nella classifica europea. La ricerca ha evidenziato che i giovani sono più a rischio di cadere in povertà (25,4% nel 2022) rispetto alla media nazionale, mentre rimane basso il rischio di povertà per gli anziani (18,9% nel 2022) a conferma dell’efficacia della protezione economica svolta dai trasferimenti pensionistici.

Nello specifico il 2023 ha invertito questi trend riducendo in modo significativo il rischio di povertà per la fascia 18-34 anni ed aumentando questo rischio per gli over 75. L’introduzione del Reddito di Cittadinanza sostituito recentemente con l’Assegno d’Inclusione rivolto a famiglie in difficoltà economica ha incluso il supporto per la formazione e il lavoro per adulti in difficoltà economica, con obblighi di partecipazione a programmi formativi e accettazione di offerte di lavoro; mentre la relazione dell’Anac ha evidenziato una mancata adesione agli obiettivi del PNRR riguardo all’inclusione e l’occupazione giovanile (Poverty Watch 2023, EAPN).


Definire un obiettivo sociale

Negli ultimi trent’anni, la povertà è aumentata nonostante gli sforzi degli Stati nel contrastarla, aggravata da decisioni globali come il libero scambio, la globalizzazione e la delocalizzazione. L’impoverimento di interi paesi è stato agevolato da politiche di sfruttamento delle risorse. Rimane una primaria urgenza rafforzare lo Stato sociale europeo, il suo welfare, e lo Stato fiscale al fine di finanziare politiche sociali universali (Poverty Watch 2023, EAPN).

L’articolo 30 della Carta Sociale Europea garantisce il diritto alla protezione contro la povertà. Programmi incentrati sulla lotta contro la povertà in collaborazione con istituzioni europee e nazionali, sono guidati da CILAP, un ‘sensore sociale’ che si impegna a rappresentare gli interessi delle persone in condizioni di povertà (Poverty Watch 2023, EAPN).

Simili programmi sono stati avviati da reti sociali del 1990, i quali evidenziavano la necessità di affrontare la crisi economica evitando la sistematica discriminazione dei poveri. La visibilità mediatica, insieme all’interesse dell’opinione pubblica e il coinvolgimento dei partiti, ha portato la povertà a diventare un terreno di conquista politica (Poverty Watch 2023, EAPN).

Marco Alberio, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia, Università di Bologna

Traiettorie di impoverimento tra cambiamenti
nel mercato del lavoro, nei sistemi di welfare
e nelle strutture familiari

Lo studio della povertà ha subito importanti trasformazioni metodologiche negli ultimi anni, passando da una prospettiva puramente economica e nazionale ad un approccio multidimensionale che considera povertà e diseguaglianze come processi complessi a vari livelli spaziali. Questi fenomeni coinvolgono meccanismi di esclusione nelle famiglie, nel sistema educativo, nel mercato del lavoro e in altri contesti. È cruciale adottare una prospettiva dinamica, esaminando le traiettorie biografiche a livello individuale e familiare.

Il concetto di povertà deve essere declinato al plurale, considerando diverse esperienze e momenti della vita. L’analisi delle traiettorie individuali, sebbene fondamentale, non è sufficiente; è essenziale comprendere le dinamiche familiari e intergenerazionali, così come le variabili istituzionali a diversi livelli. La povertà non è statica, ma caratterizzata da percorsi di entrata e uscita influenzati da eventi specifici.

Le traiettorie di vita e impoverimento sono influenzate da discontinuità, eventi che possono avere un impatto significativo, come la perdita di lavoro o un divorzio. Queste traiettorie sono sia determinate che imprevedibili. Inoltre, la povertà non è un destino fisso, ma un problema che può essere affrontato con azioni individuali e interventi sociali coordinati.

La prospettiva dinamica porta a parlare sempre più di “empowerment” come processo di cambiamento nelle traiettorie sociali, un intervento sociale che dà agli individui la capacità di agire sulle proprie vite. Tuttavia, è cruciale che tali iniziative non siano solo delegate agli individui e agli attori locali, ma richiedono un coordinamento e una distribuzione responsabile delle azioni tra diversi attori a vari livelli.

Ilaria Beretta, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore

La povertà energetica si configura come sotto-categoria della ‘povertà’

A livello europeo, la definizione e la misurazione della povertà energetica mancano di un accordo uniforme. In Italia, la Strategia Energetica Nazionale del 2017 identifica come la difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici o come vulnerabilità energetica quando l’accesso a tali servizi implica una distrazione di risorse superiore a un valore normale.

Secondo l’Osservatorio Italiano sulla povertà energetica (OIPE), nel 2021 l’8,5% delle famiglie italiane, circa 2.200.000, si trovava in condizioni di povertà energetica, con una media europea intorno all’8%. Le principali cause includono reddito basso, costo elevato dell’energia, condizioni abitative precarie e scarsa efficienza energetica.

La povertà energetica varia notevolmente tra le regioni italiane, con le Marche al 4,6% e la Calabria al 16,7%. Fattori socio-demografici come minoranze etniche, composizione familiare, salute e livello di alfabetizzazione energetica incidono sulla vulnerabilità delle persone.

Gli interventi correttivi adottati finora, soprattutto di natura economica, non hanno dimostrato efficacia. La tendenza attuale è di adottare azioni multidimensionali, combinando aiuti economici interventi di efficientamento energetico, formazione, e campagne informative.

A livello europeo, di fronte all’aggravamento del fenomeno, è stata approvata la creazione di un Fondo Sociale per il Clima nel 2023. Questo fondo, operativo dal 2026 e finanziato con 65 miliardi di euro dall’UE, supporterà gli Stati membri nell’implementazione di misure di efficienza energetica, inclusi isolamento domestico, pompe di calore, pannelli solari e mobilità elettrica. Il fondo potrà anche fornire sostegno diretto al reddito, coprendo fino al 37,5% dei nuovi Piani Sociali Climatici nazionali.

Carlo Colloca, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università degli Studi di Catania

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