Un primo passaggio significativo per comprendere come la Cina si collochi rispetto al conflitto Russo-Ucraino è la lettura del documento ufficiale pubblicato dal governo in occasione del primo anniversario dello scoppio della guerra. In esso sono riepilogati i 12 principi che delineano “La posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Nel testo si afferma con forza la necessità, da un lato, di rispettare la sovranità di tutti i Paesi, la loro indipendenza ed integrità territoriale. Dall’altra lato, si sottolinea l’urgenza di abbandonare una mentalità da “guerra fredda”, per cessare le ostilità e riprendere i colloqui di pace, lavorando al contempo alla risoluzione della crisi umanitaria e alla protezione dei civili.
Le dichiarazioni di Geng Shuang e Xi Jinping
Nell’aprile 2024, Geng Shuang, vice rappresentante permanente della Cina presso le Nazioni Unite, aveva ribadito le preoccupazioni della Cina per un conflitto che si stava complicando e protraendo, con una situazione umanitaria sempre più grave. “Non ci sono vincitori nei conflitti o nelle guerre. La soluzione politica rappresenta l’unica via d’uscita possibile dalla crisi ucraina”, aveva dichiarato al Consiglio di Sicurezza.
Ad aprile 2024 era stato direttamente Xi Jinping a delineare ciò che “deve essere fatto” per risolvere il conflitto, ponendo l’accento su 4 punti. “In primo luogo, dovremmo dare la priorità al mantenimento della pace e della stabilità e astenerci dal cercare guadagni egoistici. In secondo luogo, dobbiamo raffreddare la situazione e non aggiungere benzina al fuoco. In terzo luogo, dobbiamo creare le condizioni per il ripristino della pace e astenerci dall’esacerbare ulteriormente le tensioni. In quarto luogo, dobbiamo ridurre l’impatto negativo sull’economia mondiale e astenerci dal minare la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali”.
La posizione ufficiale della Cina
In questa logica, va interpretata anche la posizione cinese rispetto alla Risoluzione Onu votata a febbraio 2025 sul conflitto.
La risoluzione preparata dall’Ucraina e dai suoi alleati europei prevedeva la difesa del concetto di integrità territoriale e condannava l’invasione russa. Tale risoluzione è stata adottata con 93 voti favorevoli, 18 contrari e 65 astensioni. Gli Stati Uniti hanno votato contro, la Cina si è astenuta. In quello stesso giorno, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una brevissima risoluzione presentata degli Stati Uniti che chiedevano la “rapida fine della guerra” senza però citare la Russia come aggressore e senza far riferimento alla sovranità e alla integrità territoriale di Kiev, come era invece stato sancito in Assemblea. Dal comunicato stampa del rappresentante cinese all’ONU, a giustificazione della posizione di voto cinese, emergono segnali rilevanti per l’Europa: la Cina riconosce la necessità di una pace concordata e mediata dall’Europa stessa.
Si afferma infatti che “la Cina sostiene l’accordo tra Stati Uniti e Russia per l’avvio di colloqui di pace. La Cina si aspetta che tutte le parti e le parti interessate partecipino ai colloqui di pace al momento opportuno, in modo da trovare una soluzione giusta e duratura che tenga conto delle preoccupazioni di ciascuno e raggiungere un accordo di pace vincolante accettabile per tutte le parti interessate. Poiché i combattimenti si svolgono sul territorio europeo, l’Europa dovrebbe fare la sua parte per la pace, unendosi a tutti gli altri Paesi”.
Rispetto a queste prese di posizione, va però evidenziato come negli stessi giorni del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente cinese Xi Jinping abbia tenuto un colloquio telefonico con Putin per ribadire la partnership “senza limiti” con la Russia, siglata proprio pochi giorni prima l’avvio del conflitto nel 2022.
Le implicazioni economiche e il ruolo dell’Europa
E’ innegabile che i legami economici tra Cina e Russia siano cresciuti a seguito del conflitto. Qui l’approccio pragmatico cinese emerge in modo molto chiaro: il valore delle importazioni e delle esportazioni con la Russia ha raggiunto 237 miliardi di dollari nel 2024. Nel 2023 si è riscontrata la crescita maggiore delle relazioni commerciali: + 32,7% dell’interscambio, +53,9% delle spedizioni cinesi in Russia; + 18.6% delle importazioni cinesi dalla Russia. La Russia fornisce oltre 2 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre la Cina vende soprattutto macchinari ed apparecchiature elettroniche.
Secondo alcuni analisti, le relazioni economiche tra le due nazioni permetterebbero alla Russia di sostenere il conflitto, non solo attraverso i proventi dalla vendita del petrolio, ma anche grazie all’acquisizione di tecnologie dual use. A fronte di queste critiche, in un altro importante appuntamento internazionale del mese di febbraio – la 61a Conferenza sulla sicurezza di Monaco – Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, ha dichiarato che la Cina non smetterà di acquistare il gas russo perché ciò renderebbe la Cina stessa insicura.
La partecipazione di Wang al meeting in realtà ha fatto emergere un dato politico molto importante: il richiamo ad una necessaria alleanza con l’Europa per la pace in un contesto “multipolare”. L’avvicinamento tra Trump e Putin potrebbe essere una storica occasione per Cina ed Europa di far convergere le proprie posizioni e rafforzare le relazioni diplomatiche. “Il peggior risultato possibile per l’Europa sarebbe un accordo di pace tra Stati Uniti e Russia, a cui poi si aggiungerebbe la Cina, da cui l’Ucraina e l’Europa sarebbero completamente escluse”, commentava qualche giorno fa un esperto su Chathamhouse.
La cooperazione su un piano di pace multilaterale, in stretta alleanza con l’Europa, darebbe alla Cina la possibilità di dimostrare concretamente il suo effettivo impegno verso un ordine mondiale sostenuto dal multilateralismo, attraverso le Nazioni Unite. Al di là delle dichiarazioni ufficiali e dell’approccio molto pragmatico tenuto sino ad ora, come i dati sul commercio con la Russia mostrano in modo netto.