Anatomia di una caduta
“Ricchi ricchi e poveri poveri”: un titolo che sembra una provocazione, ma che descrive con precisione la situazione italiana. Come ha sottolineato il giornalista Riccardo Staglianò, curatore della settima edizione del Jobless Society Forum, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui i salari reali medi sono diminuiti negli ultimi trent’anni. A questo declino hanno contribuito fattori complessi: la precarizzazione del lavoro, una pressione fiscale che non premia l’equità, ma anche un sistema produttivo che ha smesso di investire davvero nelle persone e nelle competenze. In questo contesto, l’innovazione può e deve diventare un motore per invertire la rotta. Non un fine in sé, ma uno strumento per creare occupazione di qualità, ridurre i divari territoriali e sociali, e generare benessere diffuso. Il Cluster Innovazione del Forum porrà l’accento proprio su questo punto: la trasformazione tecnologica può – se ben governata – costruire lavoro, non distruggerlo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati world inequality database
(consultati: Gennaio 2024) (grafico creato da Openpolis)
RESTART, un programma per il lavoro di qualità
Un esempio concreto arriva dal programma RESTART, il più ambizioso progetto italiano di ricerca e innovazione nelle telecomunicazioni, finanziato dal MUR con fondi PNRR per 116 milioni di euro. Ma più che un semplice investimento in ricerca e tecnologia, RESTART rappresenta una visione: utilizzare l’innovazione come leva per creare “buona occupazione”, valorizzando competenze, territori e persone.Il progetto si articola in sette missioni, tra cui lo sviluppo delle infrastrutture, il trasferimento tecnologico, la valorizzazione delle competenze e la riduzione dei divari territoriali. Un’attenzione particolare è rivolta alla formazione di giovani ricercatrici e ricercatori, con 300 nuove assunzioni – molte delle quali femminili – e programmi di dottorato pensati per alimentare l’ecosistema della ricerca anche oltre la durata del progetto. La missione 5, in particolare, lavora per rafforzare la connessione tra formazione universitaria e mondo del lavoro, promuovendo percorsi condivisi tra atenei e imprese. In un settore come quello delle telecomunicazioni, dove oltre il 60% delle posizioni aperte è di difficile copertura, la formazione è cruciale. E in Italia, nonostante un eccellente sistema accademico, i laureati nel settore sono ancora troppo pochi.
RESTART prova a colmare questo gap
Rilanciando il ruolo degli ingegneri delle comunicazioni come figure chiave della transizione digitale. Oltre alla formazione, il programma ha creato una rete di 32 progetti e laboratori distribuiti sul territorio, con un’attenzione marcata al fon – cui è stato destinato il 40% delle risorse. Questo approccio inclusivo contribuisce a ridurre le storiche diseguaglianze territoriali, valorizzando i talenti locali e sviluppando competenze endogene. È questa la vera “buona occupazione”: quella che non solo offre un reddito, ma permette alle persone di crescere, contribuire e restare nei propri territori.

Per un governo consapevole dell’innovazione
Ma l’innovazione non è neutra. Come ci ricorda il lavoro analitico svolto da RESTART con metodologie di technology foresight, gli scenari futuri dipendono da scelte strategiche (. Chi guida l’innovazione? Come viene distribuito il valore creato? Se lasciata al solo gioco del mercato, rischia di rafforzare disuguaglianze e rendite. Al contrario, un governo dell’innovazione consapevole può trasformarla in un bene pubblico, capace di generare crescita inclusiva.
Il settore delle telecomunicazioni
Oggi in sofferenza a causa di tariffe troppo basse e mancanza di investimenti – è un caso esemplare. Le reti digitali sono ormai un’infrastruttura critica come l’elettricità o i trasporti. La loro evoluzione non può essere affidata a dinamiche casuali o puramente concorrenziali. Servono regole, visione e, soprattutto, investimenti lungimiranti. Nel suo report sulla competitività europea, Mario Draghi ha indicato chiaramente la necessità di rafforzare le telecomunicazioni come asset strategico. Perché la digitalizzazione non è solo una questione di tecnologie, ma riguarda il nostro modo di vivere, produrre, educare e curare. E soprattutto, riguarda il lavoro. In conclusione, RESTART dimostra che è possibile un’innovazione che crea posti di lavoro, riduce le diseguaglianze e prepara le persone al futuro. Ma questo accade solo quando la tecnologia viene accompagnata da politiche intelligenti, istituzioni forti e una visione collettiva. Serve un nuovo patto sociale, in cui l’innovazione non sia fine a sé stessa, ma strumento per costruire una società più giusta, coesa e generativa.
