Da quando Trump è tornato al potere, circa 500 tra studenti, ricercatori e docenti universitari (molti originari di paesi a maggioranza musulmana e non bianchi) si sono visti revocare il proprio visto e/o sono stati -e ancora sono- internati in vari luoghi di detenzione, lontano dai loro famigliari, e senza che abbiano commesso alcun crimine. Il più noto è un laureato della Columbia University, Mahmoud Khalil, che era stato coinvolto nelle proteste dello scorso anno contro la guerra a Gaza. Di recente anche quattro studenti dell’ università dove insegno, la Fordham University di New York, sono stati privati del loro visto, non si sa per quali motivi. La presidentessa di Fordham ha diramato un comunicato di sostegno agli studenti e di impegno a favore dei principi di libertà accademica cui l’università si ispira.
La revoca dei visti e gli arresti fanno parte dell’ attacco a tutto campo che il Trump 2.0 ha sferrato alle universitá, alla loro autonomia e alla loro libertá di espressione garantita dal primo emendamento della Costituzione americana. Un’altra misura è stata la proibizione dell’ applicazione dei principi DEI (diversitá, equitá, inclusione) pena la revoca dei fondi federali. Per la destra estrema del MAGA quei principi, che dovrebbero aiutare le minoranze storicamente svantaggiate, sono i nemici da abbattere perché sarebbero il prodotto di una visione “politicamente corretta” o woke del mondo e svantaggerebbero i bianchi, instaurando il cosiddetto razzismo al contrario, l’unico che secondo i trumpiani esiste.
Tuttavia l’attacco non è cominciato con questa amministrazione. Da alcuni anni i Repubblicani al potere in stati come la Florida e il Texas si sono lanciati nell’attacco di tutto quello che considerano woke e/o antiamericano se non addirittura marxista, escludendo dai curricoli di base dei college i corsi che includono la critical race theory, che denuncia il razzismo strutturale della societá americana, o la cosiddetta “teoria gender,” che ammette l’esistenza di identificazioni non binarie.

Guerre culturali e distrazione di massa
Si tratta di un ennesimo episodio, ma assai più grave dei precedenti, delle guerre culturali che la destra americana combatte almeno dagli anni Ottanta del secolo scorso. Con questa forma di distrazione di massa, vuole colpire non solo le principali istituzioni che producono pensiero critico nel Paese, ma anche tutto il dissenso politico, e in particolare quello che si è di recente espresso sulla politica estera americana in Medio Oriente che ignora i diritti dei palestinesi.
Nell’autunno scorso il Congresso aveva infatti imposto le audizioni dei presidenti di alcuni delle maggiori università accusandoli di aver lasciato che gli studenti pro-palestinesi creassero un clima ostile agli studenti ebrei, un’accusa che ignorava il fatto che molti degli studenti che protestavano erano in realtà essi stessi ebrei americani che dissentivano dalle politiche di Netanyahu e di Biden. La censura trumpiana si è ora abbattuta anche su interi dipartimenti come quello di studi mediorientali, asiatici e africani a Columbia, che è stato posto sotto un’amministrazione controllata.
L’antisemitismo esiste, ma la lotta contro di esso che Trump e i Repubblicani dichiarano di fare – usando una definizione estremamente estesa e contestata del termine – è del tutto strumentale e non puó che accrescerlo, per non parlare del fatto che Trump non è assolutamente credibile dato che in realtà simpatizza con l’estrema destra antisemita come ha dimostrato il suo atteggiamento apologetico verso i neo-nazisti che manifestavano a Charlottesville nel 2017 urlando slogans come “gli ebrei non ci sostituiranno.”
Nuovo maccartismo e resistenza
La repressione massiccia del dissenso non è una novitá negli Stati Uniti, ma ció che è nuovo nel Trump 2.0 è l’attacco a tutto campo anche alla ricerca scientifica che si svolge nelle universitá e che ha un’ importanza enorme anche per l’economia. La sospensione dell’erogazione di miliardi di fondi pubblici è una forma di ricatto per costringere le universitá a accettare le richieste del governo riguardanti l’abolizione delle politiche DEI, il (presunto) antisemitismo, nonché la cooperazione con il governo nell’esecuzione delle sue politiche sull’immigratorie, ma ha un impatto devastante anche sulla societá nel suo complesso. È un maccartismo anche peggiore dell’originale.
Finora gli amministratori di alcune grandi università come Columbia -che giá l’anno scorso non aveva saputo o voluto difendere gli studenti che protestavano – avevano ceduto ai ricatti del Trump 2.0. Tuttavia, forme di resistenza stanno emergendo e di recente un’ottantina di universitá – tra cui Fordham – hanno dato il loro appoggio alla causa intentata dall’American Association of University Professors contro l’arbitraria revoca dei visti accademici agli studenti stranieri. Sempre l’AAUP ha anche fatto causa con Harvard al governo federale contro il taglio dei fondi (ed è di questi giorni il rifiuto di Harvard delle ultime e assurde richieste del governo per la concessione dei fondi). Ma se l’esecutivo non ubbidisce alle sentenze del potere giudiziario, come si sta già verificando, la società dovrà reagire in ben altri modi per fermare l’illegalità dilagante e l’autoritarismo del potere politico. Prima che sia troppo tardi.