Capire le disuguaglianze
Il dibattito sulle diseguaglianze economiche e sociali è ricco e articolato. La discussione recente si è concentrata sull’accrescimento della ricchezza dell’1% più ricco e sull’espansione dell’area della povertà, ma la questione è molto più ampia. Amartya Sen si chiedeva: diseguaglianze di cosa? Una domanda centrale, poiché cercare di ridurre una forma di diseguaglianza può alimentarne un’altra. Oltre a reddito e ricchezza, sono rilevanti anche l’educazione (capitale umano), la salute, l’ambiente socio-geografico e, soprattutto, la distribuzione del potere. Per affrontare strategicamente il problema, diventa quindi cruciale analizzare la composizione e l’evoluzione delle classi sociali.

Fonte: The Concentration of Personal Wealth in Italy 1995-2016, P. Acciari, F. Alvaredo, and S. Morelli
Le classi sociali secondo Sylos Labini
Nel suo Saggio sulle classi sociali (1974), Paolo Sylos Labini propone una tripartizione in borghesia, proletariato e classi medie, rompendo con la visione marxista classica fondata sulla dicotomia borghesia/proletariato. La sua analisi prendeva atto della crescita delle classi medie e della conseguente crisi della strategia politica del PCI, basata sulla presunta centralità del proletariato come forza trainante del cambiamento. Sylos proponeva invece un’alleanza progressista, capace di coinvolgere ampi settori delle classi medie, con l’obiettivo di perseguire una distribuzione meno diseguale del potere attraverso riforme di struttura, come suggerito da Riccardo Lombardi.
Sylos Labini metteva in guardia contro la tendenza a considerare le classi come entità statiche e oggettive. Le classi sociali sono categorie analitiche, costruite dagli studiosi, e perciò discutibili e adattabili ai cambiamenti. Non si vedono “borghesi” e “proletari” dalla finestra, ma individui che si possono raggruppare secondo criteri diversi. Perché tre classi e non due o dieci? Classi o ceti? Ogni scelta dipende dallo scopo dell’analisi. La tripartizione proposta da Sylos è uno strumento per comprendere la realtà sociale in trasformazione, purché si tenga conto della differenziazione interna, in particolare delle classi medie.
Un’ulteriore dimensione analitica riguarda l’evoluzione della divisione del lavoro. Le due leggi di Babbage descrivono due spinte contrapposte: la proletarizzazione dovuta alla semplificazione dei compiti lavorativi e la tendenza opposta alla qualificazione dovuta all’automazione. Quando prevale quest’ultima, si osserva un innalzamento generale del livello sociale dei lavoratori.
Capitalismo finanziario
Per comprendere le diseguaglianze nel tempo, è utile ricorrere al concetto di “fasi del capitalismo”. Hyman Minsky ha descritto l’attuale fase come money manager capitalism, dominata dalla finanza. Questa fase ha cambiato profondamente il funzionamento dell’economia: le decisioni si prendono in tempi sempre più brevi, accentuando le diseguaglianze di reddito, ricchezza e potere.
Parallelamente, assistiamo al passaggio dall’economia materiale a quella del settore qualificativo: ricerca, insegnamento, tecnologie digitali. Le nuove classi medie nate dalla finanziarizzazione tendono ad assumere atteggiamenti conservatori, mentre quelle impiegate nei settori ad alta qualificazione sono più aperte a visioni progressiste. A ciò si aggiunge il tema cruciale della mobilità sociale, cioè la possibilità per le nuove generazioni di migliorare la propria condizione rispetto a quella ereditata. Tutti questi elementi sono indispensabili per elaborare strategie di cambiamento sociale consapevole, anche se le risposte restano sempre provvisorie e in evoluzione.