La febbre dell’intelligenza artificiale:
una nuova bolla a Wall Street?

 


Articolo tratto dal N. 51 di I nuovi oligarchi digitali Immagine copertina della newsletter

Lo scontro tra due capitalismi finanziari

Durante la campagna elettorale di Donald Trump contro Kamala Harris è emerso con chiarezza il contrasto tra due pezzi del capitalismo finanziario americano. La prima componente è quella che ha dominato e sta dominando gran parte dell’economia internazionale, incentrata sul monopolio della raccolta del risparmio e sul controllo delle principali società mondiali, a cominciare dalle big tech, ad opera di pochissimi grandi fondi, capaci di acquisire un peso decisivo anche nella gestione degli intermediari bancari.

Tali fondi erano palesemente schierati dalla parte dei democratici, traendo. vantaggio dalla normativa di favore sulle partecipazioni incrociate, dagli stimoli ai salvataggi bancari e dai tassi alti praticati dalla Federal Reserve di Jerome Powell, destinati a mettere fuori gioco i loro concorrenti.

Il capitalismo finanziario di Trump 

Contro questo capitalismo delle Big Three” – Black Rock, Vanguard e State Street – dai tratti decisamente monopolistici, si è collocata la componente finanziaria che ha scommesso su Trump. In tale componente erano e sono presenti grandi e piccoli fondi hedge, in cui sono impegnati gli attuali ministri di Trump come Scott Bessent e Howard Lutnick, i sostenitori del private equity e i fautori delle criptovalute, a cominciare da Peter Thiel e Paul Atkins, ora presidente della Securities and Exchange Commission. Per un simile gruppo, le regole” delle Big Three non funzionavano: i tassi alti rendevano e rendono difficile l’approvvigionamento per fare le speculazioni e le acquisizioni a leva, le norme stringenti sulle criptovalute ne paralizzavano il mercato” e l’eccessivo peso assegnato alle grandi banche, legate alle stesse Big Three, indeboliva la disintermediazione, il rapporto diretto” con i risparmiatori tanto caro agli scommettitori d’assalto. Peraltro, la finanza” di Trump immaginava una dollarizzazione meno onerosa, in termini di tassi, e più legata al ricorso alle stablecoin, convertibili in dollari, magari sostenendo anche il pericolante debito federale.  

Una gigantesca bolla finanziaria 

Trump ha vinto e ha scelto una squadra che rappresenta il suo capitalismo finanziario, caratterizzato da connotazioni politiche di estrema destra. Cosa succederà ora in questo scontro? Intanto occorre dire che ci sono settori, nelle mani delle Big Three, che per Trump sono vitali, a cominciare dal gas naturale e dal petrolio – a maggior ragione dopo l’esplosione della crisi mediorientale –, dagli armamenti, dall’automotive e, ovviamente, dall’innovazione tecnologica.  

Per Trump è essenziale anche che la gigantesca bolla finanziaria in essere negli Stati Uniti, la vera e propria ipervalutazione delle società quotate e sostenute dalla liquidità dei grandi fondi, non scoppi tutta insieme perché travolgerebbe l’intero sistema-paese; uno scoppio, in realtà, innescato proprio dalle stesse politiche di Trump in materia commerciale e dal conflitto interno al capitalismo statunitense. 

In estrema sintesi si tratta di una bolla finanziaria costruita sulla narrazione di una grande intesa, garantita dal potere politico, in grado di tenere insieme il capitalismo finanziario più forte del mondo e ora in buona misura in logoramento. 

Dunque, è probabile che le tensioni tra le due componenti del capitalismo finanziario Usa trovino elementi di almeno parziale ricomposizione, destinata però a segnare un riequilibrio negli assetti del potere con un maggior peso dei più stretti sostenitori di Trump, come dimostra la bolla dell’intelligenza artificiale. Il titolo di Oracle, l’azienda informatica specializzata in servizi cloud e stoccaggio dati, in una sola seduta di Borsa, ha guadagnato il 40%, portando la capitalizzazione della società non lontana dai 1000 miliardi di dollari. Era già salito del 45% nelle giornate precedenti. I numeri reali parlano di un fatturato di 57 miliardi di dollari, quattro in più rispetto al 2024. e di un utile netto di 12 miliardi, due in più dell’anno precedente.

Numeri importanti, quindi, ma che forse non giustificano un’esplosione come quella registrata in pochissime sedute, su cui hanno pesato molto, invece, la stretta vicinanza a Trump, le commesse del Pentagono, l’iniezione di liquidità dei grandi fondi e l’accordo, poi annunciato, con Open AI, che segna una sorta di cartello dell’Intelligenza artificiale in cui figurano Larry Ellison, Peter Thiel, Black Rock con il pieno avallo della presidenza Trump.  

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