“Signore e signori, ecco l’ultimo bollettino dell’Intercontinental Radio News… il professor Morse della McGill University riferisce di aver osservato tre esplosioni sul pianeta Marte…”.
Era il 30 ottobre 1938. Diversi americani furono presi dal panico mentre ascoltavano la radio.
Al microfono c’era Orson Welles, con quella che la storia ricorderà come la prima grande bufala: la simulazione di un attacco da Marte, con finti giornalisti sul campo. Una burla che oggi si sarebbe diffusa alla velocità della rete digitale globale, allora inesistente.
Eppure, a guardare le bufale odierne, sembra che non abbiamo fatto tutti i progressi necessari per difenderci, pur con tutta la tecnologia a disposizione. Anzi il problema sta proprio nello strapotere incontrastato delle Big Tech.

2016: l’anno in cui è cambiato tutto
Lo scandalo delle interferenze russe e le fake news sulle elezioni presidenziali USA del 2016 ha aperto un dibattito sui rischi della disinformazione per la democrazia. Ma in quella campagna elettorale, che si concluse con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, nello stesso anno in cui la Gran Bretagna decideva di lasciare l’Unione europea con il referendum per la Brexit, furono bollate come interferenze russe anche i dispacci diffusi da Wikileaks su Hillary Clinton, la candidata dei Democratici contro il tycoon. Eppure, erano mail autentiche rese pubbliche da Julian Assange, già noto per aver svelato crimini americani in Iraq, vittima di persecuzione giudiziaria per oltre 10 anni.
Più che costruirci una corazza sociale contro le bufale che inquinano il dibattito, finiamo spesso vittima della strumentalizzazione della disinformazione a seconda delle convenienze geopolitiche. E così l’accusa di censura o di diffusione di fake news finisce per essere solo argomento di scontro tra quei partiti e movimenti che hanno meno a cuore i principi della democrazia liberale, trumpiani o filo-Putin che siano, e le forze di establishment, vittime della nuova ondata nazionalista globale, incapaci di difendere i bastioni democratici piantati dopo la Seconda guerra mondiale. Senza soluzioni vere per risolvere il problema.

La filosofia MAGA contro l’Europa
La nuova amministrazione Trump si è presentata all’Europa con il discorso del vicepresidente JD Vance alla conferenza sulla sicurezza a Monaco, un atto d’accusa all’Ue, che, secondo la filosofia Maga, censura l’ultradestra, a partire dall’Afd, forza tedesca con scandali di revanscismo nazista sulle spalle, ultra-sponsorizzata su X, la piattaforma di Elon Musk.
E per paura di perdere il sostegno americano sulla sicurezza e la difesa contro Putin, l’Unione Europea è paralizzata, incapace di rispondere con le leggi contro la diffusione della disinformazione online approvate nella scorsa legislatura.
L’indagine di Bruxelles su X è ancora aperta, nonostante le evidenze denunciate in via preliminare già a luglio 2024: la piattaforma di Musk “non rispetta la legge sui servizi digitali nei settori chiave della trasparenza, utilizzando modelli oscuri e quindi fuorviando gli utenti, non fornendo un adeguato archivio pubblicitario e bloccando l’accesso ai dati per i ricercatori”.

Una risposta globale alle fake news
È proprio a partire da queste ‘dipendenze’ geopolitiche che andrebbe costruita una risposta globale alle bufale che minacciano la buona informazione e la stessa democrazia liberale.
Bisognerebbe incidere laddove abita il potere di diffondere la disinformazione, mettere nel mirino le Big Tech e i loro monopoli online, rendere la regolamentazione tecnologica un tema quotidiano nel dibattito pubblico per sviluppare una consapevolezza sociale sulle piattaforme, che hanno tanti lati positivi ma anche tante insidie.
Ma non si può arrivare lì dove le bufale circolano senza alcun controllo, nei circuiti ‘chiusi’ come Telegram o Whatsapp, se non si rovescia il sistema di connivenza tra politica e aziende, le incontrastate sliding doors che spesso premiano i funzionari pubblici con incarichi ben pagati nella Silicon Valley.
E andrebbe decisamente rivisto il meccanismo che lascia alle piattaforme private il controllo totale delle infrastrutture e degli algoritmi decisivi per la comunicazione.

Schiacciati tra la Casa Bianca e le Big Tech
C’è un problema di informazione e responsabilità di chi la produce, certo. Ma soprattutto c’è un problema di sistema. Oggi siamo schiacciati tra la Casa Bianca, alleata delle Big Tech, e la Cina, che usa la tecnologia per il controllo sociale.
L’Europa aveva velleità regolatorie, ma senza una sua industria di settore non sa farsi rispettare, in tempi che sembrano ancora più spietati di quelli di Orson Welles, almeno per la superficialità con cui vediamo crollare le certezze degli ultimi 80 anni.
Almeno, il regista e attore americano sentì il dovere di chiarire con gli ascoltatori a fine puntata: “Sono Orson Welles, signore e signori, fuori dal personaggio, per assicurarvi che ‘La guerra dei mondi’ non ha altro significato se non quello di essere l’intrattenimento di Halloween che intendevamo offrirvi…”.
Oggi l’acchiappafantasmi delle fake news ancora non l’abbiamo preso.
