Come siamo arrivate qui?
La lunga storia del lavoro delle donne, in breve


Articolo tratto dal N. 61 di Non è un lavoro per donne Immagine copertina della newsletter

Quanta strada è stata percorsa rispetto al passato?

In Italia poco più di una donna su due in età da lavoro (15-64 anni) ha un’occupazioneun numero tra i più bassi nell’Unione Europea. In Spagna, un paese con cui condividiamo molti tratti storici e culturali, quasi due donne su tre lavorano, e la distanza tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile è la metà che da noi (9 punti percentuali contro quasi 18) (Eurostat 2024).  

Perché? È impossibile non chiederselo, anche se bisogna resistere alla tentazione di cercare una risposta semplice: le radici di questi divari affondano in una storia più che secolare, di cui ancora non conosciamo tutto.

Però guardare indietro può aiutare a valutare il percorso che ci ha portato dove siamo ora, rispondendo a domande che vengono ancora prima di quel “perché” così ambizioso: quanta strada abbiamo fatto rispetto al passato? Stiamo ancora facendo progressi o stiamo rallentando? Come siamo arrivate qui?  

Partiamo dalla storia meno recente dell’occupazione femminile in Italia. Al contrario di quanto si può pensare, i dati ci dicono che per quasi tutta la storia postunitaria del nostro paese – dal 1861 in poi – il tasso di occupazione femminile è diminuito, non aumentato.

Durante il processo di modernizzazione che ci ha traghettato da un sistema produttivo tradizionale, prevalentemente agricolo, ad uno industriale, capace di crescere rapidamente, le donne hanno abbandonato la forza lavoro in massa.

In Italia, una donna su due in età da lavoro (15-64 anni) ha un’occupazione. E' il dato più basso d'Europa
In Italia, una donna su due in età da lavoro (15-64 anni) ha un’occupazione. E’ il dato più basso d’Europa

Una crescente partecipazione al mercato del lavoro

La crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro che osserviamo oggi è un fenomeno nuovissimo, se lo misuriamo con l’orologio della storia. In Italia l’inversione di tendenza è avvenuta all’inizio degli anni ’70, non a caso dopo la fine dell’espansione economica più miracolosa della nostra storia. 

Perché “non a caso”? Il fatto che i ruoli di genere tradizionali, che assegnano alle donne la posizione di di angeli del focolare, si rafforzino anziché attenuarsi quando un’economia imbocca il sentiero della modernizzazione e della crescita rapida è un paradosso solo apparente.

La stessa cosa è accaduta, con tempi e intensità diverse, in tutti i paesi che oggi consideriamo “sviluppati”. L’economista Claudia Goldin – premiata nel 2024 con il Premio Nobel per l’Economia proprio per i suoi studi storici sui divari di genere – ha dato la spiegazione più nota di questo fenomeno, con riferimento agli Stati Uniti.

Secondo Goldin, l’aumento del tenore di vita medio delle famiglie durante le prime fasi dello sviluppo economico fa sì che più donne possano permettersi di non lavorare – o meglio, di abbandonare il lavoro retribuito e “specializzarsi” nel lavoro di cura.

Claudia Goldin
Claudia Goldin

“Il lavoro fuori casa”

Il lavoro fuori casa, soprattutto se svolto da donne sposate, soprattutto al difuori di un settore agricolo tradizionale che va contraendosi, non è visto di buon occhio dal senso comune: l’occupazione femminile tende a raggiungere il suo minimo proprio all’apice del processo di industrializzazione.

Più avanti – molto più avanti – l’espansione del settore dei servizi incrementa la domanda di lavori considerati appropriati e accessibili per le lavoratrici, il numero di figli per donna diminuisce, i divari di genere nell’istruzione si chiudono, le opinioni diffuse sui ruoli di genere cominciano a cambiare, e le donne rientrano nella forza lavoro.

In generale, quindi, la dinamica storica dell’occupazione femminile segue una forma a U.

La morale di questa storia non è, naturalmente, che in passato le donne godevano di un’uguaglianza che poi hanno perduto, e che stanno faticosamente cercando di recuperare.

Anche se in Italia alla fine dell’Ottocento la maggior parte delle donne era impegnata in una qualche attività lavorativa, tipicamente queste attività erano pagate poco, considerate marginali, e subordinate alla responsabilità primaria della cura della casa e dei figli: non esiste nessun “paradiso perduto” dell’uguaglianza di genere.

Al contrario, la U del lavoro femminile è una storia di continuità.

“Istruzione e lavoro fuori casa” per le donne, storicamente, non erano ben viste dalla società italiana

Sconfitte e conquiste

Le regole e le aspettative che condizionano le scelte delle donne sono incredibilmente stabili nel tempo. L’Italia era un paese povero, alla periferia dell’Europa: le profonde rivoluzioni economiche che lo hanno reso un paese ricco, istruito, longevo, sicuro e sano, si sono infrante contro la rigidità dei ruoli di genere, e la forza lavoro si è divisa in due gruppi, che hanno reagito in modo opposto al cambiamento.

Le donne hanno supportato la crescita economica soprattutto producendo servizi gratuiti per le proprie famiglie. 

Quindi tutto cambia perché nulla cambi?

Non proprio: nel 1971, stando alle serie storiche ricostruite dall’ILO, il tasso di attività per le donne tra i 15 e i 64 anni in Italia era intorno al 30% – il suo minimo storico – e negli ultimi decenni questa proporzione è cresciuta ininterrottamente. Molti altri indicatori di uguaglianza di genere sono migliorati nel tempo.

Non dobbiamo cadere nella trappola di sottovalutare le conquiste ottenute. Ma il processo di avvicinamento del tasso di attività femminile a quello maschile sta rallentando.

La distanza tra i due è diminuita di soli tre punti percentuali tra il 2010 e il 2020, e di nemmeno un punto dal 2020 al 2024: la convergenza non è mai stata così lenta. Le cose cambiano, è vero – ma occorre soprattutto farle cambiare, senza immaginare che le trasformazioni tecnologiche e lo “sviluppo” ci portino dove vogliamo arrivare. 

Donne riconvertite nell'industria bellica durante la Prima Guerra Mondiale
Donne riconvertite nell’industria bellica durante la Prima Guerra Mondiale, 1915