Pubblichiamo un estratto (pp 67-70) del libro “Rifeudalizzazione. La mutazione che sta disintegrando le democrazie occidentali” (Gramma, Feltrinelli, 2025) di Massimo De Carolis, per gentile concessione dell’autore e dell’Editore.

L’evoluzione trainata dalla finanza e dall’innovazione digitale non si è risolta solo in una crescita vertiginosa di questi due specifici settori, ma ha imposto una riorganizzazione interna di tutte le aziende e dunque una trasformazione generale del mercato e dell’economia capitalistica nel suo complesso.
Il concetto di finanziarizzazione, largamente utilizzato negli ultimi decenni, mette esplicitamente a fuoco i due momenti. Il termine indica infatti, in generale, “un modello di accumulazione in cui la realizzazione del profitto avviene primariamente attraverso canali finanziari piuttosto che attraverso il commercio e la produzione di merci”. Nella sua analisi della finanziarizzazione negli Stati Uniti, Greta Krippner distingue però con cura da un lato il peso crescente della finanza in senso stretto e dei settori Fire (Finance, Insurance, Real Estate); dall’altro, la riorganizzazione delle imprese non finanziarie, che hanno spostato sempre di più il loro capitale su attività di tipo finanziario, capaci di generare profitti maggiori. Seguendo questa traccia, possiamo dare al termine “digitalizzazione” un significato analogo, per designare allo stesso tempo tanto lo spostamento dei profitti complessivi verso le piattaforme digitali quanto la riorganizzazione interna delle aziende di ogni tipo per adeguarsi alle nuove tecnologie, con l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza e accrescere i profitti.
Nell’uno e l’altro caso, è la coesistenza dei due momenti il fattore decisivo. La finanza e l’hi-tech non si limitano a crescere più del resto dell’economia e ad assorbire una quota crescente dei profitti. Consolidando la propria centralità egemonica nel mercato, attirano le altre imprese nella propria orbita, ridisegnano le regole del gioco a cui tutti prendono parte e creano così un ambiente nuovo, al quale non c’è impresa che non debba adattarsi. Resta appena da aggiungere che, in entrambi i casi, la mutata configurazione del mercato si e propagata all’amministrazione pubblica, alle forme emergenti di impiego e di consumo, insomma alla vita sociale nel suo insieme.
L’evoluzione della societa/mercato degli ultimi decenni appare dunque scandita da due vettori – finanziarizzazione e digitalizzazione – che, in superficie, si presentano come due processi indipendenti e paralleli, non del tutto simultanei (il primo e per molti aspetti antecedente) ma regolarmente portati a intrecciarsi l’uno all’altro. L’esempio forse piu eclatante di un simile intreccio e stata l’esplosione della bolla speculativa legata alle dot-com, le imprese attive sulla rete alla fine degli anni Novanta del Novecento. Il crollo improvviso delle quotazioni azionarie all’inizio del Duemila, dopo qualche anno di euforia speculativa, porto gran parte delle aziende tecnologiche minori alla bancarotta e genero una crisi di liquidita che anticipava, per molti aspetti, la crisi finanziaria di qualche anno dopo.
L’intreccio era comunque destinato a riprodursi in senso inverso all’indomani della nuova crisi, quando le banche centrali reagirono inondando di liquidita il mercato per tamponarne il crollo. Trovandosi a disporre di enormi quantita di denaro a basso costo, i venture capitalists piu intraprendenti non trovarono sbocco migliore che le grandi imprese tecnologiche, le quali non avrebbero potuto trasformarsi in vere e proprie piattaforme digitali senza il supporto di un capitale finanziario cospicuo e paziente, disposto ad aspettare anche per anni prima che l’investimento potesse tradursi in profitti effettivi (Rahman e Thelen 2019). Fin qui, comunque, non abbiamo che intrecci occa-sionali tra due dimensioni del mercato che, almeno in superficie, restano sostanzialmente distinte. Occorre invece chiedersi se non si possa risalire a una radice comune, che permetta di leggere finanziarizzazione e digitalizzazione non come due processi indipendenti, ma come articolazioni di una stessa tendenza evolutiva. Un passo del genere è indispensabile per mettere alla prova l’ipotesi di una rifeudalizzazione del mercato e misurarne l’effettiva consistenza.