Cos’è la ricchezza, e perché è importante per la disuguaglianza 


Giacomo Gabbuti Giacomo Gabbuti
Salvatore Morelli  Salvatore Morelli 
Articolo tratto dal N. 54 di Il capitalismo nuoce gravemente Immagine copertina della newsletter

Cos’è la ricchezza, e perché è importante per la disuguaglianza? I ricchi sono sempre più al centro della scena e la loro capacità di influenzare la società aumenta. La raccolta “Non è giusta. L’Italia delle disuguaglianze (Laterza, 2025), a cura di Giacomo Gabbuti, di cui pubblichiamo un estratto, offre un quadro analitico del sistema economico italiano e delle sue iniquità, in una prospettiva globale, per capire a fondo la natura e le possibili correzioni per realizzare una società più giusta.  

Vai alla pagina

La recente evoluzione del capitalismo verso configurazioni sempre meno legate alla produzione e sempre più invece a forme «evolute» di rendita – dalla finanziarizzazione senza controllo alla mercificazione e messa a rendita di sempre più aspetti delle nostre vite grazie alle piattaforme e all’arretramento dello stato sociale – mettono la ricchezza, e i ricchi, sempre più al centro della scena. Il caso statunitense, grazie a figure come Donald Trump ed Elon Musk, chiarisce anche il motivo per cui nelle scienze sociali si associa la ricchezza al potere, e alla capacità dei ricchi di influenzare la società (…). 

Dopo aver discusso delle cause plausibili della crescita della ricchezza e della sua disuguaglianza, ci chiederemo cosa fare per invertire queste tendenze, a partire da misure di politica fiscale. Se la ricchezza cresce sempre di più, è sempre più diseguale e sempre meno «meritata», una prima soluzione è infatti spostare il peso della fiscalità generale – necessaria a garantire a tutte e tutti i servizi pubblici senza i quali i diritti sociali sanciti dalla nostra Costituzione rimangono semplici dichiarazioni di principio – dai salari ai patrimoni. 

La ricchezza privata è la somma del valore di mercato di immobili, terreni, oggetti di valore, piccole imprese familiari, conti di risparmio, investimenti in azioni, obbligazioni, titoli di stato, fondi di previdenza integrativa e assicurazioni vita. Per ottenere la ricchezza netta, a questo totale vanno sottratti i debiti, inclusi i mutui. L’accumulazione di ricchezza riveste dunque un ruolo fondamentale per il benessere delle famiglie, poiché offre una riserva di risorse su cui contare nei momenti di necessità – prevedibili, come il pensionamento, o improvvisi, come una malattia. Questo aspetto diventa sempre più cruciale di fronte ai cambiamenti strutturali del capitalismo, alle trasformazioni demografiche, alla crescente incertezza economica, all’instabilità del mercato del lavoro e alla riduzione della generosità dei sistemi di welfare pubblico, incluse le pensioni.

Inoltre, concentrarsi sui patrimoni è particolarmente rilevante, poiché, a differenza dei redditi, tendono a consolidarsi nel tempo, limitando la mobilità sociale e intergenerazionale e ponendo potenziali rischi anche per il funzionamento delle nostre democrazie liberali. Anche per questo, l’accumulazione di ricchezza al «top» può risultare anche accumulazione di potere: si pensi, per guardare solo agli aspetti più visibili, alle fondazioni, anche caritatevoli, con le quali personalità e famiglie affluenti «istituzionalizzano» la propria ricchezza, conferendo per generazioni ruolo, status e influenza alla propria discendenza.