Un nuovo modo di fare politica
Il 16 settembre del 2025, per la prima volta nella storia del Messico, una donna è stata protagonista del Grito de la Independencia, annunciato dal balcone del Palacio nacional in occasione del 215° anniversario della nascita degli Stati Uniti del Messico.
Claudia Sheinbaum, prima presidentessa della Repubblica nella storia del paese, vittoriosa nelle elezioni del 2 giugno del 2024 e in carica dal successivo 1° ottobre, è un leader politico indubbiamente originale nell’era dei populismi esasperati:
- Ricercatrice in scienze biologiche e di ingegneria ambientale della più grande università del continente (UNAM);
- Già membro messicano della Commissione ONU per il Climate Chang;
- Sindaca della capitale federale Città del Messico – una delle cinque città più popolose al mondo (l’area urbana comprende circa 22 milioni di abitanti);
- Erede di André Manuel López Obrador (AMLO): l’ideatore della “Quarta trasformazione”; fautore di un populismo pragmatico e movimentista e, soprattutto, il creatore di MORENA, il partito movimento di governo che richiama nel suo acronimo il colore della pelle della popolazione indigena e meticcia del Messico, citando non troppo implicitamente il simbolo più potente dell’identità nazionale, la Morenita del Tepeyac, la Vergine di Guadalupe.
Economia alla messicana
Al momento del grito, l’atto simbolico che rimanda all’insurrezione del 1810 promossa da Manuel Hidalgo y Costilla, la presidentessa aveva da appena due settimane presentato al Congresso il suo primo rapporto annuale sullo stato della nazione, intitolato Un Gobierno del Pueblo, para el Pueblo y con el Pueblo, in cui aveva orgogliosamente sciorinato una serie di dati piuttosto emblematici anche in ambito macroeconomico.
Tra tutti il calo della povertà dal 41,9% al 25,9%, la bassa inflazione, l’incremento nella produzione di energia elettrica e di idrocarburi liquidi, negli investimenti in politiche di sostenibilità ambientale, per i progetti comunitari e finalizzati all’inclusione sociale delle fasce più marginali della popolazione e nelle aree rurali.
Sheinbaum ha anche rivendicato successi del nuovo sistema anticorruzione e sul fronte del contenimento delle vittime di violenza attraverso il rafforzamento della Guardia nazionale, e della Strategia nazionale per la pace.
A fine ottobre del 2025 le vittime mensili di omicidi (1.461) sono calate del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2.293) a conferma di un trend consolidatosi nel corso dell’anno. In politica estera la presidentessa ha rivendicato la fiducia nel multilateralismo e nella cooperazione internazionale.
Al di fuori della retorica politica e delle critiche senza mezzi termini delle opposizioni sempre più polarizzate (il vecchio PRI ormai sempre più incapace di raccogliere consensi, il PAN di centro-destra spostati su una via sospesa tra liberismo e ricette filo-trumpiane) emergono una serie di dati piuttosto interessanti in questa fase di trasformazione dell’economia e della politica messicana.
Il primo riguarda la capacità di negoziazione con gli Stati Uniti di Donald Trump.
Un pilastro economico e finanziario
Nonostante la retorica della Casa Bianca su muro, i Bad hombres, le operazioni violente della ICE Police nelle comunità di chicanos di Chicago e East LA e le minacce sanzionatorie, il Messico rappresenta ormai un perno centrale e indissolubile del sistema economico e finanziario nordamericano.
Questo ha fortemente attenuato la politica protezionista di Washington: l’introduzione di dazi speciali su acciaio e alluminio è slittata più volte al pari dei dazi al 25% sui prodotti non compresi nell’accordo UMSCA ex NAFTA e Tijuana è oggi la frontiera con il più alto volume di scambi commerciali giornalieri al mondo.
Al contempo Città del Messico ha associato all’inestricabile sistema economico-finanziario nordamericano (in particolare in settori strategici come quello dell’automotive, energetico e biomedico) una prudente crescita di investimenti asiatici (giapponesi, sudcoreani e anche cinesi).
IL secondo punto (e al contempo incognita) riguarda la capacità di Claudia Sheinbaum di mantenere un populismo pragmatico che associ al trend positivo delle politiche di inclusione sociale e di rafforzamento delle reti comunitarie il contenimento della corruzione e dell’estrattivismo aggressivo nelle aree rurali e indigene (le più esposte).
Un percorso che chiama in causa anche i processi di democratizzazione rimasti incompiuti dopo la transizione post-priista degli anni Duemila e rimessi in discussione dalla 4T.
Incognite non banali riguardano in tal senso non solo il contenimento della violenza ma anche il mantenimento dell’esercito dentro limiti democratici e gli effetti della riforma del sistema giuridico, dopo l’introduzione di un articolato e contestato meccanismo di elezione dei giudici, compresi quelli della Corte suprema, subito segnato da un forte assenteismo.
Nuovi processi, nuove economie
Un capitolo a parte concerne il rilancio di politiche culturali originali, secondo una forte tradizione del paese, dopo una stagione di tagli poco costruttivi e nomine discusse durante la presidenza AMLO.
Infine c’è un tema delicato di natura politica per una presidentessa che gode del più alto consenso popolare del continente (74% secondo l’inchiesta Polls del 27 ottobre) e riguarda la sua capacità di emanciparsi dall’ombra di AMLO.
Recenti inchieste hanno coinvolto influenti personaggi della precedente amministrazione (in particolare figure accusate di legami con la criminalità organizzata vicine all’ex ministro dell’Interno Adan López).
Secondo alcuni analisti la situazione offre a Claudia Sheinbaum l’occasione di avviare un processo di autonomia nella continuità all’interno di MORENA che deve però tener conto di una serie di equilibri ed eredità complesse (e su cui pesa il plebiscito di metà mandato).
Lungo questi tre percorsi si gioca una partita forse decisiva per il futuro di un paese che in questa fase storica sembra godere di inediti margini di consolidamento anche in ambito extra-continentale e al quale anche l’Europa politica e culturale dovrebbe imparare a guardare senza pregiudizi e stereotipi, come già sembra fare da tempo quella economica e commerciale.