Costruire il manuale dell’economista consapevole 


Articolo tratto dal N. 57 di Fuori mercato: oltre la morsa del capitalismo Immagine copertina della newsletter

La storia del pensiero economico riporta l’insegnamento dell’economia in una dimensione critica, pluralista e umana. Rimettere al centro la consapevolezza delle origini e delle trasformazioni della disciplina significa formare economisti capaci non solo di leggere i dati, ma di comprenderne i presupposti e le implicazioni sociali. 

Par discutere che cosa significhi insegnare economia, oggi, la prima domanda che dovremmo porci è: che cosa vogliamo trasmettere ai nostri/e giovani? Vogliamo formare tecnici competenti, capaci di costruire modelli e leggere dati, oppure cittadini/e e studiosi/e in grado di interrogarsi criticamente sul sistema economico e sulle sue trasformazioni? La risposta non è scontata e dice molto sulla identità della disciplina economica. 

La competenza tecnica e la consapevolezza critica non sono dimensioni alternative, ma complementari. Tuttavia, la formazione economica contemporanea è fortemente sbilanciata verso la prima dimensione.

A partire dal secondo dopoguerra, i corsi universitari si sono progressivamente concentrati sulla tecnica, portando – prima negli Stati Uniti, poi in Europa ed Italia – all’abbandono dell’insegnamento della storia del pensiero e delle prospettive eterodosse.

La crescente formalizzazione e il consolidarsi del paradigma neoclassico hanno ridotto gli spazi di confronto pluralista, marginalizzando nell’insegnamento quelle componenti storiche e critiche che rendono l’economia una scienza viva e consapevole delle proprie radici.

L’economista “sapiente” di Keynes 

Tuttavia. Già John Maynard Keynes (1933, 1936), suggeriva che un buon economista deve essere, insieme, matematico, storico, uomo di Stato, filosofo – deve capire simboli e parole, il particolare e il generale. Questa idea ci ricorda che l’economia, prima di essere una tecnica, è una forma di conoscenza storicamente situata.

I sistemi economici evolvono nel tempo, proprio come le istituzioni, i valori e i contesti sociali in cui si manifestano. Senza una prospettiva storica, rischiamo di formare economisti “senza tempo”: capaci di applicare un modello, ma privi della consapevolezza di quando e perché quel modello è emerso, e se sia ancora rilevante.

La storia del pensiero economico non è quindi un semplice lusso intellettuale, ma strumento fondamentale per riflettere sull’oggi e sulla disciplina stessa.  

C’è tuttavia da considerare una dimensione pedagogica cruciale: come insegnare la storia del pensiero economico oggi? Spesso gli insegnamenti restano centrati sulla ricostruzione di una successione di “grandi economisti”: Smith, Ricardo, Marx, Marshall, Keynes, Friedman. Questa è una struttura utile, ma rischia di riprodurre una narrativa “eroica” e poco problematizzante.

Oggi è più utile insegnare storia del pensiero come un viaggio attraverso le idee, trasformandola in un vero e proprio laboratorio per esplorare teorie in continua evoluzione. Questo approccio ci aiuta a comprendere come diverse tradizioni – che siano classiche, keynesiane, istituzionaliste, femministe, etc. – abbiano cercato di affrontare problemi economici concreti del loro tempo, come la disoccupazione, la disuguaglianza, la crescita.

Insegnare la storia del pensiero economico può diventare l’opportunità per proporre una riflessione su come e perché l’economia sia arrivata a essere ciò che conosciamo oggi.

Pensiamo a come la rivoluzione marginalista ha gradualmente trasformato l’economia da scienza morale a scienza “esatta”, o a come il paradigma neoclassico ha plasmato l’idea di equilibrio e razionalità come elementi fondamentali dell’analisi. Ripercorrere criticamente questi momenti non significa sminuire i risultati della teoria economica moderna, ma piuttosto restituire un contesto, comprendere i limiti e riconoscere le alternative. 

Manuale del buon economista 

Come ha sottolineato Sheila Dow (2012), la storia del pensiero offre agli economisti una varietà di linguaggi e concetti che permettono di affrontare problemi complessi con maggiore apertura e flessibilità. Lo studio della storia è essenziale per mantenere viva la consapevolezza dell’aspetto sociale della teoria economia, consapevolezza che rischia di svanire a causa della crescente formalizzazione dei modelli.  

In questo contesto, la prospettiva storica diventa strumento per comprendere come le teorie economiche non siano verità assolute, ma risposte diverse a problemi storici specifici.

Insegnare la storia delle idee significa formare menti capaci di discutere i presupposti delle teorie, non solo di applicarle, significa lasciare spazio al pluralismo che non consiste nel “relativismo” ma nella capacità di riconoscere la varietà dei paradigmi, dei metodi e dei valori che sono presenti nella disciplina.

La storia del pensiero, in altre parole, invita a praticare la riflessività, quella capacità di interrogarsi continuamente sulle categorie che utilizziamo per descrivere il mondo economico.

Due sfide per insegnare economia oggi 

Bisogna ricordare, infine, che insegnare economia oggi presenta una doppia sfida: da un lato è essenziale mantenere il rigore analitico che conferisce credibilità alla disciplina, ma è altrettanto importante riaprire il dialogo con la storia, la filosofia, e le altre scienze sociali.

Tornare a riconoscere che l’economia è una scienza morale, che si occupa di scelte, di valori, e di visioni del mondo.

Per questo, come insegnanti e come studiosi, dovremmo tornare all’ immagine proposta da Keynes: l’economista come tecnico sì, ma anche come storico, filosofo e cittadino. Solo così potremo formare giovani capaci non solo di risolvere problemi, ma anche di capire che tipo di problemi valga la pena risolvere.

Bibliografia

Dow, S. C. (2012), Foundations for New Economic Thinking: A Collection of Essays, Palgrave Macmillan.

Keynes, J. M. (1933), Essays in Biography, Macmillan, London

Keynes, J. M. (1936), The General Theory of Employment, Interest and Money, Macmillan.

STOREP (2025), La storia deve essere il primo strumento di analisi nella cassetta delle economiste e degli economisti, documento del Consiglio Direttivo, disponibile su: https://www.storep.org/wp/la-storia-deve-essere-il-primo-strumento-di-analisi-nella-cassetta-delle-economiste-e-degli-economisti/