Gaza oltre l’odio 


Articolo tratto dal N. 53 di Gaza futura umanità Immagine copertina della newsletter

Genocidio non è solo contare i morti. Genocidio – ci ha ricordato in queste settimane Paolo Fonzi – è ricomprendere in quella parola le politiche volte allo sradicamento di un gruppo umano dal suo luogo di vita, ovvero dal luogo che ha vissuto e costruito come «casa».  

Si potrebbe dire questo numero di “Pubblico”, a due anni dagli avvenimenti aperti con il 7 ottobre 2023, sia una denuncia. Ma oltre alla presa d’atto di un presente tragicamente buio, ci siamo sforzati di gettare lo sguardo più in là per tentare almeno un passo verso il futuro. Ci siamo chiesti: c’è un dopo tra Gaza, Tel Aviv e Ramallah che non sia solo genicidio, o vendetta, o comunque insormontabilità del trauma?  

Tentare una risposta significa muovere dai punti fermi che caratterizzano questo nostro tempo per fare un bilancio – il meno accondiscendente possibile, anzi intransigente – di ciò che sta avvenendo; ma vuol dire anche raccontare storie che si propongono di contrastare la spirale di violenza e immaginare nuove grammatiche di convivenza.  

Anche solo nominare la parola “futuro” mentre Gaza viene rasa al suolo può sembrare una velleità quasi irrispettosa di chi ha il privilegio di scrivere e pensare lontano dai tank e delle bombe.  

Abbiamo scelto di dare parola a chi il presente lo subisce e a chi si impegna per un domani diverso, anche se va immaginato tra le macerie. Oltre l’odio.