Questa settimana Donald Trump ha iniziato a demolire l’Ala Est della Casa Bianca. Aveva promesso di non farlo, ma lo ha fatto comunque. La sua idea è quella di fare spazio alla costruzione di una sala da ballo di stile e proporzioni monarchiche.Non siamo ancora ai livelli delle ambizioni urbanistiche di Mussolini o di Napoleone III, ma non è consuetudine, per un presidente americano, distruggere parte della “casa del popolo”. Non è nemmeno chiaro se l’operazione sia legale. E tuttavia, dopo mesi di violazioni e abusi — dalle esecuzioni extragiudiziali nei Caraibi alle deportazioni di massa — questo gesto architettonico appare come la perfetta metafora del trumpismo al potere: una mescolanza di estetica wannabe fascist e illegalità sistematica, diretta a smantellare le istituzioni democratiche dall’interno.
L’autocrazia come progetto
Sono passati appena nove mesi dall’insediamento di Trump, ma un intreccio di comportamenti erratici e decisioni ideologiche profonde sta trasformando il sistema statunitense in un regime autocratico. È un fatto inedito nella storia americana moderna. Il trumpismo, fin dalle origini, ha previsto un culto del leader fondato su menzogna, ignoranza e violenza. Un populismo di estrema destra che vola troppo vicino al sole del fascismo.
Trump e il Partito Repubblicano stanno riscrivendo la Costituzione a loro immagine, spingendone i limiti fino al punto di rottura. Forse abbiamo superato la fase dell’erosione democratica ed entriamo ora in quella della demolizione controllata.
Già nel maggio 2024 avevamo previsto, sulle pagine di The New Republic, la possibile traiettoria dittatoriale di Trump. Avevamo considerato precedenti storici — Mussolini, Hitler, Franco — e crisi costituzionali americane, prendendo sul serio il manifesto trumpista Project 2025, che espone un progetto verso un’America post-democratica. Da gennaio, questa visione si sta materializzando: un Congresso repubblicano e una Corte Suprema a maggioranza conservatrice legittimano, anche se lentamente, la presa di potere del leader.
Come ogni autocrate, Trump ha usato i primi mesi di governo per aggirare la legalità e normalizzare quello che è inaccettabile in democrazie funzionanti. Trump sta frammentando la democrazia attraverso tre meccanismi interconnessi: centralizzare il potere federale, sovvertire lo stato di diritto e istituzionalizzare l’autoritarismo legale. Questi tre processi sono intenzionali e non accidentali e il loro risultato atteso è la trasformazione degli Stati Uniti da democrazia costituzionale liberale in un’autocrazia elettorale e illiberale.
Un esecutivo unificato e assoluto
i nove mesi di potere di Trump sono stati anche piuttosto scoordinati, spesso dominati da inefficienza e imprevedibilità. Trump non è chiaramente uno che riflette profondamente su ciò che dice o fa. Questo livello di ignoranza nei circoli più alti del governo degli Stati Uniti è, ovviamente, scioccante ma prevedibile. Le figure che ha promosso al suo gabinetto hanno un passato tragico: ciarlatani, adulatori e, soprattutto, persone prive di vera competenza. Ma conta anche su tecnocrati trumpisti, aspiranti fascisti da scrivania pronti a compiere l’opera di distruzione antidemocratica.
Gli ideologi trumpisti sono convinti sostenitori della “teoria dell’esecutivo unitario”, secondo cui il Presidente degli Stati Uniti è l’unica autorità sul ramo esecutivo. Sebbene le amministrazioni precedenti, come quelle di Ronald Reagan e George W. Bush, abbiano testato questa teoria, non si sono mai nemmeno avvicinate all’interpretazione di Trump. Secondo Trump, l’autorità del Presidente è assoluta ed esclusiva sull’intero governo federale; come ha affermato Trump a febbraio: “Io sono… noi siamo la Legge Federale”. Questo include tutti i dipendenti federali e tutti i processi normativi e procedurali interni di tutti i dipartimenti e le agenzie.
A gennaio, su suggerimento di Elon Musk, ha avviato una colossale ristrutturazione dell’apparato federale: oltre 300.000 funzionari civili licenziati, il 15% della forza lavoro pubblica. A loro si aggiungono militari e agenti dell’FBI epurati per motivi politici. Con il pretesto dello shutdown, la Casa Bianca ha colto l’occasione per rendere permanenti migliaia di sospensioni.
Agenzie indipendenti come USAID sono state di fatto smantellate. L’indipendenza della Federal Reserve è in discussione, e la Corte Suprema — se confermerà la legittimità dei licenziamenti imposti — sancirà la concentrazione del potere esecutivo nelle mani del presidente. Intanto, il Dipartimento di Giustizia e l’FBI vengono usati per perseguire i “nemici politici”, da James Comey a Letitia James che hanno indagato Trump nel passato recente per frode elettorale.
La sovversione allo Stato di diritto
Il crollo dello stato di diritto da parte di Trump consiste nell’ampio uso del potere discrezionale dell’esecutivo in materia di immigrazione, sicurezza nazionale e politica estera al fine di limitare i diritti civili. Il culmine è arrivato con la legge One Big Beautiful Bill Act (OBBBA), approvata nel luglio scorso: che dovrebbe essere interpretato come la capitolazione del potere legislativo al rovesciamento da parte di Trump dei sistemi di pesi e contrappesi e del giusto processo in materia di diritti dei migranti. Il provvedimento introduce tre riforme che lo rendono l’atto inaugurale che apre la strada a un regime autocratico: le restrizioni senza precedenti su richiedenti asilo e migranti, i finanziamenti astronomici per la sicurezza delle frontiere e l’istituzione dell’ICE come principale agenzia federale di polizia del paese.
ICE è oggi il corpo federale più finanziato dopo la Difesa, con capacità detentive quadruplicate e agenti raddoppiati. Da fine gennaio, l’ICE ha già terrorizzato migliaia di persone con irruzioni in scuole, università, luoghi di lavoro e case; i suoi agenti hanno rapito migranti, residenti e cittadini indossando maschere, in borghese, pesantemente armati e senza mostrare distintivi o mandati. Non diversamente dalle squadre clandestine di uccisioni delle dittature militari di Argentina, Cile, Brasile e Uruguay negli anni ’70. L’agenzia, che ha dato la caccia e fatto sparire coloro che sospettava fossero stranieri, è diventata l’organizzazione più potente autorizzata a portare armi, eseguire arresti nel paese e responsabile di una rete nazionale di centri di detenzione per centinaia di migliaia di persone.
I regimi fascisti degli anni ’20 e ’30, in Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Brasile, Argentina e Cile, sono stati in grado di costruire un apparato di sicurezza leale trasformando le loro milizie fasciste in organizzazioni paramilitari o incorporandole in gendarmerie di nuova creazione. Gli Stati Uniti non sono estranei a processi simili, seppur a livello statale, riguardanti la violenza extragiudiziale da parte dei Texas Rangers e del Ku Klux Klan. A questo punto, è ovviamente poco chiaro, ma resta comunque un pericolo che l’ICE possa seguire un percorso simile e diventare la guardia pretoriana del regime di Trump: un braccio armato che risponde solo all’esecutivo, libero da ogni controllo giurisdizionale.
Repressione dei nemici interni: campi di battaglia del trumpismo
Sia la centralizzazione del governo federale che la sovversione dello stato di diritto sono essenziali per il successo dell’ultimo meccanismo: il consolidamento di un’autocrazia legale. Prendendo in prestito il concetto sviluppato da Javier Corrales ed anche Kim Lane Scheppele, l’armamentizzazione e la politicizzazione del diritto e del proceduralismo giuridico da parte di Trump indeboliscono i pesi e contrappesi dell’ordine costituzionale degli Stati Uniti, aprendo la strada alla sua trasformazione in un regime autoritario. Attraverso “l’uso, l’abuso e il non uso della legge” Trump è in grado di perseguire quelli che considera nemici interni della nazione. Trump ha responsabilizzato la “sinistra radicale” come colpevole del decadimento nazionale e culturale degli Stati Uniti, opponendosi e tentando di cancellare i valori cristiani e tradizionali che presumibilmente definivano l’America e la rendevano “grande”. Per Trump e il Partito Repubblicano, i nemici interni sono: i media, le università, le élite urbane.
Il incremento dell controllo dei media ne è l’esempio più evidente: dal via libera alla fusione Paramount–Skydance in cambio della cancellazione del programma di Stephen Colbert, alle minacce di revoca della licenza di NBC dopo una parodia su Saturday Night Live . Il umorismo critico è un grande nemico dell’ autoritarismo. Per anni i conservatori denunciano la censura dei media “woke”, ma ora al potere la cancellazione diventa legittima per gli aspiranti a fascisti.
Minacciando di respingere o ritardare le fusioni, Trump potrebbe censurare qualsiasi tipo di critica o persino influenzare la linea editoriale dei media.
Da febbraio, l’amministrazione Trump ha sospeso e annullato fondi federali, sussidi e sovvenzioni a molte università per spingerle ad abbandonare le politiche DEI (Diversità, Uguaglianza e Inclusione), a modificare i programmi di studio e persino a licenziare studenti e docenti con opinioni di sinistra e “antiamericane”. Trump ha ulteriormente abusato del potere esecutivo revocando arbitrariamente la sponsorizzazione di Harvard per i visti per studenti stranieri. Alcune università, come la Columbia, hanno ceduto e hanno consentito una qualche forma di controllo federale sulla verifica dei programmi di studio in cambio dello sblocco dei fondi. Certo, Trump è ben lontano dalla fascistizzazione delle università compiuta da Mussolini e altri fascisti cento anni fa. Ma è chiaro che l’idea di Trump dell’Università è quella in cui le sue idee su se stesso, sulla nazione e sul popolo sono allineate con il programma di studio. È un passo ulteriore verso la subordinazione della conoscenza al potere.
Nei primi nove mesi della sua seconda amministrazione, Trump ha schierato truppe della Guardia Nazionale a Los Angeles, Washington DC, Memphis, Portland e Chicago per assistere l’ICE e altre agenzie federali nelle retate per l’immigrazione e in altre operazioni di polizia, oltre a proteggerle dai manifestanti. Mentre scriviamo, sono in corso piani per il dispiegamento a New York, Baltimora e San Francisco. A fine settembre, di fronte ai vertici militari, Trump ha affermato che le forze armate statunitensi dovrebbero essere pronte a combattere il “nemico interno” e che le città americane sono “campi di addestramento”.
Di recente, il vicepresidente JD Vance ha affermato che Trump potrebbe attivare l’Insurrection Act del 1807, schierando le forze armate in servizio attivo per guidare, non per assistere, le operazioni di polizia. Considerando che l’amministrazione ha emanato una nuova strategia per contrastare la violenza politica organizzata, definendo il nemico interno come “antifascista, anticapitalista, antiamericano e sostenitore dell’estremismo su migrazione, razza e genere; e ostilità verso coloro che hanno opinioni americane tradizionali su famiglia, religione e moralità”, Trump potrebbe benissimo proclamare l’emergenza nazionale, attivare l’Insurrection Act e schierare truppe in servizio attivo per sedare disordini civili e proteste contro l’ICE o persino contro lo stesso Trump, come la recente No Kings Protest, tra le proteste più imponenti della storia americana. Gli organizzatori hanno dichiarato che sono stati pianificati circa 2.600 eventi No Kings in quasi tutti gli stati e che più di 7 milioni di persone hanno partecipato alle proteste.
La distruzione della democrazia non è un evento isolato, ma un processo straziante che accelera nelle fasi finali. Come la storia ha dimostrato con i precedenti movimenti estremisti e autoritari – sia fascisti che populisti – molti di questi sostenitori alla fine si renderanno conto di aver creduto a false promesse e bugie. La domanda è: quanto presto? La storia del XX secolo e gli eventi successivi a gennaio offrono agli aspiranti fascisti un percorso chiaro verso l’autoritarismo e l’instaurazione di un regime fascista. Per ora, bugie, illegalità e crescente repressione regnano sovrane. La nuova grande menzogna è che Trump abbia vinto con una schiacciante maggioranza e che questo lo autorizzi a capovolgere il mondo. Questa è la grande confusione che viene promossa in questo momento. In una democrazia, vincere un’elezione non garantisce un assegno in bianco per cancellare la storia o la legalità.