La Cina sta guidando la rivoluzione digitale nel campo dell’IA?


Francesco Boggio Ferraris Francesco Boggio Ferraris
Sara Berloto Sara Berloto
Articolo tratto dal N. 51 di I nuovi oligarchi digitali Immagine copertina della newsletter

Il boom cinese nell’IA ha radici lontane (e governative)

L’intelligenza artificiale rappresenta da diversi anni un pilastro della strategia nazionale cinese, a partire dal 2015, quando con il programma Made in China 2025 (MIC2025) il suo sviluppo venne individuato come una delle aree di interesse prioritario.

Nel 2017, il governo centrale ha attuato una strategia più mirata, confluita nel “Piano di Sviluppo dell’intelligenza artificiale di nuova generazione” con l’obiettivo di potenziare le capacità dell’industria nazionale dell’IA e conseguire traguardi significativi in settori chiave (dalla medicina all’industria manifatturiera). Non a caso nei documenti di pianificazione del XIV Piano quinquennale (2021-2025) il termine IA (in cinese rengong zhineng 人工智能) compare ben 59 volte. Il 28 agosto scorso, il Consiglio di Stato cinese ha reso pubblico il documento “Piano IA+” al fine di promuovere l’integrazione profonda dell’IA nell’economia e nella società (da notare che, poche settimane prima, l’Amministrazione Trump aveva approvato il suo piano AI Action Plan).

Il settore AI in Cina: alcuni numeri e il binomio con il settore educativo.

Accanto alle misure governative per sostenere e promuovere questo comparto, è utile citare alcuni numeri. Dal 2017, i venture capitalist cinesi, coloro che solitamente forniscono capitale a società dall’elevato potenziale, hanno iniziato a investire cifre record in start up specializzate nell’IA, fino a raggiungere il 48% di tutti i finanziamenti nel settore a livello mondiale, superando già nel 2019, per la prima volta, il mercato americano.

Negli ultimi dieci anni, la Cina si è inoltre distinta per il numero di brevetti relativi all’IA. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), tra il 2014 e il 2023 la Cina ha depositato più di 38.000 brevetti in questo ambito (per avere un termine di paragone gli Stati Uniti, nello stesso periodo, ne hanno depositati 6.276). Allo stesso tempo, il Paese è il principale promotore della ricerca scientifica in questo campo: nel 2020 il numero di pubblicazioni sul tema era già quasi a quota 24.000 (dati Web of Science). Infine, nel 2023, la crescita della spesa cinese in ricerca e sviluppo ha raggiunto l’8,7%, superando quella degli Usa (1,7%) e della Ue (1,6%) (dati OSCE).

Uno dei settori in cui l’integrazione con l’IA sta accelerando maggiormente è quello dell’istruzione. Entro la fine dell’anno è prevista la pubblicazione di un Libro Bianco interamente dedicato al tema ‘Istruzione e IA’. Già lo scorso maggio sono state emanate delle linee guida per l’uso dell’IA generativa nelle scuole primarie e secondarie e una circolare ha indicato l’alfabetizzazione all’IA come necessaria per insegnanti e presidi nelle scuole fino alle superiori. Non da meno è l’integrazione che l’IA sta già avendo nel settore sanitario cinese: da febbraio 2025 l’ospedale Zhongshan di Shanghai per sopperire alla mancanza di personale ha avviato il progetto CardioMind per la diagnosi e il trattamento delle malattie cardiovascolari. Tencent, nota a livello mondiale per aver creato la “super app” WeChat, è stata incaricata dal Consiglio di Stato di guidare la ricerca nella diagnostica per immagini. Questo piano coinvolge complessivamente quindici aziende tecnologiche, ognuna responsabile dello sviluppo di un settore specifico.

Il caso Deepseek e riflessioni per il futuro

In Cina, il luogo in cui la crescita del settore dell’intelligenza artificiale risulta maggiormente evidente è, senza dubbio, Hangzhou. Situata a circa 160 km a sud di Shanghai, la città ospita colossi come Alibaba e realtà emergenti come Deepseek, Unitree, Deep Robotics, Game Science, Manycore Tech. Proprio a fine gennaio 2025, Deepseek è balzata agli onori della cronaca per un sorprendente avanzamento tecnologico: un modello in grado di simulare il ragionamento umano e affrontare scenari complessi a un costo incredibilmente contenuto (circa 6 milioni di dollari).

Il caso di Deepseek risulta significativo anche per un ulteriore aspetto: la startup opera in maniera indipendente (ovvero senza ricevere alcun sostegno statale o da parte di aziende terze) ed è promotrice di un modello aziendale innovativo (non si caratterizza per il cosiddetto modello 996)1. Di recente, il governo centrale ha mostrato segnali di riapertura e dialogo nei confronti del settore privato: si ricorderà l’incontro del Presidente Xi Jinping con i leader del settore tecnologico avvenuto lo scorso 17 febbraio. Ciò che resta da capire è se la leadership di Pechino vorrà continuare a concedere questo livello di autonomia o vorrà imprimere una supervisione governativa più marcata, senza contare le importanti implicazioni giuridiche ed etiche connesse all’uso dell’IA.

Una cosa è certa: la Cina continuerà a mettere in evidenza, con crescente determinazione, i propri progressi in questo ambito. La parata militare dell’8 settembre a Pechino — ufficialmente dedicata alla vittoria sul Giappone nella Seconda guerra mondiale — ha avuto un protagonista assoluto: l’avanzamento tecnologico, intelligenza artificiale inclusa.