Chi colpisce davvero il governo Meloni?
Chi è il public enemy di Giorgia Meloni? In uno scatto fotografico lo troveremmo ritratto dietro i manganelli. In piazza o in uno sfratto, fra chi dissente o chi rivendica diritti.
E per questo, però, vale la pena domandarsi anche: quali sono i ceti sociali e le istanze culturali e di diritto che soffrono di più sotto il governo delle destre?
La lista, a studiare provvedimenti economici, sociali e fiscali, è presto fatta: persone a basso reddito, famiglie povere, ex beneficiari del reddito di cittadinanza, il ceto medio con le note difficoltà salariali, lavoratori precari con contratti instabili o salari bassi, famiglie giovani e con figli, le regioni del Sud, dove la povertà è più diffusa.
Ma come! – qualcuno si domanderà -, e chi l’ha votato Fratelli d’Italia? Il partito di maggioranza ha raccolto nel 2022 oltre sette milioni di voti; tutto il governo raggiunge oltre il 12%, cioè il 27% degli italiani.
Ma proseguiamo: alle scelte di politica economica e fiscale dell’Esecutivo si devono aggiungere le battaglie ideologiche che vanno a colpire i diritti; quello alla libera circolazione delle persone, il diritto alla casa, il diritto di espressione, il dissenso, il continuo attaccare il sindacato, il diritto allo sciopero.
E così assistiamo in maniera crescente al volteggiare dei manganelli sugli studenti, nelle occupazioni, negli sfratti esecutivi, oltre ai nuovi entusiasmi degli estremisti di destra, che, con le spalle coperte e spesso indisturbati, assaltano, distruggono e picchiano.
Dal punto di vista operativo, le Digos (Polizia moderna, 2025) hanno eseguito 29 misure cautelari e denunciato 296 persone per reati di terrorismo, di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, ovvero di matrice politica.
Infine, siamo dentro una compressione dei diritti acquisiti nelle lotte sociali ed economiche del ‘900 che si fonda su teorie identitarie e securitarie, come se avessimo ulteriormente importato dagli Usa un’altra palata di sovranismo, ma declinato ‘alla Meloni’.
Una società più povera e più controllata
L’erosione dei diritti acquisiti è costante.
La retorica e la propaganda, amplificata dai fogliacci della destra e dai suoi araldi, tutti rigorosamente invitati negli studi della tv pubblica e privata, riescono ancora a evocare le vecchie tecniche del berlusconismo (‘chi non salta comunista è’) o a evitare risposte, oppure a lanciare melassa nelle orecchie del pubblico televisivo: ‘tutto va bene’, ci dicono sorridenti, tipico messaggio dell’autoritarismo.
Ma bene per chi? Il rapporto della Caritas 2025, ci dice che: “Dal 1990 al 2020, l’Italia è il fanalino di coda dei Paesi OCSE e l’unico Paese con un valore negativo (-2,9%) di variazione dei salari reali medi”.
C’è una forbice che si sta allargando a dismisura nel nostro Paese:
“Nel 2023, ogni italiana o italiano deteneva in media circa 190.000 euro di patrimonio, scrive la Caritas. Il patrimonio medio dei 50,000 adulti più ricchi del paese è più che raddoppiato rispetto agli anni Novanta, mentre i 25 milioni di italiani più poveri hanno visto la propria ricchezza media ridursi di più di tre volte e oggi detengono un patrimonio medio di circa 7 mila euro pro-capite. Si stima che almeno 10 milioni di adulti abbiano risparmi liquidi inferiori ai 2.000 euro”.
Human Rights Watch sottolinea nel suo Report 2025 grandi problemi su migrazione, lotta alla violenza di genere, povertà, diseguaglianza e che a ottobre 2024 “la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza ha raccomandato misure per contrastare il razzismo all’interno delle forze dell’ordine e il persistente pregiudizio nei confronti dei Rom”.
‘Chiamatemi Giorgia: le risate, il broncio da dura, la pletora di riciclati dalle organizzazioni fasciste di gioventù che ora hanno la cravatta nel Palazzo; il potere vive nel messaggio. Poche interviste, quasi nessuna conferenza stampa, veline ‘attribuibili alla Presidenza del Consiglio’, in un clima di aggressività contro il giornalismo specie di inchiesta (Report e l’attentato a Sigfrido Ranucci e gli odiatori scatenati contro chi chiede trasparenza o esprime un parere diverso).
Vale sempre citare Hannah Arendt, fatto salvo che non siamo dentro una dittatura totalitaria, ma in uno scivolamento costante verso limitazioni e imposizioni che non trovano risposte antagoniste di contenimento:
“Ciò che permette a una dittatura totalitaria, o a qualsiasi altra dittatura, di regnare è la disinformazione delle persone; come possiamo avere un’opinione se non siamo informati? Quando tutti ci mentono costantemente, il risultato non è che crediamo a quelle bugie, ma che nessuno crede più a nulla. […] E un popolo che non può più credere a nulla non può formarsi un’opinione. È privato non solo dell’azione, ma anche della capacità di pensare e giudicare. E con un popolo simile si può fare quello che si vuole”.
Repressione, disuguaglianze e il rischio di un nuovo scivolamento
Se molti si immaginavano di vedere una predilezione per l’ambito di azione della destra sociale, lo sfratto di Bologna del 23 ottobre scorso e l’inazione verso le classi più povere degli e delle italiane ha detto tutta un’altra cosa: ordine e sicurezza, ma solo per gli italiani, con i caschi azzurri della polizia e i manganelli, a ricordare lo stornello.
E così è stata anche la presenza di polizia e mezzi nelle proteste per Gaza con le piazze stracolme di studenti, con cariche e lacrimogeni sui cortei, gli idranti, i discorsi d’odio paragonando il dissenso ad Hamas. Occupazioni scolastiche con professori delatori, grazie alle norme del ministro Valditara, giovani costretti a travisarsi, scuole di Genova prese d’assalto da bande di destri che distruggono e imbrattano e questure che non sanno, non vedono, non odono.
Agenti prodighi di bastonate, invece, laddove la nostra Repubblica prevede l’istituto della polizia a difesa dei cittadini, tutti i cittadini, soprattutto gli emarginati e i più poveri. E invece.
Pene aumentate per resistenza a pubblico ufficiale – cioè qualsiasi cosa l’agente dica -, avvocati per le divise violente pagati dal governo, niente sospensione in caso di denuncia.
Non un bel panorama, se non per la casta dei ricchi, che continua a crescere: secondo Oxfam nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui. La classe media, invece, si impoverisce e scivola in basso.
Il privato e il profitto che viene dal privato diventa una questione predominante e ideologica, con agenti di pubblico servizio che operano come se fossero più dei bodyguard che da istituzione a salvaguardia della popolazione.
C’è un lento scivolamento, lo stesso che contraddistingue l’insidioso infiltrarsi di una mentalità fascista dentro il corpo sociale, con accenti identitari e cercando di costruire il solito nemico, che oramai non c’è più.
Come scrive la giornalista e saggista francese Salomé Saqué in Resistere (Payot, 2024): c’è un solo modo per far sì che non si sbricioli la democrazia ed è prendersi cura di essa. Lo deve fare il popolo. E il popolo siamo noi, noi siamo la democrazia. Il capitolo da cui ho tratto queste ultime parole si intitola: Svegliamoci! Una esortazione pedagogica.