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Un raggruppamento di patrioti “Un raggruppamento di patrioti” ha scritto su Twitter Le Pen. “Un gruppo”, si legge nella dichiarazione congiunta, “che si opponga al globalismo, alla distruzione delle tradizioni e dei principi morali europei, e alla creazione di un super stato europeo” (Euronews).
“Questa iniziativa rilancia un’alternativa all’appiattimento delle istituzioni europee sulle posizioni dei Verdi e dei Socialisti”, ha spiegato a Linkiesta Marco Zanni, eurodeputato della Lega. “Siamo favorevoli alla cooperazione tra Paesi europei, ma partendo dagli Stati nazione”.
Carta dei valori E oltre ai temi noti del sovranismo, come l’eredità giudaico-cristiana europea in chiave anti-immigrazione e il valore inalienabile della famiglia in chiave anti Lgbtqi+ (Post), ciò che salta all’occhio nella Carta dei valori, secondo quanto scrive Sofia Ventura su L’Espresso, è “la reinterpretazione fumosa, omissiva, ambigua della Storia che propongono”.
Si lasciano indistinti gli accadimenti del Secondo conflitto mondiale e mentre si fa esplicito riferimento al totalitarismo sovietico, nemmeno si nominano il nazional-socialismo tedesco, il fascismo italiano e i loro tanti alleati. Le nazioni vengono presentate come corpi organici. Ma non si fa riferimento all’individuo, tantomeno ai suoi diritti. Questo documento, ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, ha “reso irreversibile che o si sta di qua o di là. Non ci sono vie di mezzo”. E in risposta all’iniziativa delle destre “all’ungherese”, il segretario Dem ha lanciato la proposta di un’alleanza a sinistra per una comune idea di futuro” (Today).
Destre plurale
Una prima distinzione sta anzitutto nel separare i partiti moderati dai radicali: nell’immaginario comune, ormai, i primi sono alla deriva mentre i secondi alla ribalta. E la crisi dei partiti tradizionali ha toccato anche il centrodestra, segnato in Italia dalla diaspora della Democrazia cristiana (Foglio). Ma oggi, nella spinta di Berlusconi da un lato e Salvini dall’altro di mettere insieme le destre italiane – Fratelli d’Italia compreso – per costituire una Federazione del centrodestra (Repubblica) o un partito unico come invece vorrebbe il leader di Forza Italia (Corriere), si assiste a uno scenario in cui Meloni e Salvini si contendono la leadership di quest’area politica estremamente diversificata (Nazione). Termine ombrello Il problema è che chiamiamo centrodestra allineamenti che di vocazione centrista hanno ben poco, spiega Francesco Raniolo. Sotto questo termine “ombrello”, si riuniscono in realtà almeno quattro famiglie di partito: i liberali figli dell’Illuminismo, i partiti conservatori, i cristiano-democratici e i partiti agrari. Di diversa estrazione è invece l’estrema destra, il cui radicamento nelle società europee è sempre più diffusi.
Come ricorda Giorgia Bulli, una prima importante distinzione per capire questi partiti è la svolta post-ideologica. Dalla metà degli anni Novanta, si è definito un estremismo di destra a due velocità: da una parte i nostalgici dell’ideologia fascista e dall’altra le nuove destre, che hanno declinato la propria offerta su temi caldi, capaci di mobilitare l’elettorato, come l’immigrazione (The Vision). Il radicalismo di destra oggi sposa posizioni tradizionalmente conservatrici di destra sui temi culturali, rilanciando un sistema di valori che stride con le battaglie per i diritti civili e con la tolleranza e proponendo posizioni economiche che sembrano quasi di sinistra, dalla difesa dei sistemi di welfare e all’assistenzialismo statale. Lorenzo De Sio spiega però l’elemento di differenza sta in una visione nativista, che chiede di limitare questi benefici solo ai cittadini nazionali (meglio se etnicamente omogenei). E nei mille controsensi derivanti da un conservatorismo dei valori che fomenta il revival religioso, Debora Spini parla addirittura di “utopia regressiva”, ben visibile “in Matteo Salvini che bacia il crocifisso o nel bizzarro cerimoniale di Paula White, consulente spirituale di Donald Trump”.
Europa croce e delizia
Ma il piano di un unico gruppo sovranista all’Europarlamento è fallito (Repubblica), così come si fa sempre più difficile il tentativo di avvicinamento del Carroccio alla destra moderata del Ppe (Foglio), abbandonato da Orbán lo scorso marzo dopo svariati conflitti (Il Sole 24 Ore). Movimento centripeto E proprio sull’asse europeo, in effetti, si giocano ora le tensioni politiche nelle destre, all’interno di quella spinta “centrifuga” di relazioni tra Stato, società e mercati portata dalla globalizzazione – come spiega Mauro Barisione. Quello che ha preso piede dopo la crisi del 2008 è una sorta di contro-movimento “centripeto” e anti-liberale, che si è fatto portavoce della nuova spaccatura tra vincenti e perdenti del processo di globalizzazione, identificando nell’élite il principale colpevole delle crescenti disuguaglianze, opponendosi alla moneta unica e alle politiche di austerità imposte dall’Europa, oltre che alle ondate migratorie e al pericolo sbandierato della diluizione delle identità nazionali.
Incalzata dalla capacità dei populisti di intercettare e fomentare la disillusione dell’elettorato, il centrodestra sotto pressione ha finito così per riposizionarsi, assecondando la tendenza radicale a privilegiare tematiche culturali legate all’ordine (Brookings).
L’Europa, come rete che va oltre i confini dei singoli Stati, è quindi oggi terreno di contesa per le destre, dove gli allineamenti radicali spingono puntualmente verso un’opposizione al progetto di integrazione. Eppure la significatività della questione appare ancora più eclatante nel momento in cui si ricorda che il centrodestra è invece il padre fondatore dell’Unione europea (Fondazione De Gasperi).
Occhio alle elezioni Il manifesto sovranista delle destre europee a Bruxelles ha sollevato in effetti non poche preoccupazioni. Soprattutto perché il ritorno prepotente al concetto di nazione come unico elemento di legittimazione democratica e di potere arriva in un momento di profonda trasformazione dell’Unione europea, che con il Next Generation EU sta faticosamente cercando di fare progredire l’integrazione del continente (Affari Internazionali). In vista delle prossime tornate elettorali, in vari casi, si prospetta un quadro di speranza per i partiti mainstream, ma anche di cautela per i radicalismi in agguato.
In Portogallo, nelle elezioni presidenziali di gennaio, è stato rieletto il presidente di centrodestra Marcelo Rebelo de Sousa con il 61% dei voti. Ma per la prima volta nella storia democratica del Paese un candidato di estrema destra, André Ventura, leader del partito sovranista Chega (Basta), è arrivato terzo con l’11,9% (YouTrend).
Nei Paesi Bassi, invece, le elezioni di marzo hanno confermato il primo ministro liberale uscente Mark Rutte, mentre Geert Wilders, leader del partito di estrema destra anti-islamista Pvv, ha perso voti ed è stato escluso dalla formazione della coalizione di governo (Politico.eu). E alle elezioni regionali francesi di fine giugno, considerate un banco di prova in vista delle presidenziali dell’anno prossimo, si è riaffermato il centro-destra de Les Républicains: un esito che ha confermato la già prevista sconfitta della République en Marche di Macron, ma che ha anche respinto il Front National di Le Pen (Financial Times).
Riflettori sulla Germania Nelle prossime settimane, ora, i riflettori sono puntati sulla Germania, che andrà a elezioni il 26 settembre, sancendo la fine dell’era Merkel, la quale ha deciso di non ricandidarsi dopo quattro mandati, nonostante la popolarità all’82% (Ispi). Per ora, una prova generale è stata offerta dalla disfatta di AfD nelle regionali in Sassonia-Anhalt a giugno, con il partito di estrema destra arrivato terzo, ben al di sotto delle attese (Dw). Nonostante la crescita del nazionalismo nel 2015 in molti Paesi nel mondo, di recente molti di questi partiti sembrano insomma essere piuttosto in declino (Citizens for Global Solutions).
Per i moderati, dunque, la partita è ancora aperta, soprattutto alla luce delle esperienze di governo maturate dopo la pandemia. Per questo è necessario che si smarchino dalla tentazione di imitare, rincorrere e scendere a compromessi con i colleghi estremisti, e riscoprano la propria identità radicata nei lavori dell’europeismo, della tutela dello stato di diritto e dei valori della democrazia liberale (Espresso).
T'immagini se che mi dici dei rubini nel verde, i lamponi dentro la macchia del giardino di mio nonno? Tu delle gomme da neve, tu dalle dolci ali, mi hai esclusa Lasciami tornare la ladra che coglieva dolci baci mentre il mare a sinistra scrosciava di applausi. Solo il nonno poteva entrarci, oppure la sguattera che usciva col piatto a raccoglierli per colazione. Donna delle paste al volo e della polvere, Delle piume e degli intarsi di legno ingrassati al limone, scalza e in tuta nell'alba spugnosa. Madama Facciabianca, Angelo delle bufere e dei cortocircuiti ridammi quella bocca rossa, a quel 21 luglio riconducimi. Angelo delle bufere e dei cortocircuiti, Anne Sexton.
Scacco al potere!
Il percorso espositivo allestito negli spazi di Fondazione Feltrinelli è un viaggio nella satira come palestra di critica che aiuta la domanda di cambiamento, di buona politica.
Con l’esclusione del periodo 9-21 agosto, la mostra Scacco al potere! sarà aperta da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 18:30 fino a dicembre 2021.
→ Leggi di più e scopri la nostra rubrica settimanale di satira
Diario di bordo Su questi temi, riproponiamo l'iniziativa pubblica Di-segno nero Con Karolin Schwarz giornalista, fact-checker e formatrice, fondatrice di Hoaxmap.org, su cui vengono raccolte fake news su rifugiati e minoranze etniche Con un intervento di Christian Fuchs, giornalista per Die Zeit nella redazione “Investigative Recherche” e “Date” Saverio Ferrari, fondatore dell’Osservatorio Democratico sulle nuove destre, che monitora il panorama dell’estremismo di destra in Italia, mappa e coordina le iniziative anti-fasciste Modera Jacopo Tondelli, Direttore de Gli Stati Generali
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